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Colpita Radio Okapi

Ucciso venerdì in un agguato Didace Namujimbo, giornalista della radio, una delle voci libere del Paese

di Emanuela Citterio

Un avvertimento contro una delle voci libere della Repubblica democratica del Congo e la sua scommessa d’informazione imparziale e indipendente. Si sta indagando nel Paese africano sull’uccisione di Didace Namujimbo (nella foto), giornalista di Radio Okapi, la radio sostenuta dall’Onu che nelle ultime settimane ha fornito un’informazione puntuale sul conflitto in corso nel Nord Kivu.

Didace Namujimbo è stato ucciso venerdì scorso a Bukavu, città al confine col Rwanda, a colpi di armi da fuoco mentre stava rientrando a casa. Alcuni testimoni hanno sentito prima delle grida di gente che discuteva, poi i colpi. Il cadavere della vittima è però stato scoperto solo all’alba della mattina successiva. Oggi i funerali.
E’ il secondo giornalista di Radio Okapi ucciso in poco più di un anno. Il 13 giugno 2007 era stato ucciso il segretario di redazione Serge Maheshe.

In sette anni di attività, Radio Okapi ha ottenuto in Congo un successo fenomenale. Forte di una rete di otto stazioni regionali collegate fra loro da una ventina di trasmettitori in FM e un sistema a onde corte, Okapi (dal nome dell?omonimo e pacifico mammifero) è attualmente l?unico media in grado di coprire la quasi totalità del territorio congolese. E 24 ore su 24. Altro punto di forza, una programmazione estremamente varia che comprende rubriche, trasmissioni politiche, sport e soprattutto bollettini d?informazione trasmessi in francese e nelle quattro principali lingue del Paese. «È una delle chiavi del nostro successo», aveva detto a Vita l?ex direttore, Yves Laplume «ma non l?unica. A differenza delle altre radio congolesi, noi non siamo sottoposti ai diktat del potere. Al contrario, difendiamo la nostra neutralità porgendo il microfono a tutti gli esponenti della vita pubblica del Paese, facendo attenzione a non commentare gli avvenimenti ma limitandoci a riferire i fatti». La censura è stata sempre tenuta lontana dagli studi radiofonici, sia nel caso dei 150 caschi blu accusati nel 2004 di pedofilia, prostituzione organizzata e stupri sia in quello recentissimo che ha visto una brigata indiana dell?Onu protagonista di sporche connivenze con la ribellione rwandese.

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