Welfare
L’Italia che cambiabha bisognobdi un coro a più voci
legacoopsociali L'analisi di Paola Menetti
di Redazione

Immigrazione, precarietà, marginalità. In un tessuto sociale
in costante evoluzione, è fondamentale riconoscere il ruolo dei soggetti del terzo settore I Il Libro verde, muovendo dall’analisi dei principali elementi di cambiamento che mettono non da oggi in forte affanno il nostro sistema di welfare, propone un approccio teso a delineare prioritariamente una visione “strategica” d’insieme che dia senso e cornice a politiche ed interventi specifici orientati con coerenza all’obiettivo di “dare futuro” al welfare italiano.
Non possiamo dunque che condividerne l’assunto generale: le politiche sociali non sono un freno alla crescita, possono anzi sostenere e favorire lo sviluppo di una società che sia insieme più dinamica ed attiva, e più coesa ed inclusiva. In questa cornice, si aggiunge che quindi la spesa sociale non va tagliata, ma governata e riorientata, e che il welfare del futuro deve conservare la caratteristica dell’universalità, coniugandola con quella della personalizzazione.
Contestualmente si conferma la prospettiva di introduzione del federalismo fiscale e si sottolinea che la spesa sociale e le relative politiche non potranno non diventare il metro su cui costruirlo.
Si tratta di affermazioni significative, che auspichiamo siano effettivamente con coerenza riprese nella stesura del Libro bianco e dei conseguenti provvedimenti (una coerenza che in verità ci è arduo riscontrare nei provvedimenti sulla finanza pubblica varati l’estate scorsa, che, riducendo le risorse trasferite agli enti locali, comprimono nei fatti la spesa sociale per l’assistenza, mentre analoghe prospettive di riduzione si sono impostate in ambito sanitario e socio-sanitario).
In questa direzione, ci pare che il passaggio necessario, urgente ed ineludibile sia la definizione dei Livelli essenziali di assistenza (a tutt’oggi ancora mancante, dopo ben otto anni dalla approvazione della legge 328/2000), da finanziare nell’ambito del sistema della fiscalità generale e attraverso un riequilibrio tra spesa previdenziale e spesa sociale.
Il richiamo alla sussidiarietà, che condividiamo, non può limitarsi però ad auspicare soltanto un nuovo rapporto tra Stato e mercato. Pensiamo, invece, debba essere riconosciuto il ruolo strategico dei soggetti del terzo settore in un sistema di governance nel quale attori come la cooperazione sociale possano trovare spazio non solo rispetto alla gestione dei servizi, ma anche nella programmazione e nella valutazione dei risultati.
La cooperazione sociale, occupandosi di sostanziali “beni comuni” ed operando in forma imprenditoriale con finalità di interesse generale, si è qualificata nel tempo come soggetto stabile ed attivo di comunità e di welfare:
– per la capacità di rispondere in modo qualificato e flessibile ai bisogni diversi e specifici delle persone, sviluppando partnership con la pubblica amministrazione e tessendo costantemente reti con gli altri soggetti sociali del territorio;
– per l’orientamento a valorizzare il lavoro come fattore di sviluppo delle persone e dei territori, dando concretezza e credibilità al percorso che dal bisogno individuale di lavoro porta al creare lavoro costruendo insieme l’impresa, e dalla condizione di svantaggio assistito porta all’autonomia personale ed alla produzione di valore economico e sociale per la comunità.
L’obiettivo di promuovere un welfare comunitario e relazionale, poi, non può prescindere, a nostro avviso, da un arricchimento della lettura che il Libro verde propone della società italiana attuale, rispetto a fenomeni che stanno cambiando profondamente la realtà ed il tessuto sociale, quali:
– le modificazioni nella struttura e nella realtà concreta della famiglia;
– gli effetti di precarietà e di incertezza indotti dalle trasformazioni nel lavoro e nella struttura produttiva, correlati alle criticità abitative;
– la realtà dell’immigrazione, cui nel Libro verde non troviamo riferimento alcuno;
– la rilevanza e l’estensione delle condizioni di marginalità e disagio sociale.
Ci pare importante che su temi come l’immigrazione, la salute mentale, il carcere e la tossicodipendenza – non presenti nel Libro verde – si preveda una successiva riflessione prima della redazione del Libro bianco.
Infine, e più in generale, le politiche di welfare sono politiche della vita quotidiana. Occorre dunque mettere la produzione di socialità, di valore aggiunto sociale, al centro di un disegno più complesso ed integrato dello sviluppo delle città e dei territori, con una impostazione che consideri l’impatto sociale di tutte le politiche strutturali ed il coinvolgimento di tutti gli attori sociali.
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