Famiglia

Le proteste anti Gelmini e l’assedio dei centri sociali. Ma io non ci sto…

di Redazione

L ‘ ondata di proteste seguita all’approvazione del decreto Gelmini ha interessato anche gli studenti della mia scuola. La foga con la quale hanno eretto barricate per impedire l’accesso e dichiarare l’occupazione ha provocato disagio, tensioni e qualche spintone tra studenti e professori. Questi ultimi hanno sporto denuncia. Il consiglio della classe di cui fanno parte gli studenti “spintonari” ha decretato la loro sospensione dalle lezioni per alcuni giorni.
Non faccio parte di quel consiglio di classe, ma quando si è riunito il collegio docenti per analizzare la gravità dei fatti, ho sostenuto che, pur deplorando il comportamento del gruppo di scalmanati, dopo aver comminato le sanzioni era indispensabile mantenere il dialogo e spiegare loro in che cosa a nostro avviso avessero sbagliato, perché quei ragazzi anche in contesti di eccesso restano i nostri alunni, e verso di loro abbiamo un mandato educativo. Ma il mio appello è caduto nel vuoto.
Un gruppo di studenti dei centri sociali, sostenuti dai nostri, ha raggiunto la scuola mentre era in corso la riunione per le sanzioni disciplinari, e col megafono ha proferito ingiurie contro i professori. La polizia, arrivata con un gran numero di volanti, ha consigliato ai docenti di starsene rintanati a scuola, aspettando momenti migliori. Io, che quel pomeriggio avevo terminato l’attività sportiva, mi sono trovato in mezzo ai colleghi senza volerlo. Anche a me era stato consigliato di non uscire, ma io quelle ingiurie non le reggevo; e poi non avevo sostenuto che bisognava cercare il dialogo? Così sono uscito. Tra quei ragazzi c’erano i protagonisti dei tornei che organizzo da anni, in mezzo a loro trascorro centinaia di ore. Li ho invitati a dismettere la protesta e a rispettare gli altri, perché le regole dello sport valgono anche nella vita. Il megafono è stato spento e i miei colleghi hanno guadagnato la strada di casa. Questa volta, lo sport ha fatto più di tutti.


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