Welfare

Boom di disabili in collocamento

I dati del rapporto Isfol: non sono mai stata così tanti i disabili iscritti agli elenchi unici provinciali del collocamento: 712.424 persone

di Chiara Cantoni

Hanno raggiunto quota 712.424, nel 2007, le persone con handicap iscritte agli elenchi unici provinciali del collocamento obbligatorio, il valore più alto mai raggiunto dall’introduzione della riforma del 99 sulle Norme per il diritto al lavoro dei disabili: quasi 64mila in più rispetto al 2006, e oltre 120mila in più rispetto al 2005. Da sottolineare, inoltre, la preponderanza assoluta del Mezzogiorno, il cui peso rispetto al volume nazionale degli iscritti non è mai sceso, negli ultimi anni, al di sotto del 60%. Lo certifica il rapporto Isfol 2008, pubblicato ieri, che ricostruisce i punti salienti della programmazione europea 2007-2013 studiata per avvicinare tutti i Paesi agli obiettivi di Lisbona.


In materia di collocamento mirato per favorire l’inserimento professionale delle persone disabili, l’Italia ha ingranato la marcia giusta: nonostante le forti disparità territoriali nell’applicazione della norma 68/1999, infatti, nel 2007, il numero degli avviamenti al lavoro è stato incoraggiante: 31.535 complessivi, con il Nord Est in pole position (10.151 avviamenti), che supera per la prima volta il Nord Ovest (9.692), mentre il Centro e il Mezzogiorno si posizionano rispettivamente terzo e quarto, con numeri pari a 6.144 e 5.548. Mediamente, 51 persone su 100 sono state assunte a tempo indeterminato, con un’incidenza del part-time del 26%; mentre la flessibilità dell’orario di lavoro (36,6% di casi registrati su base nazionale) riguarda maggiormente gli assunti a tempo determinato.

Dati positivi, dunque, che gettano le basi per una sempre più stretta collaborazione fra Servizi pubblici per l’impiego e datori di lavoro, nel pianificare programmi di formazione e di reinserimento professionale dei disabili.  


Non può dirsi altrettanto, però, per il quadro generale del mercato professionale italiano, che si dimostra nel complesso ancora desolante, con un tasso di occupazione nazionale (58,7%) inferiore alla media europea (65,4%); un divario territoriale crescente fra Nord e Meridione; un lavoro maschile sommerso e irregolare stimato in un 1 milione 480mila unità; un’occupazione femminile che dista oltre 10 punti dagli obiettivi di Lisbona fissati al 60%. Dati che confermano la netta controtendenza del tasso occupazionale dei disabili rispetto al resto del settore.

 


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