Famiglia

Hi-tech e amici degli stranieri

Così li fotografa il Rapporto Telefono Azzurro-Eurispes

di Gabriella Meroni

I piccoli italiani sono sempre più “tecnologici”: il 73,4% dei bambini ha un computer, il 60,6% ha, in casa, una console portatile/videogioco, il 58,6% dispone di un telefono cellulare, il 56,3% utilizza, oltre al pc, anche il collegamento ad Internet, il 56,2% ha un lettore di musica Mp3 e solo il 25,3% guarda, in casa, un televisore al plasma con maxischermo, contro un 64,2% che continua a guardare i programmi televisivi attraverso un apparecchio tradizionale.

È quanto emerge dal 9° Rapporto Nazionale sulla Condizione dell’Infanzia e dell’Adolescenza, realizzato dall’Eurispes e dal Telefono Azzurro. Il computer viene utilizzato quotidianamente dal 38,4% dei bambini per circa un’ora, dal 16,7% fino a due ore al giorno e si attesta al 22,9% la quota di piccoli che non ne fanno uso. Il 39,1% non utilizza lettori di musica Mp3, contro il 9,3% che li ascolta da una a due ore al giorno. Una percentuale ancora piu’ elevata di bambini, pari al 45,3%, rivela di non navigare in Internet, contro il 22,1% che lo fa al massimo per un’ora al giorno e il 10,7% che visita la Rete da una a due ore al giorno, mentre il 5,5% dei piccoli la utilizza fra le due e le quattro ore e il 5,4% per piu’ di quattro ore al giorno.

Il 57,5% dei bambini possiede un cellulare, contro il 36,6% che non ne dispone ancora. Il 40% dichiara di possedere un cellulare, il 7,1% un video-telefonino, il 5,9% di averne piu’ di uno, il 3,1% un cellulare Umts e l’1,4% uno smart-phone. Avere un telefonino e’ normale gia’ nell’eta’ compresa tra gli 8 e i 9 anni (34,9%), seguita da quella subito superiore, tra i 10 e gli 11 anni (23,3%). D’altra parte il 17,6% dei bambini dichiara di aver ricevuto il cellulare in un’eta’ compresa tra i 6 e i 7 anni, mentre il 10,1% ha avuto il cellulare prima dei 6 anni. I bambini usano il cellulare soprattutto per chiamare i genitori (73,7%), ma anche per scattare fotografie (61,3%), chiamare gli amici ed inviare sms (58,6%), giocare (56%), per girare filmati (49,5%), per fare squilli (44,9%).

La percentuale di quanti confessano di aver giocato con videogiochi inadatti (47,6%) supera di 0,6 punti percentuali quella relativa al gruppo di bambini che, invece, sostengono il contrario (47%). Inoltre sono soprattutto, i maschi ad affermare di avere trascorso il proprio tempo con videogiochi non adatti alla loro eta’ (64,2% dei maschi contro il 31,6% delle femmine). I piccoli sono consapevoli del fatto che i videogiochi violenti non sono adatti per loro (38,5%), il 22,4%, invece, li reputa divertenti. Un bambino su cinque (20,9%) afferma che giocare con videogiochi violenti porta a comportarsi in modo violento. Inoltre, il 49,7% del campione dice di mostrare poco (17,2%) o nessun (32,5%) fastidio nei confronti di immagini di sangue e ferite (contro il 42,6% che sostiene il contrario). 

Per il 59,9% dei bambini il bullismo è una prepotenza contro un compagno più debole che si ripete spesso; per il 17,7% si tratta di un’azione che va contro la legge. In pochi manifestano una posizione piu’ indulgente: per il 7,3% si tratta di un gioco tra compagni, per il 6% di un litigio o una presa in giro. Oltre un quarto dei piccoli e’ stato ripetutamente vittima di brutti scherzi (27,8%), seguono le provocazioni e le prese in giro (26,6%) e le offese immotivate (25,6%). Il 17,6% e’ stato invece continuamente escluso ed isolato dal gruppo. Di fronte al bullo sono in molti a non reagire (16,3%). D’altra parte, il 13,2% dei bambini ha avvertito un insegnante o il dirigente scolastico, l’11,7% ha detto al bullo di smetterla, il 9,8% è addirittura venuto alle mani. Che cosa si puo’ fare per fermare il bullismo? I bambini ritengono che la soluzione al fenomeno sia quella di appellarsi al mondo degli adulti (32,1%). Un bambino su cinque circa (21,5%), invece, pensa che parlare con il bullo per convincerlo a non agire più con prepotenza sia l’unico modo per arginare il fenomeno. I bambini a cui è capitato di assistere ad episodi di bullismo a scuola sono meno di un terzo del totale (30%); il 66,3% dichiara invece di non aver mai assistito a questi episodi.

Tra alunni italiani e stranieri l’amicizia è il legame prevalente. La maggioranza ha dichiarato di aver instaurato un rapporto di amicizia (54,8%) e di provare simpatia (12,6%) o interesse (2,5%). Ma ci sono anche casi in cui il processo di integrazione si scontra con sentimenti meno cosmopoliti: il 3,4% dei bambini intervistati si dimostra indifferente nei confronti dei compagni stranieri, oppure prova fastidio (1,3%), paura o antipatia (1%). Inoltre, il 17% del campione varia il suo comportamento e la natura dei sentimenti in funzione dei diversi casi particolari. Nel 52,6% dei casi la scuola organizza iniziative che facilitano l’accoglienza e l’inserimento dei bambini provenienti da altri paesi. Appare poi elevata la percentuale dei piccoli intervistati che dichiara di non sapere se all’interno della scuola vengano portati avanti progetti in tal senso (30,7%), a cui si puo’ aggiungere il 5,8% di coloro che non ha espresso alcuna opinione in proposito.


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