Mondo

Crisi, miliardi e fannulloni

Giornata di annunci, di cifre e di polemiche, innescate dal ministro Brunetta

di Franco Bomprezzi

 

Rullo di tamburi per il piano anticrisi del Governo, è il momento degli annunci e delle anticipazioni, per 80 miliardi che forse sono assai meno e si distribuiranno in una serie di interventi di vario genere, come spiegano oggi i giornali, attirati, ovviamente, anche dalla facile (inutile?) polemica sulla collocazione politica dei fannulloni, a sinistra secondo il ministro Brunetta.

 

 

Repubblica apre con la situazione economica. “Crisi, ecco il piano del governo”. 24 miliardi in tutto, 4 di sgravi fiscali per imprese e famiglie e nel sommario richiama Brunetta: i fannulloni sono di sinistra. A pagina 3 Roberto Petrini dà il quadro della manovra. “Meno Irap e bonus di fine anno un decreto con aiuti da 4 miliardi”. Berlusconi ne ha annunciati 80, ma in realtà si tratta del valore complessivo: 30-40 saranno fondi della Ue destinati a cofinanziare interventi nelle aree meno sviluppate; 16 miliardi saranno stanziati venerdì prossimo per il completamento dalla Salerno Reggio Calabria, l’alta velocità e i contratti di servizio delle Ferrovie; altri 20 miliardi serviranno per la ricapitalizzazione delle banche (se n’è convinto persino Bossi: «In questo momento storico bisogna salvare le banche»).Così si arriva a 70-75 miliardi. Il resto sarà per famiglie e imprese. Fra le ipotesi la riduzione dell’acconto Irpef (ora al 99% delle tasse pagate nell’anno corrente) per lavoratori dipendenti e autonomi (non una riduzione, in realtà un rinvio…). Altra ipotesi un bonus fiscale una tantum sulle tredicesime. Per le aziende: proroga della detassazione di straordinari e di premi di produzione; riduzione acconti Ires, taglio dell’Irap e introduzione dell’Iva per cassa (non si pagherebbe più al momento dell’emissione delle fattura ma all’incasso).
Lo spazio alla crisi è però fagocitato dalle dichiarazioni del ministro: “La nuova sfida di Brunetta  «I fannulloni stanno a sinistra»”. Toni trionfalistici e decisamente enfatici («la mia lotta dà fastidio»; «mi insultano perché ho toccato i santuari del potere della sinistra») di fronte alla platea dei circoli del buongoverno. Ovvie le reazioni al ministro che si autodefinisce  «un socialista in Forza Italia». La Cgil gli chiede le prove; la Lanzillotta (Pd) ribadisce che «la lotta ai fannulloni non può essere né di destra né di sinistra» e via di questo passo. Forse la reazione più rilevante è quella di Bonanni: “Caro Renato fai invettive fuori luogo contro Cgil e sindacati”, titola il pezzo in cui si riferiscono le reazioni del leader della Cisl.  «Non va bene che un ministro dica queste cose»  «è il segnale di un clima più generale che non va». Anche Ichino, riferisce il giornalista, critica Brunetta:  «Non esistono studi demoscopici sull’orientamento politico dei cattivi lavoratori. Quanto a chi li protegge vorrei ricordare al ministro che la gran parte del contenuto del disegno di legge approvato giovedì scorso, è tratta da un disegno di legge presentato dal Pd»…
La doccia fredda, sempre dalla prima, viene da Tito Boeri: “Ma è già tardi per intervenire”. «Durante la crisi un giorno di ritardo pesa come una settimana persa in tempi normali, un mese vale come un anno», scrive l’economista rimproverando i tempi troppo lunghi del governo italiano. Serve la riforma degli ammortizzatori sociali, l’unità sindacale… Invece il  «piano degli 80 miliardi  a legger bene è una via di mezzo tra un bluff e l’annuncio di un ritorno alla finanza creativa». Il governo ha varato la manovra prima dell’estate. Era una buona idea, ma ora si sta perdendo tempo.
L’altro commento è di Edmondo Berselli, “L’assalto ai sindacati”:  «folclore politico di mediocre qualità e reso euforico dal successo delle fiction manichee di Brunetta contro i pigri e i cattivi»; in realtà sotto c’è l’attacco di Brunetta ai luoghi storici del consenso a sinistra: scuola, pubblico impiego, università provando  «a isolare il sindacato più importante, la Cgil, indicandolo all’opinione pubblica come un ostacolo intollerabile alle riforme governative». Scelta poco lungimirante, commenta Berselli, in un momento in cui serve unità per far fronte alla crisi…

Al piano anticrisi del governo il Corriere della Sera dedica un richiamo in prima pagina sotto l’apertura appaltata al piano di abbandono americano dell’Iraq. Il piano è sintetizzato nel pezzo di Enrico Marro. Il primo tassello sarà il via libera del Cipe, fissato per venerdì, a 16 miliardi di investimenti in infrastrutture. Quindi la settimana seguente arriverà un decreto legge con le misure per le imprese e le famiglie, compresa un’una tantum sociale per i redditi medio bassi. Intanto a breve dovrebbe decollare la social card, 40 euro al mese per i poveri da utilizzare nei supermercati e per il pagamento delle bollette. Infine le ultime indiscrezioni parlano di un taglio di 3/4 punti degli acconti fiscali di fine anno, per i quali a novembre i lavoratori sono chiamati a versare il 97% dell’Irpef e le imprese il 100% dell’ires. Tornando al piano tremontiano da 80 miliardi, secondo la ricostruzione del Corriere si comporrebbe oltre che dei 16 miliardi del Cipe (che dovranno sostenere opere fra cui il ponte sullo stretto), di circa 40 miliardi di fondi Ue, di 10 miliardi di investimenti sulla rete autostradale finanziata con gli aumenti dei pedaggi. Queste le misure sufficientemente certe. Che raccolgono il plauso dell’unico commento che appare sul Corriere. Quello del leader cislino Bonanni che, rispetto all’ipotesi di ridurre le tasse sul lavoro per fronteggiare la crisi, dice: «credo che sia la scelta migliore. Tutto il sindacato chiede questo da diverso tempo e proprio coloro che hanno ritenute alla fonte, come lavoratori e pensionati, devono avere la restituzione: non solo perché è giusto, ma anche perché i consumi sono bassi».
Sul dove stanno i fannulloni, scambio di battute Brunetta-Epifani. Dice il primo: «Mi spiace dirlo, perché sono socialista, ma la mia battaglia per migliorare la pubblica amministrazione ha turbato i sonni di chi vive di rendita, dei poteri forti e dei fannulloni, che spesso stanno a sinistra. Chi mi attacca è solo un pezzo della sinistra sindacale, la Cgil». Risponde il secondo: «Ci dia una prova di quello che afferma. perché se non ne ha è un bugiardo». Replica il ministro: «Quanto nervosismo per una frase».

Mentre Brunetta impazza ovunque il Sole 24 Ore dedica la copertina al pubblico impiego, con il titolo: «Promozioni garantite a tutti», ovvero, nel pubblico impiego in media un dipendente su due tra il 2005 e il 2007 ha ottenuto un avanzamento di carriera. Di spalla, un articolo dal titolo significativo: «Aspettando il merito». Quanto agli stipendi, nei ministeri gli aumenti sono stati in media del 23%, mentre per esempio i manager dei Monopoli guadagnano 250mila euro l’anno.

Il Giornale apre con “Ecco come avere soldi dalla banche”  e l’occhiello spiega: “Sopravvivere alla crisi: sei consigli pratici per negozi e piccole imprese a caccia di finanziamenti. Pronto il piano da 80milairdi. Fra le novità: garanzie sui prestiti e anticipo Irpef più leggero a dicembre. Alle pagine 2-5 i servizi. Intervista a Altero Matteoli «Strade e Ponte così rilanceremo il Paese». Il ministro per le infrastrutture annuncia 16miliardi di euro per i primi lavori che possono cominciare tra sei mesi. «Meno burocrazia poichè in Italia  serve più tempo per iniziare che per costruire», dice. “Brunetta scatenato” è la dida della foto di copertina. Stefano Filippi a pag. 6 scrive la cronaca, Salvatore Tramontano invece commenta in copertina “Ma chi voleva 35 ore e diritto all’ozio?”.

Entro la fine del mese verrà approvato il decreto per contrastare l’emergenza economica, assicura il ministro Brunetta, ma «i fondi saranno compattati a pochi grandi interventi e non impiegati in mille rivoli»: La Stampa dedica un primo piano ai provvedimenti anti-crisi annunciati dal governo ma le voci sono quelle del ministro Brunetta, del ministro Calderoli, che parlano dell’ “intervento annunciato da Berlusconi e Tremonti”, senza tuttavia entrare nei dettagli. L’annuncio è avvenuto ieri durante il collegamento telefonico di Berlusconi con il convegno dei Popolari di Carlo Giovanardi, in cui il premier ha parlato di 80 miliardi di aiuti per le famiglie e le imprese italiane. Si parla di una riduzione degli acconti fiscali dell’Irpef e Ires, ma molto dipende dalle risorse disponibili del Tesoro. La Stampa intervista Pierluigi Bersani, titolo “Tutta apparenza, sono solo capaci a spostare i soldi”. L’ex ministro fa un esempio, il Fondo per le aree sottoutilizzate, 60 miliardi stanziati dal precedente governo: «Tremonti con la manovra dei nove minuti ha bloccato la destinazione di quei fondi e ne ha destinati 13 per fare altro: ci hanno pagato l’Ici, colmato il buco da 800 milioni per la sanità, pagato i debiti di Roma e Catania. Il ministro Scajola li ha usati perfino per finanziare un’agevolazione per i benzinai. I fondi del Fas sono diventati la borsa di Mary Poppins». «Tremonti dice che ci saranno 10 miliardi di investimenti sulle autostrade con la rimodulazione delle tariffe. Siccome è già stato deliberato un aumento senza meccanismi di controllo sugli investimenti, non ci ha solo annunciato che quelle opere le pagheremo noi?». Secondo Bersani il governo non ha la dimensione della crisi che abbiamo davanti. Il giornalista gli chiede se non è il caso che l’opposizione dia il suo contributo e lui risponde: «Assolutamente sì, se fossi in loro farei un tavolo di crisi con l’opposizione: noi non abbiamo nessuna intenzione di fare a cazzotti sul Titanic. Invece Brunetta dice sciocchezze, Berlusconi tenta di dividere i sindacati e Tremonti nullifica il parlamento».Nel servizio La Stampa include il pezzo di Maurizio Molinari da New York sulla strategia di Barack Obama: aiuti all’industria dell’auto: «il completo collasso dell’industria automobilistica sarebbe un disastro nell’attuale situazione» e gli aiuti alle famiglie rimaste incastrate nella vicenda dei mutui con lo Stato che dovrebbe favorire «accordi fra le banche e beneficiari dei prestiti affinché le persone possano rimanere nelle loro case».

Avvenire di domenica richiama in prima: «Il G20 vara un “metodo” anti-crisi. Tremonti: prepariamo 80 miliardi», e riprende a pag. 8 e 9. Alla manovra del ministro dell’economia annunciata sabato in conferenza stampa nell’ambasciata italiana di Washington, è dedicato un breve articoletto. Gli interventi previsti saranno in linea con la politica economica globale e le strategie stabilite col G20. Berlusconi ha voluto togliersi qualche sassolino dalla scarpa, sottolineando che l’Italia, grazie all’anticipazione della finanziaria, non è in ritardo «come afferma la sinistra». Il piano anti-crisi pari a 80 miliardi  richiederà «misure straordinarie e procedure veloci… Il Cipe del 29 novembre avvierà la nostra strategia. Saranno mobilitati 16 miliardi: 12 per infrastrutture e 4 di project financing». Inoltre, «dal prossimo Cipe in tre anni saranno stanziati 40 miliardi in ricerca, sviluppo, ambiente». Annunciati anche decreti per aiutare le famiglie e garantire il credito alle imprese, oltre che una ristrutturazione delle tariffe autostradali.
La novità principale di Washington, però, è che anche i principali istituti dell’economia globale (il Fondo monetario internazionale, il Forum per la stabilità finanziaria e la Banca mondiale) progettano di includere i Paesi emergenti. E per tutte e tre si prospetta una riforma nei prossimi mesi, a partire dalla loro composizione. Inoltre sia Gordon Brown sia Nicolas Sarkozy vorrebbero affidare all’Fmi il compito «di promulgare e far rispettare nuove linee guida per le banche e le società finanziarie di tutto il mondo. Si parla di standard di contabilità internazionali e di limiti al livello di indebitamento e di esposizione al rischio che ogni istituzione può assumere». Ma resta da vedere se Barack Obama sarà disposto a cedere tanto potere a un’istituzione internazionale.

E inoltre sui giornali di oggi:

Manager del non profit

Italia Oggi – I manager che aspirano e riescono a passare al terzo settore, rappresentano un fenomeno che fa tendenza: quello delle aziende profit a caccia di significati. Quando si parla di non profit, il primo luogo da sfatare è quello è che i manager che passano dal mondo del terzo settore non sono pensionati che devono riempie le giornate diventate improvvisamente troppo vuote, bensì fior di professionisti, che, nel pieno dell’attività lavorativa, scelgono di fare il grande salto. Coscienti che ciò comporterà una decurtazione del 30-40% dello stipendio. “A me è successo 15 anni fa, e lo rifarei subito ”ricorda Lisa Orombelli, responsabile marketing e raccolta fondi Fai (Fondo per l’Ambiente Italiano)  di Milano. “Lavoravo in una azienda mia, che avevo fondato con alcune socie, ma l’esperienza del volontariato con Abio (Associazione bambini in ospedale) mi spinse a lasciare tutto. Perché è una scelta che significa valore aggiunto a ciò che si fa, e soprattutto, vuol dire lavorare per persone in carne ed ossa, con cui è possibile instaurare una relazione concreta” .
Sulla strada del non profit ha trovato la direzione giusta della sua vita anche Giangi Milesi, presidente Fondazione di partecipazione Cesvi. “Dopo aver superato l’ostacolo psicologico legato alla remunerazione, mi trovai a perfetto agio nell’organizzazione per la quale già avevo fatto 10 anni di volontariato, su invito di Maurizio Carrara, allora capo del Cesvi, che mi aveva chiesto consigli circa l’eticità delle lobbies. Oggi non potrei fare più a meno di perseguire da un lato la realizzazione della buona causa e dall’altro la motivazione personale. E’ indubbio che rispetto al non profit di altri paesi, continua Milesi, quello italiano sia notevolmente arretrato, tutti gli indicatori lo dimostrano, a partire dalla recente ricerca di Cittadinanzattiva.  Tra le cause: l’evidente statalismo persistente nella politica unito a forti pregiudizi ideologici. Inoltre non si può trascurare la difficoltà del Terzo settore a fare sistema. A causa di alcune lacune ancora presenti nella cultura organizzativa”.  

Cpt
Corriere della Sera – I carabinieri del Noe (nucleo operativo ecologico) stanno procedendo a una serie di accertamenti sulle procedure di affidamento degli appalti agli enti e associazioni a cui il Viminale a dato in gestione i cosiddetti mini cpt privati aperti dopo la proclamazione dello stato di emergenza nazionale sull’immigrazione del 25 luglio scorso. Nelle maggior parte dei casi in questi centri vengono ospitati richiedenti asilo. Il sospetto è che le indagini per riconoscere lo status di rifugiato non vengano completate in modo corretto. L’indagine prende il la dalla scoperta che la cooperativa La Casciana attraverso la sua controllata Auxilium aveva preso in gestione il centro Policoro in provincia di Matera, prima di aver presentato la certificazione necessaria.

Lavoro nero

Repubblica – R2: Paolo Berizzi, “La mia notte tra i fantasmi del mercato”. L’inviato si finge extracomunitario per scoprire quel che si sapeva. E cioè che i lavoratori in nero sono mal pagati (2,5 euro l’ora) e sfruttati in modo vergognoso. Lo scenario sono i mercati di Milano: centinaia di stranieri, la metà clandestini, accettano di essere i moderni schiavi.. E per farsi sfruttare c’è chi si accoltella davanti ai caporali (il mercato è gestito dalla Sogemi, società del comune…).

Povertà

Sole 24 Ore – Pag. 11: pagina dedicata alla povertà e alle misure che il governo potrebbe/dovrebbe prendere per contrastarla: misure che però vanno a rilento. In particolare il Sole lancia 4 domande aperte all’esecutivo, domande ancora senza risposta: 1) quale progetto per i poveri (misure una tantum o progetto organico)? 2) solo denaro o anche servizi sociali o di formazione? 3) nuove misure o nuovo sistema? 4) differenze tra nord e sud, o tutti uguali nonostante la situazione differente? Intanto, all’estero avanza l’idea del reddito minimo; nella Ue solo noi non ce l’abbiamo insieme a Grecia e Ungheria.

Eluana
Il Giornale – Pag. 11: Eugenia Rocella  spiega come sarà la legge sul testamento biologico. «Servirà una dichiarazione scritta e non troppo datata, firmata dopo un colloquio col medico» dice. Un’infografica  completa: non sono ammessi moduli prestampati, non può essere rilasciata da minori,  deve prevedere esclusivamente la cura e la terapia da escludere, il medico  può rifiutarsi  di applicare la dichiarazione con motivazione scientifica o professionale e può essere sostituito dal curatore del paziente. La riflessione di Cristiano Gatti è sul «valzer delle Regioni: prima offrono l’ultimo approdo, poi s’incartano fra ma e se»  che scrive  “Elu, scusa se ti sballottiamo come un pacco” e continua «Per tuo padre, che si era illuso  di liberarti una volta per tutte, il supplizio continua». Il cardinal Ruini dice che la decisione della Cassazione  è «tragicamente sbagliata. Non pensavo che si potesse ripetere in Italia un altro caso Schiavo. C’è il rischio che  decisioni come questa spingano  verso una concezione dell’uomo  come oggetto».

Sordi senza interpreti

Il Giornale – pag. 51: Ens  a Milano denuncia “Sordi in città solo 6 traduttori. siamo in difficoltà”. In città 200 sordi che hanno a disposizione solo 6 traduttori  professionisti  che devono esser prenotati con largo anticipo  e che aiutano il disabile a sbrigare pratiche in uffici pubblici. Il Comune assessorato alla salute – Landi di Chiavenna- e servizi civici –Pillitteri – vogliono promuover un corso di comunicazione  per comprendere e farsi comprendere dai sordi per i dipendenti comunali che lavorano agli sportelli.

 


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