Non profit

Eluana e Diaz, sentenze choc

I due casi giudiziari e di coscienza la fanno da padroni sulle prime pagine dei quotidiani di oggi

di Franco Bomprezzi

 

 

L’assoluzione dei vertici della polizia per le cviolenze commesse alla scuola Diaz nel corso del Sociale Forum di Genova 2001 e il verdetto della Cassazione che stabilsice la libera sospensione delle terapie e dell’alimentazione che tengono in vita Eluana Englaro sono le due notizia più importanti della gionata. Ecco come le ha trattate la stampa italiane. Partiamo dalla Diaz

Doppia pagina su Repubblica per “Diaz, assolti i vertici della polizia”. 13 condanne su 29 imputati. In pratica puniti gli operativi (i “celerini” e il loro capo).
Dopo 7 anni e mezzo di indagini e 150 udienze. Beppe Pericu, nel 2001 sindaco di Genova e avvocato, commenta: «Sono stati condannati soltanto quelli che avevano materialmente picchiato i giovani che si trovavano nella scuola. D’altro canto, sono i limiti del giudizio penale, che deve basarsi esclusivamente sulle prove documentali». Ciò detto occorre «capire se ci sia stato un approfondimento dei fatti e delle situazioni che si sono evidenziate». Marco Preve, “«La giustizia è morta, vince l’impunità» Rabbia e dolore scoppia la polemica”, riferisce delle reazioni. Daniel Albrecht Thomas, il musicista tedesco ferito gravemente alla testa (oggi 29enne), ha ricevuto una provvisionale di 50mila euro: «Non mi aspettavo molto da questo verdetto… però questa sentenza… Sono sotto shock. è una vergogna. I responsabili non pagano praticamente nulla». Claudio Burlando, presidente regionale, si chiede: «come è possibile che un evento della gravità di quello della scuola Diaz sia avvenuto senza indicazioni da parte dei
superiori o quanto meno senza il necessario controllo degli eventi?». Di segno opposto il commento di Maurizio Gasparri: «Più della metà degli imputati è stata assolta. Il che ridimensiona la violenta campagna contro le forze dell’ordine». Interessante il commento di Giuseppe D’Avanzo, “Il vuoto del diritto”: «L’esito minimalista del processo non spiega troppe cose… E soprattutto non “chiude” lo strappo creato tra le istituzioni e una generazione che in quei giorni si riaffacciava sulla scena politica dopo un lungo letargo». Prosegue distinguendo tra stato legislativo, fondato sulla legalità, e stato governativo, in cui invece lo stato si fa agente attivo della sovranità del governo. il pensiero va al presente, spiga D’Avanzo, e ai suggerimenti di Cossiga a proposito dell’Onda…

“Diaz, assolti i vertici della polizia” apre il Corriere: 13 condanne e 16 assoluzioni. L’aula urla vergogna. «In quest’aula ho visto persone coraggiose che hanno testimoniato e pm coraggiosi, ma non ho visto altri atti di coraggio e neppure rispetto per la nostra Costituzione», commenta la madre di Carlo, Heidi Giuliani. La rabbia del tribunale è raccontata in un bel pezzo di Marco Imarisio, che incomincia così: «”Vergona, vergogna”, come sette anni fa, davanti ai cancelli di quella scuola. Con le stesse persone, gli stessi cori, in più soltanto la stanchezza e la frustrazione di un attesa lunghissima e vana». E poi: «Oggi come allora due Italia, una sempre più forte dell’altra, come dimostra il sorrisino di superiorità del giudice Baronè al aprtire dei cori, mentre si ritira dopo la lettura del dispositivo che commina 13 condanne, quelle che non contano nulla, 36 anni contro 108 invocati dall’accusa. 16 assoluzioni. E alle vittime lo sfregio di risarcimenti irrisori (una media di 4mila euro) rispetto alle richieste delle parti civili (20mila euro a testa). La sentenza fa a pezzi la tesi dell’accusa. Avvalora in pieno la linea findall’inizio proposta dal Viminale, quella delle poche mele marce in un cesto florido e sano».

La Stampa nel   retroscena firmato da Guido Ruotolo si riporta un commento di un alto 
dirigente del Viminale che dice: «Chi fece irruzione, chi neutralizzò   quei giovani ragazzi furono gli uomini del settimo nuleo mobile di  Roma. E loro organizzarono le false prove, l’agressione a un  poliziotto, le due molotov fatte trovare all’interno della Diaz»: Per 
gli imputati eccellenti, i 16 dirigenti e funzionari della Polizia di Stato accusati con gli altri 13 “celerini” di calunnia, falso  ideologico, lesioni, arresti illegali, violenza privata si è trattato  di una giusta sentenza. L’unico “a saltare” degli alti funzionari è  stato Gianni De Gennaro, allora capo della polizia, ritenuto il  maggior responsabile di quello che accadde a Genova, scrive La Stampa  che riporta una dichiarazione, sempre anonima, di “un esponente  politico dell’ex maggioranza del governo Prodi”: «Non riuscendo a  ottenre una commissione parlamentare d’inchiesta sui fatti del G8,  alla fine abbiamo ottenuto almeno la testa di De Gennaro», che lasciò  i vertici della polizia e ora è direttore del Cesis. Al suo posto  venne chiamato Manganelli, che non ebbe alcuna responsabilità 
operativa sulla gestione del G8. Ma la consolazione per i ragazzi  della Diaz è davvero magra.

“Senza vergogna” è il titolo d’apertura che il manifesto dedica alla sentenza sui fatti della Diaz. “Assolti per la mattanza della Diaz i vertici della polizia: Franco Gratteri oggi direttore dell’anticrimine, Gianni Luperi e Gilberto Calderozzi. “Diaz Irae” è il titolo del commento di Ida Dominijanni che scrive “Competeva infatti alle aule di giustizia del tribunale di Genova sgombrare il campo dal sospetto che, nella democrazia costituzionale italiana, “la più grande sospensione dei diritti umani verificatasi in Europa dopo la seconda guerra mondiale”, come Amnesty International ha definito il massacro della scuola Diaz, potesse restare impunita, o essere trattata con troppa indulgenza. E che in futuro possa dunque ripetersi, confidando di restare impunita o di essere trattata con la stessa indulgenza. Il tribunale di Genova non l’ha fatto. La sentenza sul massacro alla Diaz non rende giustizia alle vittime e non getta nel discredito i carnefici. Il campo non è sgombro…”. Le due pagine interne riportano come titolo principale “Diaz Il colpo di spugna” e un’intervista a Gilberto Pagani, avvocato del Legal team Europe che osserva «Noi monitoriamo e osserviamo tutte queste grandi manifestazioni internazionali e abbiamo visto che in realtà dopo Genova il comportamento delle forze dell’ordine nei vari paesi europei è stato improntato non tanto a essere più buoni, quanto a evitare gravi problemi. L’unica eccezione è stata Salonicco, ma in Grecia c’è una situazione particolare che andrebbe commentata a parte».

Per il Giornale invece è stato «smontato il teorema dell’accusa» che voleva pene esemplari per i vertici della polizia. In un boxone intitolato «la storia» palesi ribaltamenti della realtà dei fatti: si sostiene infatti che i feriti che hanno schizzato di sangue le pareti della scuola non si sono fatti male lì dentro, ma ci erano arrivati già feriti dagli scontri per strada. Il Giornale sposa in pieno la tesi della difesa, lo dice e lo ammette; ma mi sembra davvero sbilanciato come pezzo.

ELUANA

Repubblica – L’apertura è per il caso Englaro: “Ora Eluana può morire”. Alle pagine 2, 3 e 4,si riferisce della bufera anche politica che è seguita alla decisione della Cassazione. In prima linea ovviamente il Vaticano. Monsignor Fisichella, presidente della Pontificia Accademia per la Vita, afferma che si tratta di «eutanasia sancita per diritto» e di una sconfitta radicale «per Eluana, una ragazza che vive, che respira autonomamente, che si sveglia e si addormenta, che ha una sua vita e a cui verranno tolti l’acqua e il nutrimento». Diverso il parere dei “tecnici”. Sostiene Vincenzo Carpino, Associazione degli anestesisti e rianimatori ospedalieri, che «è stata una decisione difficile ma giusta». Tre interviste in appoggio. Al cardinale Barragan: “Le toglieranno cibo e acqua sarà una fine tremenda contro ogni legge naturale”, in cui il ministro della sanità vaticana
ribadisce la sua fermissima contrarietà («non si può causare la morte di un innocente procurandogli ulteriori sofferenze»); al senatore Ignazio Marino: “Rispetto per il dramma adesso serve una legge” («si prende atto del fatto che la medicina non può più fare nulla e non vi è speranza di recupero… Eluana non soffrirà») e al sottosegretario Eugenia Roccella: “Mi appello a Englaro: non  può lasciarla morire” (sentenza sconvolgente: «viviamo in un paese strano dove per il cambio di proprietà di un motorino servono documenti scritti mentre per acquisire la volontà di vita o di morte si decide su basi indiziarie»). Piero Colaprico intervista Beppino Englaro: “L’amaro sollievo di papà Beppino «Figlia mia, ce l’abbiamo fatta»”. «Oggi siamo al 6146 giorno da quando c’è stato l’incidente alla mia Eluana e perciò chiedo di poter tornare nella nostra sfera privata»; «ho fatto bene ad avere fiducia» nello stato di diritto. In quarta le reazioni politiche: “Pena di morte: la maggioranza assalta i giudici”. Destra e sinistra egualmente divise sulla sentenza. In molti sostengono che la sentenza introduce l’eutanasia e che ora va fatta una legge.

Corriere– Il verdetto della corte di  Cassazione che dà il via libera allo stop dell’alimentazione è raccontato con una grande foto di Eluana in prima pagina e i servi alla 2 e 3. Oltre al pezzo di cronaca il Corriere offre tre punti di vista. Il più valorizzato nella struttura della pagina è quello del Vaticano: «Dio li perdoni, è eutanasia. Se ne andrà tra le sofferenze», reagisce l’arcivescovo Rino Fisichella, presidente dell’accademia vaticana per la Vita. A fare da contrappeso le parole di Beppino Englaro: «Nessuno mi fermerà» (il Corriere nel dire che l’sopedale preposto ad ospitare per l’ultima volta Eluana, è un nosocomio storico vicino al centro di Udine che ha appena aperto un reparto di cure palliative) e alla radicale Rita Bernardini: «Un passo storico. Welby apripista».

Il Giornale– apre su Eluana: «Eluana morirà. Da oggi in Italia c’è l’eutanasia». Si sottolinea soprattutto il fatto che i giudici si «sostituiscano» al Parlamento. Intervista a Giuliano Pisapia, che pur ritenendo quella di Eluana «non vita», riconosce che la supplenza dei giudici è un’anomalia. Interviene anche la Roccella, che promette una legge a breve.

Manifesto – In prima un commento e un richiamo anche alla sentenza della Cassazione. Il commento è firmato da Eligio Resta ed è intitolato “Vivere e morire con dignità” e osserva che si può ben parlare di “stato di diritto” cosa che non si potrebbe fare se fosse passata la «linea della maggioranza». Infatti per Resta «Se fosse stata vincente quella ipotesi ci saremmo trovati di fronte alla lesione del principio fondamentale dello stato di diritto per cui il giudice non può negare giustizia. Si chiama il divieto del non liquet quello imposto al giudice ed è garanzia che ai diritti invocati dai cittadini a rispondere debba essere lui, e non altri, ad esempio il sovrano, l’amministrazione, i centri di potere» e più avanti «Non si tratta di una decisione con la quale i giudici legittimano l’eutanasia: consentire a una richiesta così dolorosa delle persone che più amano Eluana significa riconoscere il diritto alla propria vita, non a quella imposta dalla tecnica e dalle ideologia.». A pagina 5 sotto il titolo principale è «Eluana può morire», “Cassazione. Vaticano all’attacco della sentenza. Scienza&Vita: «un’esecuzione, fatela in pubblico»” si dà conto delle reazioni e del futuro: l’ultimo viaggio lontano dai riflettori, entro pochi giorni sarà sospesa l’alimentazione in una clinica di Udine.

La Stampa– “Tra un padre e una figlia”. In prima pagina de La Stampa un   editoriale di Gramellini sul caso Englaro: «Prima di parlare di  giudici arroganti e omicidio di Stato, come hanno fatto nelle ultime   ore politici e preti, vale la pena ricordare che il “caso Eluana” non  è una disputa astratta che percorre i cieli stellati della  metafisica, ma la storia vera di una persona e della sua famiglia.  Prima di affermare con tanta sicurezza cosa è giusto e cosa è  sbagliato per tutti, cosa obbedisce alle leggi di natura e cosa no, 
bisognerebbe fare lo sforzo di immaginarsi nei panni di un gruppo di  umani che certi problemi teorici si è trovato a viverli sulla propria  pelle». Gramellini ricostruisce alcuni momenti della storia di questa  relazione fra padre e figlia, fino alla capacità di Beppino Englaro  di assumersi «una responsabilità terribile» fino in fondo. La Stampa pubblica anche una doppia intervista: al cardinale Javier   Barragan, “ministro” vaticano della sanità, e a Umberto Veronesi. Il  primo dice: «chi compie un’azione od omissione che provoca la morte  di un innocente viola il quinto comandamento, “non uccidere”». Veronesi sostiene invece che non si tratta di eutanasia e che «il caso di Eluana nasce dall’assenza di volontà espresse per iscritto in una situazione  di piena lucidità» e della sentenza che è «una vittoria dei principi  della Costituzione e una dimostrazione di grande coerenza dei  giudici. Veronesi dice che «la religione leggittimamente sostiene le 
sue posizioni basate sulla fede» ma che «i problemi nascono se tali  posizioni vengono imposte anche a chi la fede non l’ha» (ma Beppino  Englaro è cattolico! ndr).

Avvenire- Com’era prevedibile, è un tema forte per Avvenire che titola in prima “Condanna a morte per Eluana” e gli dedica 5 pagine (da 3 a 7), nonché l’editoriale di Francesco D’Agostino sulle ricadute biogiuridiche e bioetiche della sentenza: «A seguito dell’iter processuale è stato introdotto in Italia un principio che non solo non appartiene alla nostra tradizione giuridica, ma che ripugna alla logica stessa del diritto: quello della disponibilità della vita umana e soprattutto della vita umana malata. In poche parole i magistrati hanno avallato l’eutanasia senza avere il coraggio di chiamarla con il suo nome». L’alimentazione non è una terapia ma ma una forma primaria di sostegno vitale: questo «avrebbe dovuto indurre tutti (e i giudici di Cassazione in primo luogo) ad adottare un criterio interpretativo restrittivo e non estensivo dell’articolo 32, 2° comma, della Costituzione, che riconosce sì al paziente il diritto di rifiutare trattamenti sanitari coercitivi, ma non gli dà il diritto di disporre della propria vita». Continueremo a sentirci dire che questa sentenza rende omaggio alla volontà di Eluana, sostiene d’Agostino. Ma, a parte il fatto che la Cassazione ha ritenuto accettabili come prove di tale volontà testimonianze che sarebbero ritenute risibili in altri contesti, tipo quello della volontà testamentaria di tipo patrimoniale (ma la vita non conta più del denaro?), si deve comunque ribadire che «l’autodeterminazione non può avere rilievo quando si concretizza per una scelta irreversibile come quella della morte. È la vita, infatti, e non la morte l’orizzonte nel quale si colloca il diritto». Inoltre, permettendo al padre di Eluana di sospenderle l’alimentazione, la Cassazione avrebbe alterato irrimediabilmente la figura del tutore, cioè di colui cui il diritto affida il compito di tutelare i soggetti più fragili, deboli, incapaci, inabilitati, ecc. Ma forse l’esito più devastante, termina d’Agostino, sarà quello simbolico, inducendo a pensare che lo stato vegetativo permanente tolga ogni dignità alla persona: un messaggio devastante e «colpevolmente umiliante» per gli altri malati in queste condizioni e per loro famiglie. «Nessuna malattia, nemmeno la più grave può erodere la dignità dell’uomo né incrinare il suo diritto alla vita».  Per il resto segnalo, l’intervista al neurologo Giuliano Dolce, direttore scientifico del S.Anna di Crotone e presidente dell’associazione di bioetica Vive (“Scelta pilatesca delle toghe: faremo ricorso a Strasburgo”, pag. 3). All’osservazione secondo cui Riccio, l’anestesista che ha aiutato a morire Welby, garantisce che Eluana non soffrirà, poiché priva di coscienza, risponde: «E allora ci spieghi perché sedarla e perché i giudici milanesi, nella sentenza dello scorso giugno, hanno prescritto minuziosamente i dettagli da seguire per arrivare alla morte… Morirà di fame e di sete, inutile trovare eufemismi». Inoltre, dice che il recente ritorno del ciclo mestruale di Eluana, dopo quasi 17 anni di assenza, costituisce un caso unico: «significa che qualcosa è successo nell’ipofisi e nell’ipotalamo», anche se non vuol dire che potrebbe riprendere coscienza. «Avanzo un’ipotesi suggestiva di carattere psicoanalitico: non avendo altre forme di comunicazione, forse ha voluto avvertirci con il suo corpo che non vuole morire. Ma è solo l’ipotesi di un vecchio medico che da mezzo secolo sta in corsia accanto a chi vive in stato vegetativo». Ironia pungente. E ancora, poiché non si è trovato un posto “adatto” ad ospitare Eluana per morire, pare che vada all’ospedale civile di Udine, ma «mi risulta che una struttura pubblica non possa ospitare un cittadino della Repubblica per farla morire anziché curarla». Inoltre, secondo Dolce, la sentenza di ieri viola diversi trattati internazionali. Uno su tutti, la convezione Onu sulla disabilità del 2006.

Il Sole 24 Ore – a parte la cronaca, due voci a confronto: Luigi Manconi che plaude alla sentenza della Cassazione («rispettato il principio dell’autodeterminazione, nutrizione e idratazione sono trattamenti sanitari, quindi rifiutabili, e in assenza di leggi, spetta ai genitori decidere»), e Piero Alberto Capotosti, presidente emerito della Consulta («serve la volontà esplicita del paziente per rinunciare alle cure e in questo caso non c’è; inoltre è difficile sostenere che l’alimentazione è accanimento terapeutico»).

Italia Oggi – “Silenzio, muore Eluana” è l’apertura del giornale diretto da Marco Bechis, che firma un editoriale molto accorato: «È stato triste ieri leggere l’esplosione di “evviva” e “vergogna” seguita ovunque, nel  palazzo come in strada, alla notizia… Evviva che? Viva la morte perché così viene data legittimità a una propria idea?»…

OBAMA
Il Sole 24 Ore – Curiosità dalle prime mosse del neopresidente. Barack vuole una trasparenza totale per i componenti della sua squadra, e ha quindi chiesto che ciascuno si sottoponga a un super-questionario con 63 domande che passano ai raggi X vita privata e professionale. Domande su tutto: eventuali reati e condanne – ovvio – ma anche investimenti, amici, gruppi, email, contatti, lettere, corrispondenze anche su Facebook ecc. da dieci anni in qua, non solo del soggetto ma anche di coniugi e figli. Per qualcuno trasparenza allo stato puro, per altri esagerazione. Sono esentate dall’outing totale solo le multe inferiori ai 50 dollari. Per il resto, tutto deve essere pubblico. Una domanda verte in particolare sugli aiuti domestici e sulle tate: tutto in regola con l’immigrazione?

Manifesto– “La resa dei conti” è il titolo (pag 7) della pagina dedicata alla crisi economica: “La recessione mette in ginocchio gli Stati uniti: disoccupazione ai massimi dall’11 settembre, shopping mall che chiudono, industria dell’auto in ginocchio. E una sorda lotta politica divampa sulla gestione della crisi tra democratici e repubblicani”. La crisi in Germania e l’attesa del G20 a Washington: «La “gelata” è ufficialmente arrivata. Adesso lo dice anche l’Ocse»

ONDA STUDENTESCA
Manifesto – Le quattro pagine centrali sono dedicate alle manifestazioni studentesche “Sulla cresta dell’Onda” è il titolo di apertura con un sommario che spiega “Eccellenza e merito, una stretta relazione tra impresa e università. È il modello Usa. Ma in Europa il legame tra formazione e lavoro ha sempre incontrato resistenze. Per via di una merce molto particolare che si chiama sapere”. Il secondo titolo “L’invasione dei 100 mila” è dedicata alla manifestazione di oggi a Roma, si parla anche dei giovani di An che occupano la Cgil, commento di Epifani «Squadristi»

17 centesimi al giorno sono troppi?

Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.