Welfare

Ecuador: stato d’emergenza, cresce la tensione

Sciopero della fame all'Università Politecnica Salesiana di Quito, occupata dagli indios da una settimana. Da venerdì il presidente Noboa ha imposto lo stato di emergenza nazionale

di Daniela Romanello

Migliaia di indios hanno ribadito ieri in Ecuador l’intenzione di voler sfidare lo stato di emergenza nazionale imposto dal presidente Gustavo Noboa. Intanto, prosegue l’occupazione dell’Università Politecnica Salesiana di Quito iniziata lunedì scorso da parte di migliaia di indios. Secondo fonti ben informate, i militari intenderebbero irrompere nei locali dell’università, preludio ad un drammatico braccio di ferro dalle conseguenze imprevedibili. Nell’ateneo è anche in corso uno sciopero della fame per affermare pacificamente il diritto alla giustizia sociale degli indios e dei poveri. Il quotidiano ‘El comercio’ ha lanciato domenica un allarme per la situazione sanitaria all’interno dell’università che avrebbe raggiunto il livello di guardia. Secondo fonti della agenzia MISNA, oltre che nella capitale, Quito, la situazione è molto tesa anche nelle zone rurali, dove molte strade sono bloccate. In favore degli indios si sono schierati molti esponenti della società civile e del mondo missionario. La deputata india Nina Pacari, già vice-presidente del Congresso dell’Ecuador, e il deputato Patrico Pazminio Freira, del Centro per i diritti economici e sociali del Paese andino, hanno denunciato formalmente i metodi repressivi e violenti del governo di Quito nei confronti dei movimenti indigeni e sociali. In un comunicato rivolto all’Alto commissariato Onu per i diritti umani i due parlamentari accusano le autorità di “atti e omissioni che violano i diritti fondamentali sanciti dalla Costituzione” e di altri trattati internazionali sulla tutela dei diritti umani. Va ricordato che da venerdì sera vige in Ecuador lo stato d’emergenza, decretato da Noboa in seguito alle proteste di massa promosse dall’inizio della scorsa settimana dalla Conaie (Confederazione delle nazionalità indigene) contro i recenti aumenti di alcuni servizi pubblici, tra cui gas e carburante che penalizzano i ceti meno abbienti. Gli indios chiedono inoltre il riconoscimento delle proprie tradizioni nel contesto di uno Stato plurietnico.


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA