Politica

IMMIGRATI. Fini, superare la cittadinanza a 18 anni

Il presdiente della Camera: tanti tra quelli nati qui sono italiani di fatto ma non di diritto

di Redazione

«Se si mette l’accento sulla necessità, per diventare italiani, di riconoscersi pienamente nei valori di fondo della nostra Costituzione e della nostra cultura, non è poi così importante stabilire quanti anni bisogna trascorrere ininterrottamente sul suolo nazionale per diventare cittadini italiani». Il presidente della Camera Gianfranco Fini concorda pienamente con quanto sottolineato dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano nel corso dell’udienza al Quirinale di una rappresentanza di immigrati divenuti nuovi cittadini italiani. Fini indica poi un caso concreto sul quale a suo giudizio occorre intervenire. Per il presidente della Camera, infatti, sono «due posizioni entrambe estreme e sbagliate» quelle che propongono di dare la cittadinanza già al momento della nascita in Italia, e quella che, attualmente in vigore in Italia, prevede il raggiungimento della maggiore età ovvero dei 18 anni. «Cominciamo a discutere non tanto del numero di anni quanto della effettiva adesione a certi valori», propone Fini, «basti pensare ai bambini figli di immigrati e nati in Italia che parlano non solo l’italiano ma addirittura i nostri dialetti: loro sono già di fatto pienamente italiani ma lo diventeranno di diritto soltanto quando compiranno i 18 anni». Da qui, l’esortazione del presidente della Camera: «Forse è il caso di riflettere su questa circostanza, come è il caso di riflettere», aggiunge Fini, «sul fatto che, prima di dare per scontato che possa diventare cittadino italiano colui che vive all’estero magari da trent’anni ed è figlio o nipote di un italiano, valutiamo la fattibilità di un percorso che porti ad essere italiani coloro che, magari provenendo dai quattro angoli del mondo, sono venuti in Italia a lavorare».

Il presidente Napolitano in contrando i nuovi cittadini aveva sottolineato che «questo afflusso di nuove energie, provenienti da ogni parte del mondo e radicatesi nel nostro paese, e’ un fattore di freschezza e di forza per la nazione italiana». Il fenomeno dell’immigrazione, rileva il Capo dello Stato, ha conosciuto in Italia «una crescita impetuosa, a ritmo accelerato», negli ultimi dieci anni, avvicinandoci nella percentuale dei presenti e residenti a grandi paesi europei divenuti prima o assai prima del nostro paesi che includevano cospicue comunità straniere.

All’onctro era presente anche Maroni che ha spiegato che il trend delle cittadinanze concesse, raddoppiato dal 2005 ad oggi, è destinato «a un progressivo aumento . Questi numeri richiedono un impegno da parte delle istituzioni affinchè l’integrazione degli immigrati sia effettiva, obiettivo che un’apertura indiscriminata delle frontiere non riesce a garantire».

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