Welfare

IMMIGRATI. Fini: «Anticipare cittadinanza per i nati in Italia»

«Riflettere su percorsi che portino alla cittadinanza quelli che vengono per lavorare»

di Gabriella Meroni

«Se si mette l’accento sulla necessità, per diventare italiani, di riconoscersi pienamente nei valori di fondo della nostra Costituzione e della nostra cultura, non è poi così importante stabilire quanti anni bisogna trascorrere ininterrottamente sul suolo nazionale per diventare cittadini italiani». Il presidente della Camera Gianfranco Fini concorda pienamente con quanto sottolineato dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano nel corso dell’udienza al Quirinale di una rappresentanza di immigrati divenuti nuovi cittadini italiani.

Fini indica poi un caso concreto sul quale a suo giudizio occorre intervenire. Per il presidente della Camera, infatti, sono «due posizioni entrambe estreme e sbagliate» quelle che propongono di dare la cittadinanza già al momento della nascita in Italia, e quella che, attualmente in vigore in Italia, prevede il raggiungimento della maggiore età. «Cominciamo a discutere non tanto del numero di anni quanto della effettiva adesione a certi valori – propone Fini – basti pensare ai bambini figli di immigrati e nati in Italia che parlano non solo l’italiano ma addirittura i nostri dialetti: loro sono già di fatto pienamente italiani, ma lo diventeranno di diritto soltanto quando compiranno i 18 anni».

Da qui, l’esortazione del presidente della Camera: «Forse è il caso di riflettere su questa circostanza, come è il caso di riflettere – aggiunge Fini – sul fatto che, prima di dare per scontato che possa diventare cittadino italiano colui che vive all’estero magari da trent’anni ed è figlio o nipote di un italiano, valutiamo la fattibilità di un percorso che porti ad essere italiani coloro che, magari provenendo dai quattro angoli del mondo, sono venuti in Italia a lavorare».


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