Economia

IL QUADRO EVOLUTIVO INTERNAZIONALE

Il tema della responsabilità sociale d’impresa dalla pubblicazione del Libro Bianco di Delors ha conosciuto un crescendo di interesse da parte dei governi e delle istituzioni internazionali.

di Staff

I contributi dei vari paesi non si sono limitati all’espressione di adesione ai principi del Libro Bianco e poi del Libro Verde sulla responsabilità sociale d’impresa, ma hanno integrato tali principi all’interno di interventi legislativi di ampio respiro riguardanti specificatamente il mondo delle imprese.

Cronologicamente parlando il primo intervento di rilievo su questo tema è connesso all’approvazione da parte dell’Assemblea Nazionale francese delle Nouvelles regulations economiques (NER) del maggio 2001. Il testo accorpa un insieme di norme intese a riformare il diritto commerciale e societario francese e sono contenute a livello giuridico e normativo alcune indicazioni in materia di responsabilità sociale d’impresa.
In particolare le NER e il regolamento attuativo del 2002 introducono l’obbligo per le società quotate di inserire nella relazione annuale di bilancio una sezione relativa alla rendicontazione sociale ed ambientale. Nel documento si fa specifico riferimento ai consumi energetici ed ambientali dell’impresa e ai livelli di occupazione e di qualità del lavoro del proprio territorio di riferimento in linea con le indicazioni dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO).

Nel 2002 compare anche il Sarbanes-Oxley Act del Congresso degli Stati Uniti, un complesso di norme volte a rendere maggiormente severi gli obblighi di rendicontazione della gestione finanziaria di impresa in seguito ai grandi scandali come Enron. Tale atto inasprisce i vincoli, gli obblighi ed in controlli in merito alla correttezza gestionale ed operativa delle imprese americane allargando il perimetro delle responsabilità. Con lo stesso atto inoltre viene costituita la Public Company Accounting Oversight Board responsabile di definire gli standard di certificazione dei bilanci e la regolamentazione delle società di revisione alle quali viene interdetta, tra l’altro, la possibilità di fornire servizi di consulenza alle imprese cui effettuano la revisione contabile. L’attenzione per la trasparenza e per la suddivisione delle responsabilità veicola un concetto di responsabilità sociale che l’impresa è obbligata a recepire nelle sue modalità di gestione.

L’intervento più forte sul tema si è avuto nel 2006 da parte del Parlamento inglese con il Companies Act, definito come la più importante revisione e riforma del diritto societario e commerciale intervenuta negli ultimi 150 anni nel Regno Unito. La riforma, nelle 1.300 sezioni previste, include alcuni interventi di rilievo per il tema della responsabilità sociale d’impresa ed in particolare afferma il dovere per i dirigenti di operare secondo modalità che promuovano il successo dell’impresa per il vantaggio di tutti i suoi membri, sottolinea il collegamento tra comportamento responsabile e successo economico di lungo periodo ed introduce l’obbligo per le società quotate di rendicontazione sociale ed ambientale.

In Italia, il Libro Verde europeo ha stimolato l’allora Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali ad avviare un progetto finalizzato allo sviluppo ed alla promozione della responsabilità sociale. Il Progetto CSR – SC (Corporate Social Responsibility – Social Commitment) prevede due livelli di intervento: il livello CSR che ha la finalità esplicita di promuovere la cultura della responsabilità sociale e si basa su approcci di facile accesso quali l’ISO, il livello SC invece prevede che l’impresa venga chiamata a cofinanziare progetti nel sociale per poter beneficiare di bonus fiscali e dell’accesso facilitato al mercato finanziario attraverso i fondi etici. Strettamente legato al progetto è nato anche il Social Statement, un dispositivo di autovalutazione delle prestazioni di responsabilità sociale e di supporto nella redazione di un report il cui obiettivo è garantire la trasparenza sulle performance in ambito di RSI.

A livello internazionale nel 2003 la Subcommissione per la Promozione e Protezione dei Diritti Umani della Commissione sui Diritti Umani delle Nazioni Unite si è espressa attraverso il documento Norms on the responsibilities of transnational corporations and other business enterprises with regard to human rights. Con tale dichiarazione le Nazioni Unite hanno voluto ribadire l’esistenza di una serie di obbligazioni in capo alle imprese in materia di tutela, rispetto e salvaguardia dei fondamentali diritti umani.
La dichiarazione, che si rivolge alle multinazionali ma anche a tutte le altre imprese, ricorda ai governi così come alle imprese le proprie responsabilità in materia di diritti umani applicati alla vita lavorativa, alle pari opportunità, alla sicurezza delle persone, alla correttezza verso il consumatore, alla protezione ambientale ed alla tutela della qualità della vita.

In generale dalle dichiarazioni, dagli atti, dai progetti degli stati nazionali emerge una particolare attenzione a temi già contenuti nel Libro Verde ma che, abbandonato il livello di raccomandazioni, si avviano a diventare percorsi concreti di sviluppo dei processi di impresa.
Tra questi: l’attenzione ai diritti dei lavoratori con riferimento ai principi dell’ILO e alla Dichiarazione sui Diritti dell’Uomo e dei lavoratori, la necessità di predisporre apposite strutture e disposizioni del governo di impresa per la pratica della RSI, il riconoscimento dell’importanza del carattere volontario della RSI e la concomitante spinta verso una regolamentazione, l’estensione delle preoccupazioni in materia di RSI a tutta la catena di produzione del valore e la sostenibilità in senso strettamente ambientale.

Attraverso la relazione della Fondazione I-CSR al Multistakeholder Forum sulla Responsabilità sociale delle imprese del dicembre 2007 è possibile individuare le aree considerate sensibili per i temi della RSI:

  • il passaggio dalla produzione al consumo,
  • le condizioni di lavoro e di vita,
  • gli investimenti sostenibili e le delocalizzazioni,
  • le attività finanziarie delle imprese,
  • le attività proprie delle istituzioni finanziarie,
  • l’esternalizzazione dei costi e le politiche sociali,
  • gli interventi nel processo politico,
  • gli interventi sulla produzione, la diffusione e l’accesso alle conoscenze scientifiche,
  • l’ambiente e la sostenibilità,
  • l’attività dei media,
  • i rapporti tra gli azionisti, i manager, le società di revisione e altri soggetti esterni,
  • i codici di comportamento e i bilanci sociali ed ambientali.

 


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