Economia

Il mercato meglio della politica

Il presidente di Confcooperative fa il bilancio dei 12 mesi più difficili della cooperazione

di Giampaolo Cerri

Per Confcooperative, un 2001 da record. La centrale della cooperazione ?bianca? chiude in questi giorni un bilancio super (vedi box) alla fine di un anno difficile, contrassegnato da un tumultuoso rapporto con il governo. C?è materia per rifare il punto della situazione con Luigi Marino, che questa centrale guida da anni. Vita: Presidente, poco meno di un anno fa le prime avvisaglie di una stagione che sarebbe stata difficile per il movimento cooperativo? Luigi Marino: Noi abbiamo sempre tenuto ferma la linea del dialogo, specialmente con quelle personalità del governo che hanno dimostrato di avere in grande considerazione il mondo della cooperazione. Abbiamo cercato di raggiungere un equilibrio che consentisse alle cooperative di avere certezze per i prossimi anni. Il mercato oggi è sempre più complesso e competitivo: avere un punto fermo che metta tregua alle battaglie combattute, talvolta a voce e talvolta con provvedimenti, era importante. L?ottica della nostra azione è stata trovare un punto di intesa, ovviamente accettabile. Lo abbiamo fatto sull?articolo 5 della riforma del diritto societario, che ovviamente non ci soddisfa: noi non lo avremmo mai scritto così. Lo stesso è accaduto con il provvedimento fiscale di Tremonti. Il testo che uscì dagli uffici del ministero era del tutto inaccettabile. La vicenda però si è conclusa con un compromesso che ci fa stridere, ma che non compromette il consolidamento dello sviluppo della cooperazione nel nostro Paese. Vita: È sembrato che le altre centrali abbiano avuto toni diversi. È d?accordo? Marino: All?inizio. Il clima era post elettorale e la vicenda infine si mescolò con il falso in bilancio. Siamo convinti di aver ridotto i danni di quell?articolo 5: sicuramente lo abbiamo depotenziato. Certo non siamo riusciti a cambiarlo come avremmo voluto. Non siamo riusciti sicuramente nella divisione fra cooperazione costituzionalmente riconosciuta e non. Diverso è stato l?atteggiamento delle altre centrali per quanto attiene il provvedimento fiscale. Dopo un inizio polemico, ha preso il sopravvento la linea del confronto serrato, che ha portato miglioramenti sostanziali. Mi riferisco al ristorno degli utili destinati ad aumento di capitale, che li sottrae all?imponibile e agevola la capitalizzazione. E poi c?è stato l?ingresso delle banche di credito cooperativo e l?esclusione della cooperazione sociale dagli effetti del decreto. Vita: In questi giorni ricorre il primo anniversario di questo governo. Cosa si aspetta dai prossimi quattro anni? Marino: Spero davvero che siano migliori. Ma ritengo che la punta più acuta dello scontro sia dietro le spalle, anche se adesso ci sarà da scrivere il contenuto della delega sul diritto societario e non sappiamo come andrà… Vita: Il mondo del non profit, di cui voi con Federsolidarietà siete larga parte, è in subbuglio per la vicenda fondazioni. Fa discutere l?atteggiamento di Tremonti che accusa gli amministratori delle fondazioni stesse, di essere «corruttori della vita democratica». Che ne pensa? Marino: Che mi sembra si tratti di una provocazione, cui il ministro non è nuovo ma che come tale debba essere valutata. Insomma, nulla di nuovo sotto il sole. Peraltro, uno scarto maggiore fra le fondazioni e la proprietà delle banche doveva essere stabilito. Nel senso che la stessa legge Ciampi aveva indicato. Non so dire se la direzione della riforma sia quella giusta visto che, affidandone il controllo in maniera maggioritaria agli enti locali, pone un conflitto di interessi fra controllati e controllori. Penso però che le fondazioni avrebbero dovuto porsi da tempo questo problema. Ma mi riallaccio alla domanda sui prossimi quattro anni. Che questa maggioranza si ponga in forte discontinuità con i governi passati è legittimo. Diverso quando si decide di ?cambiare per cambiare?: così si realizzano solo operazioni di potere. Peggio, quando si cambia senza alcuna concertazione con le categorie interessate: l?assenza di confronto è un errore. Vita: In un mercato globale, il modello cooperativo ha ancora ragione di esistere? Marino: In tanti Paesi post industriali (Stati Uniti e Giappone su tutti) la cooperazione conosce una stagione importante. Ovunque è un sistema di impresa forte, sostenuto dalla politica, con cui si ritiene di moderare il modello capitalistico. La cooperazione sta raccogliendo tutte le sfide che il mercato pone. E poi sa cosa le dico? Vita: Che cosa? Marino: Che la politica ci spaventa più del mercato. In Italia abbiamo avuto 10 anni di grande crescita, dimostrando che il mercato non ci fa paura. Se avranno un terreno reso fertile da una tensione politica positiva, le cooperative continueranno a essere un caposaldo di democrazia economica. Fatturato 2001 a 34,7 miliardi Bilancio record per Confcooperative. Secondo quanto reso noto dal consuntivo 2001, il fatturato ha raggiunto i 34,7 miliardi di euro, archiviando un progresso del 13% rispetto al 2000. In crescita anche il numero delle imprese associate, aumentate di oltre il 2% sino a quota 18.158. Decisamente in positivo anche il numero degli occupati, che ha sfiorato, al 31 dicembre 2001, le 342mila unità, facendo segnare rispetto all?anno precedente un progresso del 9,7%. In flessione invece il numero dei soci, arretrato del 2,2% a 2 milioni e 627mila unità. Secondo il presidente di Confcooperative, Luigi Marino, i dati del bilancio testimoniano «in modo inequivocabile la crescita e lo sviluppo dell?organizzazione». Secondo Marino il bilancio 2001, certificato dalla PricewaterhouseCoopers, riflette un anno impegnativo e complesso, in cui «Confcooperative ha assunto un ruolo di primissimo piano nell?ambito delle importanti vicende che hanno riguardato il mondo cooperativo», come ad esempio la legge sul socio lavoratore, la riforma del diritto societario e l?aumento del carico fiscale per le cooperative. torna su


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