Welfare

LIBRO VERDE. Per Anffas è vago e contraddittorio

L'associazione dopo un primo sconforto ha cercato di affrontare una riflessione costruttiva. Il modello proposto dal Libro Verde è distante dalla visione di welfare di Anffas

di Antonietta Nembri

Anche l’Anffas, l’associazione nazionale famiglie di persone con disabilità intellettiva e/o relazionale ha partecipato alla fase di consultazione avviata dal ministro Sacconti con il Libro Verde. E la lettura del documento ha prodotto, come rivela il documento finale di Anffas onlus, «un primo momento di sconforto» cui è seguita una riflessione sul metodo da adottare per «rispondere alla sollecitazione in maniera costruttiva». Per l’associazione, infatti, lo schema del futuro modello di welfare proposto è «profondamente distante» dalla visione di Anffas che si riconosce nel documento predisposto dalla Fish. E infatti, l’associazione dichiara di aver partecipato alla consultazione proposta dal Libro Verde di Sacconi «pur non condividendone le modalità, ma ribadiamo che ci opporremo in tutti i modi e in tutte le sedi a qualsiasi comportamento lesivo di uno dei nostri principi fondanti: “nulla su di noi, senza di noi”».
Le riflessioni della onlus partono dalla constatazione di «una certa vaghezza di terminologia, definizioni e soluzioni proposte che riteniamo non agevoli un confronto serio ed impegnato sui principi generali su cui si basa un sistema di welfare, a partire da un vero coinvolgimento delle parti sociali», un’altra mancanza rilevata è la totale mancanza «sia in forma scritta che esplicita, della parola diritti». Inoltre, «Il ruolo del privato, così come illustrato nel documento, assume un’importanza preoccupante: basandosi sul principio di produttività, si presagisce un futuro modello di welfare che trova nel privato complementare (Fondi, assicurazioni private, collettive ecc) il rimedio a situazioni di squilibrio economico che, con questo approccio, andrebbero via via sedimentandosi piuttosto che migliorare». Sembra una vera e propria bocciatura anche in considerazione del fatto che proseguendo il documento dell’Anffas denota «una certa superficialità nel rilevare, ma soprattutto valorizzare, le diversità umane e culturali».

Per i responsabili dell’associazione infatti, «Parlare di grandi istituzioni (quali scuola, lavoro, famiglia, reddito, vita indipendente, servizi alla persona, sanità) non può, in nessun modo, essere generalizzato per l’intera popolazione fin quando non saranno completamente rimossi gli ostacoli alla partecipazione effettiva, diretta ed indiretta, ed alla piena inclusione di tutti, in egual misura ed omogeneamente su tutto il territorio nazionale».
Un termine importante è “accessiblità” che riguarda diversi ambiti che consentono alle persone con disabilità di godere pienamente di tutti i diritti umani e delle libertà fondamentali e avere la «possibilità di scegliere su base di eguaglianza con gli altri».
«In generale, l’impostazione di fondo del Libro Verde – si legge nel documento di Anffas – fa riferimento alla visione di una persona, non isolata, che risponde da sé ai propri bisogni vivendo in maniera responsabile la propria libertà ed in grado di contrastare le proprie insicurezze in una logica di piena sussidiarietà. Secondo tale approccio da ciò discende necessariamente un’alleanza tra mercato e solidarietà. A questo punto, in un’ottica di piena responsabilità dell’individuo, la concessione di benefici e sussidi è condizionata alla partecipazione attiva dei recettori così da superare lo stato assistenzialista. Nonostante il documento sia sviluppato attorno all’ idea di centralità della persona (concetto a noi molto caro), a nostro avviso viene attribuita troppa enfasi all’individuo come “singolo” mancando di rilevare invece tutto il sistema di relazioni, che è una realtà fondamentale per chiunque, soprattutto per le persone con disabilità».
Ma soprattutto si rileva come «In nessuna parte del documento le persone con disabilità vengono viste come componenti attive della società ma solo come recettrici di pensioni e servizi, come numeri che incrementano la spesa pubblica sanitaria, come anziani, come “fascia debole”. Ci si riferisce, inoltre, alle persone con disabilità solo in termini medico-sanitari parlando di malattie croniche e non autosufficienza».

Nel loro documento i responsabili dell’Anffas sottolineano come la “presa in carico” della famiglia con disabilità deve avvenire fin dalla culla così come le politiche di sostegno alla famiglia devono essere inclusive e al tempo stesso flessibili per rispondere alla diverse esigenze «È paradossale – si osserva quindi – registrare, come al posto di programmare supporti e sostegni alle famiglie si prevedano restrizioni (come nel caso dei permessi lavorativi previsti dalla L. 104/92 cui assistiamo con sconcerto e preoccupazione in questi giorni), ed inadempienze (come ad es. la mancata definizione dei LIVEAS, il ritardo nell’approvazione dei LEA, la disomogeneità nell’applicare l’ISEE nell’ambito della compartecipazione al costo) che portano necessariamente al peggioramento della qualità di vita ed al loro progressivo impoverimento».


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA