Famiglia

Fino alla fine, Mama Afrika

E' scoparsa ieri Miriam Makeba, cantante simbolo della lotta anti-apartheid

di Emanuela Citterio

Aveva detto che avrebbe continuato a cantare «fino alla morte» le speranze dell’Africa e per un mondo più giusto. E lo ha fatto con la stessa energia che ha messo in sessant’anni di musica e voce. Miriam Makeba ha lasciato il mondo a 76 anni dopo aver cantato la sua ultima canzone a un concerto contro la camorra a sostegno di Roberto Saviano. Una volta scesa dal palco di Castel Volturno, in provincia di Caserta, è stata colpita da un infarto. «Credo che un vero cantante non possa mai smettere di cantare» aveva detto di recente in un’intervista, «e anche se io potessi, è la mia voce che si rifiuta di farlo».

Voce leggendaria e simbolo della lotta all’apartheid, Miriam Makeba era conosciuta in tutto il mondo come “Mama Africa”. Nella sua vita ha avuto oltre una decina di passaporti, conferiti dai Paesi che l’hanno accolta durante un esilio durato trent’anni dal suo Sudafrica. Nata a Johannesburg nel 1932, a 27 anni esce dal suo Paese per presentare un film al Festival di Venezia, “Come back Africa” in cui canta due canzoni, e che vince il premio della critica. È il 59, Miriam dall’Italia parte per Parigi, Londra e per una tournèe negli Stati Uniti. In occasione della morte della madre, nell’agosto del ’60 scopre di non potere più tornare in Sudafrica. Il passaporto è stato ritirato per ciò che racconta nelle sue canzoni, la dura vita della popolazione nera sudafricana oppressa dal regime segregazionista bianco. Decide di restare negli Stati Uniti, dove trova il sostegno di Harry Belafonte. Ma anche negli Usa di Kennedy esiste l’apartheid.

«Belafonte era molto impegnato nella lotta per i diritti civili, dunque ovunque lui si esibisse, mi chiedeva di accompagnarlo. Mi presentava e io cantavo una o due canzoni da sola. Il che mi permise di raggiungere un pubblico più vasto perché lui era molto conosciuto e amato, uno dei più grandi artisti d’America» ha raccontato in una delle ultime interviste, concessa quest’anno a Radio24. «Il mio pubblico crebbe e andammo ad Atlanta per unirci a Martin Luther King in uno dei suoi raduni. In seguito incontrai altri grandi artisti americani. Al Madison Square Garden c’era anche Marilyn Monroe e poi Martin Luther King e il presidente Kennedy…».

Miriam riesce a far ritorno in Sudafrica solo trent’anni più tardi, dopo il rilascio nel 1990 di Nelson Mandela. «Il giorno del suo rilascio chiamai la moglie Winnie per dirle quanto fossi felice per la liberazione del marito e lei me lo passò al telefono» ha raccontato. «Ci salutammo e lui mi chiese subito dov’ero e io risposi “sono in Spagna”. Ero a Madrid per uno spettacolo. Lui mi disse “devi venire a casa”».

«Raccontare le storie del Sudafrica per noi è una cosa normale. Cantiamo sempre qualcosa che è accaduto ieri nella nostra vita» ha detto Makeba a Radio24. «Non ho mai fatto politica e tuttora dico che non ho niente a che fare con la politica, benché io sia stata “schedata” come la cantante che fa canzoni politiche. Ma io dico alla gente che questo non è vero, io non canto roba politica. A malapena riesco a descrivere la nostra realtà. Quando dico che siamo segregati, quando dico che nel mio paese noi neri viviamo in luoghi diversi dagli altri, non dico altro che la verità. Non è politica questa. Descrivo solo la realtà. Se questo poi viene usato in politica…così sia, non posso farci niente, perché se vivo a Soweto nessuno può costringermi a dire che vivo da un’altra parte».

Dopo il ritorno in Sudafrica, lei stessa si era stupita di come era diventata un punto di riferimento per tante persone durante gli anni duri dell’apartheid. Nel 1994, dopo l’indipendenza, le avevano chiesto di diventare parlamentare. «Io che non ho mai neanche visto i cancelli di un’università, perché non sono andata tanto avanti negli studi, che cosa ci starei a fare in Parlamento?» si era detta. «La proposta era stata fatta a me e a un’altra cantante, bianca. Lei accettò, ma non durò neanche tre mesi. Si arrese. Io non ci ho neanche provato, perché in ogni caso non mi rendevo conto di cosa stesse succedendo, e non mi piace fare una cosa senza capire cosa sia. Cantare, sì, di quello sono capace. Voglio rimanere la cantante che sono».

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