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Obama, l’ora del programma

Duecento leggi da cancellare, ma soprattutto: quali saranno le misure per contrastare la crisi mondiale? Obama alla prova dei fatti.

di Franco Bomprezzi

 

Smaltita l’euforia per il trionfo di Obama, è il momento dei programmi, del realismo, dei conti con la realtà interna e internazionale. Abbiamo cercato, nei giornali di oggi, le tracce di questo percorso di approfondimento.

 

 

 “Obama cancellerà duecento leggi di Bush” titola la Repubblica in prima, lanciando proprio sotto il titolo un articolo firmato da Al Gore: “La battaglia di Barack per salvare l’ambiente”. La cronaca di Paolo Flores D’Arcais è a pagina 6: oggi pomeriggio incontro fra il vecchio e il nuovo presidente. I temi: crisi finanziaria, guerre in Iraq e Afghanistan, lotta al terrorismo. Valerie Jarrett, dello staff di Obama, ha confermato che nel nuovo governo ci saranno anche esponenti repubblicani. Nonostante le buone intenzioni, scrive D’Arcais, la transizione (che durerà 70 giorni) non si presenta semplice, non mancheranno scontri e tensioni. Ad esempio sull’abrogazione rapida di 200 leggi relative a energia, clima, cellule staminali. Un’altra transizione difficile fu quella fra il democratico Roosevelt e il repubblicano Hoover nel 1933: anche allora il neo presidente «si trovò di fronte la più grave crisi economica del secolo». Hoover tentò varie volte di mettere i bastoni fra le ruote a Roosevelt. Molto più interessante Al Gore: ormai le prove sulla crisi del clima sono inequivocabili; la buona notizia è che «le iniziative temerarie e di grossa portata necessarie a porre rimedio alla crisi del clima sono esattamente le stesse che occorre intraprendere per risolvere la crisi economica e la crisi della sicurezza energetica». È una idea condivisa da economisti di vario orientamento politico. Il punto, per quanto riguarda l’America, non è aumentare la produzione interna (sfida lanciata da Nixon e sempre persa): «possiamo effettuare un investimento strategico consistente e immediato per sostituire le tecnologie energetiche». Gore indica 5 punti per un nuovo piano energetico: 1) investimenti su larga scala per costruire impianti termali solari; 2) iniziare a costruire una rete unica nazionale intelligenze per veicolare l’elettricità rinnovabile dalle località rurali alle città; 3) aiutare l’industria automobilistica in una rapida conversione verso auto ibride; 4) migliorare l’isolamento degli edifici; 5) gli Usa dovrebbero mettersi al comando di questa iniziativa, incoraggiando tutte le nazioni a una riduzione delle emissioni di biossido di carbonio. «Naturalmente il modo migliore – anzi l’unico – per garantire un accordo globale sarebbe quello di proteggere il nostro futuro facendo sì che gli Stati Uniti tornino ad essere un paese con un’autorità morale e politica tale da guidare la comunità internazionale verso la soluzione di questi problemi».

 Affari & Finanza, il supplemento del lunedì di Repubblica, affronta in modo più analitico il programma di Obama: “Obamanomics Le ricette per uscire dalla crisi” è il titolo del pezzo di Eugenio Occorsio. Barack vuole rivedere l’intero apparato fiscale, aggiustando le percentuali (che Bush ha ridotto a favore dei più ricchi). Arriveranno invece aggravi ai super ricchi mentre per la middle class benefici fino al 5%. Ripresa dei consumi dal basso, è l’obiettivo. Non sono escluse nella riforma fiscale le aziende: aggravi delle tasse sui capital gain ed esenzione per le start up e le piccole società (per incoraggiare le assunzioni). Quanto alle misure finanziarie: 1) per il commercio cooperazione fra i diversi soggetti; 2) assistenza sanitaria: obbligo di copertura gratuita per tutti i bambini; sussidio federale basato su l reddito per chi non ha un’assicurazione pagata dal datore di lavoro; network nazionale per istituzioni pubbliche e private per chi non ha un’assicurazione; pressioni sugli imprenditori perché la assicurino. 3) istruzione: creazione di un fondo di 25 miliardi di dollari per prevenire o tamponare i tagli federali; un altro piano da 25 miliardi per interventi a favore delle infrastrutture…

“Dalle staminali all’aborto: Obama vuole cancellare Bush”, titola in prima pagina sotto il caso Alitalia il Corriere della Sera e la fotonotizia con la rissa fra monaci greco-ortodossi e armeni al Santo Sepolcro di Gerusalemme. Il presidente eletto sarebbe in procinto di abolire o cancellare almeno 200 decreti e regolamenti varati da Bush. Nel mirino in particolare il limite ai fondi federali per la ricerca sulle staminali, la legge sull’aborto, alcune norme molto restrittive sull’immigrazione e le normative sulle emissioni di biossido di carbonio. I servizi vanno da pagina 9 a pagina 11. In realtà l’approfondimento sull’agenda di Obama è limitato a pag 9, le due successive infatti mettono sotto la lente lo stile di vita del leader nero sotto il titolo “Basket, surf, bici: l’Obama fitness: «Così riesco a bruciare lo stress»”. Tornando alla revisione del bushismo gli esperti al lavoro sono 50. L’obiettivo sarebbe quello di cancellare, spiega il quotidiano milanese, provvedimenti dai forti connotati ideologici e «politicamente divisivi», con cui l’attuale amministrazione aveva sposato tutte le istanze della destra più conservatrice e di quella religiosa. A piede Aldo Cazzullo firma un reportage da Detroit, l’ex capitale dell’automobile città simbolo della crisi, dove la vittoria democratica non ha acceso grandi speranze. 

Un approccio cauto, sul modello dell’ex presidente Bill Clinton o una strategia a big bang come quella di Roosevelt? Pare che l’approccio di Obama sarà una soluzione mista: azioni aggressive sul piano economico e manovre più misurate negli altri campi. La Stampa dedica il titolo principale della copertina di oggi e ampio spazio all’interno alle prime indiscrezioni sulla composizione del nuovo governo Usa e sulle riforme che Obama avrebbe in mente. La squadra di transizione guidata da John Podesta è al lavoro sui traguardi dei primi cento giorni di governo e ha individuato 200 provvedimenti dell’amministrazione Bush da «ribaltare», dal clima alla ricerca sulle staminali. Ma in realtà non si conoscono i dettagli, e il suo staff sui temi sensibili ha l’ordine di tenere le bocche cucite almeno fino al 17 novembre quando ci sarà la seduta “anatra zoppa” in Senato con l’amministrazione uscente. Sul fronte crisi economica da segnalare l’intervista di Maurizio Molinari al nobel per l’economia  Robert Solow, che afferma che la nuova amministrazione Usa non deve aver paura del deficit, anzi deve usarlo come una carta economica in questa situazione di particolare crisi ed emergenza. Solow sottolinea che «il pacchetto di stimoli di cui parla Obama è troppo vago». In campagna elettorale ha parlato di 60 miliardi di dollari, ora alcuni leader democratici del Congresso accennano a 100 miliardi. Secondo il premio nobel è una cifra «inadatta alla pesante recessione cui stiamo andando incontro». Servirebbero «almeno 300 milioni di dollari» per risollevare il consumo di beni e servizi, spalmato su tutte le classi sociali. «Bisogna spendere più soldi pubblici ma in maniera saggia» e in particolare rivedere la norma che impedisce ai singoli Stati di spender più dei profitti «inadeguata ai tempi che stiamo vivendo». Solow individua l’inizio di una nuove fase economica in cui toccherà alla finanza pubblica «svolgere l proprio ruolo, con sapienza e senza eccessi, per mettere in circolazione denaro sufficiente per sostenere i livelli di occupazione e portare alla ripresa dei consumi».

Avvenire (il lunedì non esce) ieri titolava in prima pagina: “Il terrorismo e l’Iran. Prime spine di Obama. Al-Qaeda minaccia un attacco «peggio dell’11 settembre».E sul nucleare subito il fuoco di sbarramento di Teheran”, dedicando al tema tutta pagina 5. “E l’Iran gela Obama sul nucleare: ripete gli stessi errori di Bush”. Fonti legate al network di Bin Laden hanno rivelato l’esistenza di un piano terroristico in fase avanzata: «L’ordine dallo sceicco è già partito, aspettiamo solo il momento giusto». C’è, poi, un breve cenno alle scuse di Obama a Nancy Reagan («Non voglio dare l’impressione di un momento alla Nancy Reagan, con sedute spiritiche», aveva detto durante la prima conferenza stampa post-elezioni) e al periodo di convivenza «forzata» a Radio America fino al 20 gennaio, nell’appuntamento del sabato in diretta dalla Casa Bianca, di due presidenti, Obama e Bush, che per il momento sembra stiano vivendo una vera e propria luna di miele.     Pag. 4, invece, è dedicata alla crisi finanziaria: “Riforma dei mercati, Usa e Ue più vicini”.   Ieri a San Paolo in Brasile, i ministri economici e finanziarti del Gruppo dei Venti hanno preparato il terreno al summit dei big che si svolgerà fra una settimana negli Usa. Sabato, la portavoce della Casa Bianca, Dana Perino, ha dichiarato che c’è un terreno d’intesa tra Europa e Stati Uniti sulla necessità di una riforma del sistema finanziario mondiale. Intanto, un piccolo box  ricorda che in Italia, a causa della congiuntura economico-finanziaria, hanno già chiuso 337mila aziende…

“Michelle, alla Casa Bianca. Arriva il presidente ombra” è il titolo  del lancio in copertina de Il Giornale per stare sulla vicenda Obama che tiene la pagina 6. Oggi  il neo eletto presidente entrerà alla Casa Bianca per un colloquio con Bush e a Michelle  toccherà il tour della Casa con tè offerto dalla padrona di casa Laura Bush che darà consigli. Questo secondo il protocollo, ma Rolla Scolari scrive che « Michelle  non sembra in realtà  essere alla ricerca di idee su come comportarsi nei prossimi 4 anni. Ha già dato  indicazioni chiare ai mass media “non sarò una co-presidente, al massimo una mom in chief”».     La Scolari rivela che gli analisti americani stanno già aspettando la signora Obama che «resterà nell’ombra nei primi mesi poichè ci sono molti indizi che parlano di una personalità forte tenuta a freno nei mesi della campagna». Il pezzo ricorda la tensione che suscitarono le parole di Michelle Robinson “Per la prima volta mi sento fiera  del mio Paese”. La Scolari dopo avere  ricordato i gusti culinari dell’Obama family, stringozzi alla carbonara e risotti,  continua con il ritratto della first lady che «rimprovera il marito di essere un sognatore e gli infonde  il pragmatismo che a volte gli manca» e che «Ha capito che il suo ruolo non era quello di  testimoniare l’avanzamento sociale delle donne afroamericane, bensì quello di far sentire a proprio agio l’elettorato». Ecco perchè la Michelle versione elettorale era addolcita rispetto a prima e a lei il compito di umanizzare il marito: «non mette a posto il burro nel frigo, lascia calzini in giro per casa, e  che ha l’alito pesante il mattino». “Obama, via alla transizione. Oggi vertice con Bush” e l’occhiello annuncia “Il presidente eletto boccia 200 provvedimenti di Bush. Riviste le norme sulle staminali”. Marcello Foa scrive che la collaborazione dipende dal fatto «che l’11 settembre 2001 è stato d’insegnamento. E’ opinione diffusa che Bin Laden sia riuscito a preparare  gli attentati indisturbato  approfittando dello sbandamento  del nuovo Governo che impiegò molte settimane prima  prima di assumere il controllo dei dossier in particolare quelli sull’antiterrorismo» . Obama scrive Foa « avrà mano liberissima visto che può contare  sulla maggioranza alla Camera e al Senato. E lo dimostrerà cancellando con un solo ordine esecutivo il provvedimento che limita i finanziamenti per la ricerca  sulle staminali, che Bush non aveva fatto tradurre in legge». Oltre a questo, si diceva altri 200  i provvedimenti da cancellare – secondo quanto scriveva ieri il Washington Post riferendosi a fonti dello staff di Obama – «tra cui quelli relativi al  cambiamento climatico,  aborto, trivellazioni petrolifere e di gas». Breve: il governatore della California il repubblicano Schwarzenegger ha offerto la propria totale collaborazione al neo eletto. Ma ha negato  di essere pronto ad accettare un ruolo nella futura amministrazione. 

 E inoltre sui quotidiani di oggi:

Scuola e università

Corriere della Sera – L’editoriale di oggi a firma Giovanni Sartori mette a fuoco le “Malattie della scuola”. Secondo il politologo sarebbero tre gli elementi distorsivi del nostro sistema. Premessa: «All’origine di tutti i mali del nostro sistema educativo c’è la scoperta (dico così per dire) che la scuola coinvolge un enorme serbatoio di voti», quindi gli interessi della scuola sottostanno a quelli politici. Le tre storture: 1. Il sessantottismo, che ha predicato l’ignoranza del passato e distrutto il principio del merito. 2.il progressivismo pedagogico che ha generato la dottrina che il bambino non doveva essere frustrato da punizioni. 3. La teoria della società post industriale come «società dei servizi» fondata sul sapere. D’accordo, dice Sartori, ma il post industriale non può sostituire l’industriale, ovvero il nocciolo duro della produzione della ricchezza. 

Il Sole 24 Ore – Il Sole del lunedì dedica la copertina alle università e in particolare ai loro conti. Sono 5 gli atenei italiani in profondo rosso: Siena in vetta (150 milioni di debito), poi Firenze (40), Urbino (13) e, meno nei guai, Trieste e Pisa. Nonostante tutte si lamentino delle risorse scarse, nota il Sole, tutte però aumentano docenti e cattedre: dal 2000 gli ordinari sono il 32% in più a fronte di un 105 in più di studenti. La più sprecona in questo senso è Foggia (docenti quadruplicati) poi Napoli. In tutto questo, sempre secondo il Sole grazie alla riforma Gelmini sono in arrivo più finanziamenti – e uno si chiede ma allora cosa protestano a fare? Ecco la risposta: i tagli riguardano il fondo ordinario, ridotto del 17% da qui al 2011; arrivano invece più fondi per borse di studio e destinate solo agli atenei meritevoli, e che ricevono attualmente meno fondi di altre.

Carcere
Corriere della Sera – Al poco invidiabile record italiano, almeno questo sostiene il quotidiano diretto da Paolo Mieli, di appena due detenuti sani su 10 è dedicato il focus del Corriere, che prende il via dai dati della Commissione Giustizia del Senato. Questi i dati in percentuale: il 20% dei ristretti è sano. Il 38% in condizioni mediocri, il 37% in condizioni scadenti e il 4% in condizioni gravi. 

La notte della Diaz

La Repubblica – R2: “Diaz, la notte nera della democrazia il giorno del giudizio per 29 poliziotti”. Giuseppe D’Avanzo rievoca in un pezzo bello ma molto crudo il blitz notturno delle forze dell’ordine che hanno considerato dei cittadini inermi come “nemici” e si  sono comportati di conseguenza. Il processo ha dimostrato che la versione ufficiale era piena di bugie: «uno Stato che si presenta nelle vesti di sbirro e carnefice fa assai presto a diventare uno Stato criminale quando il dissidente, il non conforme, l’altro diventa un “nemico” da annientare»…

Traffico di bambini

La Repubblica – A pagina 54: “Nigeria, orrore in clinica stupri per ‘fabbricare’ bambini”. Riferisce Cristina Nadotti di bimbi fatti nascere per alimentare il mercato della prostituzione, per diventare schiavi o per i riti di stregoneria… La fabbrica per bambini, celata in una clinica per la maternità a Enugu, è stata indicata da alcune ong e ora l’Agenzia nazionale per il bando del traffico di esseri umani (nata nel 2004) ne ha dato notizia: «Riteniamo che esistano molte cliniche come questa e che vi sia una rete che le collega. Le dimensioni del traffico di bambini sono enormi e hanno scopi che non sempre riusciamo ad individuare». I bimbi venduti per una cifra che poteva oscillare fra i 2000 e i 3500 euro. Tra le loro destinazioni finali anche l’Europa (e l’Italia).

Badanti di condominio

Il Sole 24 Ore – Pag. 12: sperimentata ad Alessandria, si tratta di una figura innovativa di assistente assunta direttamente dal condominio per assistere una serie di famiglie che vivono nello stesso palazzo, con la supervisione di Comune e Asl. È un esempio di microprogetto che potrebbe essere esportato altrove, e infatti a Trieste l’esperimento è stato replicato.

An e i writers

La Repubblica – Curiosità: il giornale di An, Il Secolo d’Italia, esce con una inaspettata difesa dei writers. «Ma che colpa abbiamo noi se ci piacciono…». Elogio degli autori dei murales, a dispetto della proposta di Berlusconi di mandarli in galera e in sintonia con il ministro La Russa che li ha
difesi… (La breve non lo dice, ma intanto la Meloni, ministro della gioventù, continua con il suo silenzio…).

Credito e immigrati

Il Sole 24 Ore – Credito agli immigrati? No grazie. Più difficile per gi stranieri in Italia ottenere un prestito, anche se aumenta la domanda. Ma sono le bnche a essere più prudenti, e in effetti qualche ragione c’è visto che il tasso di insolvenza degli immigrati è superiore quello degli italiani. Qualche dato? Se un italiano chiede un prestito personale, gli viene rifiutato nel 54,42% dei casi; nel 72,84% a un tunisino. Quanto all’insolvenza, per gli italiani siamo al 3,99%, che sale all’11,81% tra i marocchini.

Fondi europei

Italia Oggi – Ci sono 800 milioni di fondi cofinanziati dalla Ue da spendere entro il 31 dicembre 2009. Progetti che prevedono ricerca e sviluppo, investimenti in nuovi scenari internazionali, in un ottica di sviluppo sostenibile, con specifica attenzione al fattore umano, all’applicazione dell’Itc, al risparmio energetico, al miglioramento del mercato dei capitali,  alla qualità della vita, all’inclusione sociale, all’ambiente, alle pari opportunità. Sono queste alcune novità per il futuro delle agevolazioni previste dalla relazione degli incentivi 2000-2007 che lancia le linee direttive per i prossimi anni.  
Il percorso futuro prevede uno stretto raccordo tra il ministero dell’istruzione, dell’università  e della ricerca e il ministero dello sviluppo economico.  Questi due soggetti avranno la possibilità di concordare con le regioni specifici modi e tempi di intervento per azioni congiunte. A differenza delle linee guida degli anni scorsi, mutano in modo significativo le priorità dell’azione pubblica, passando da obiettivi di crescita dell’occupazione, a obiettivi di aumento della produttività e della competitività.  

Congo

La Stampa – Su La Stampa con titolo in prima pagina un ampio reportage di Domenico Quirico da Goma, sulla guerra che ripresa nella regione più ricca e disperata del Paese e soprattutto su una popolazione prostrata, diventata ormai una popolazione di profughi: «Vincitori e vinti avanzano e si ritirano tirandosi dietro un immenso armento umano, un milione di persone, come ostaggio barriera, forma di pressione». «Per loro l’Onu non ha sparato una pallottola, solo tante parole. E quelle non contano». «Sono i profughi i veri eroi di questo tempo dell’Africa» scrive Quirico. «I signori, tutti sudici tutti colpevoli di questa guerra, da un parte un governo corrotto e incapace che pensa solo a recuperare le miniere, dall’altra un generale (il capo dei ribelli Laurent Nkunda, ndr) che dietro lo schermo della difesa della sua etnia, i ruandesi tutsi che vivono in questa parte del Congo, nasconde la volontà di impadronirsene, sono paccottiglia umana».

 

 

 


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