Politica

Il new deal verde

Parla il commissario europeo all'Ambiente Stavros Dimas: «Caro Berlusconi, non ci sono ragioni valide per ridurre i nostri obiettivi nella lotta al cambiamento climatico»

di Elisa Cozzarini

«La lotta al cambiamento climatico è una grande opportunità per l’Europa e, di fronte alla crisi finanziaria, il pacchetto clima ed energia dell’Ue diventa ancora più importante e necessario per tutti, compresa l’Italia che ne contesta i costi». Il messaggio per il governo Berlusconi non potrebbe essere più chiaro. E arriva dal commissario europeo per l’Ambiente, Stavros Dimas (che, forse è bene ricordarlo, appartiene al partito di centrodestra greco), in un’intervista pubblicata su Ecomondo, il mensile di ambiente, energia e risorse realizzato in collaborazione con WWF Italia, in edicola con Vita Non Profit Magazine di questa settimana.


Ecomondo: Ricapitoliamo: cosa prevede il pacchetto Ue?
Stavros Dimas: Quattro misure per raggiungere gli obiettivi 20-20-20 concordati dai 27 leader europei lo scorso anno, cioè tagliare le emissioni di gas serra almeno del 20% e aumentare l’uso delle rinnovabili al 20% entro il 2020. La principale misura consiste nell’allargare e potenziare il sistema per lo scambio di quote di emissione di gas serra all’interno dell’Ue. Dal 2013 il sistema sarà applicato ugualmente a tutti gli Stati membri. Altre due misure, invece, stabiliscono obiettivi che variano da Stato a Stato, a seconda della ricchezza interna. Si stabiliscono obiettivi nazionali per incentivare le rinnovabili e ridurre le emissioni in settori come case, trasporti, agricoltura e rifiuti. La quarta misura prevede l’uso di una tecnologia capace di catturare le emissioni di CO2 e immagazzinarle sottoterra o in fondo al mare, in modo che non possano influire sul riscaldamento globale.
Ecomondo: Il taglio del 20% delle emissioni per il 2020 sarà davvero rispettato?
Dimas: Assolutamente sì. Abbiamo preso un serio impegno, da cui partiamo per le trattative internazionali post Kyoto. Siamo pronti anche ad aumentare i tagli di emissioni fino al 30%, se altri Paesi sviluppati si impegneranno in simili riduzioni.Non ci sono ragioni valide per ridurre i nostri obiettivi o addirittura accantonare la lotta al cambiamento climatico. Al contrario, tutti i governi sanno che i costi dell’azione per la protezione del clima sono molto più bassi di quanto ci costerebbe lasciare tutto come sta.
Ecomondo: Anche di fronte alla crisi dei mercati finanziari?
Dimas: Non si tratta di scegliere tra l’occuparci della crisi finanziaria o del cambiamento climatico. Possiamo e dobbiamo fare entrambe le cose. Le misure per il clima, come gli investimenti nelle energie pulite e per la tutela dell’ambiente, devono essere considerate parte integrante delle azioni dei governi a sostegno dell’economia. Funzionerà nel breve termine e allo stesso tempo accelererà il passaggio verso un’economia a basso consumo di idrocarburi sul medio e lungo periodo.
Ecomondo: Quali sono i costi e benefici per l’Italia?
Dimas: Il governo sostiene che il pacchetto costerà l’1,14% del Pil nel 2020, ma c’è un malinteso. Il dato è stato preso dallo scenario che la Commissione ha elaborato prevedendo i costi più alti. Noi stessi abbiamo scartato quest’opzione perché troppo costosa. Secondo lo scenario che abbiamo scelto, invece, il costo sarà al massimo dello 0,66% del Pil. Lo 0,36% sarà investito in Italia e dunque non va considerato una perdita. Contribuirà alla creazione di nuovi posti di lavoro, nel settore delle rinnovabili, ad esempio il solare. Considerando quanto sole c’è in Italia, mi ha sempre colpito quanto poco vengano utilizzati i pannelli solari e fotovoltaici da voi! Il rimanente 0,3% è la stima dei costi che potrebbero servire a garantire all’Italia di raggiungere i suoi obiettivi, ad esempio acquistando certificati di emissioni nei Paesi in via di sviluppo. Il pacchetto ridurrà anche la pesante dipendenza dagli idrocarburi, circa del 10% nel 2020. Quindi il vero impatto del pacchetto sarebbe molto inferiore dello 0,66%.
Ecomondo: Il costo totale tra il 2013 e il 2020 sarà di 181 miliardi di euro secondo il governo italiano…
Dimas: Non è chiaro come si sia arrivati a questa cifra, ma anche in questo caso credo si tratti di un’incomprensione. L’1,14% del Pil nel 2020 si tradurrebbe in un costo di 21 miliardi per quell’anno. Ma il costo sarebbe minore negli anni precedenti: non si può prendere la stima per il 2020 e moltiplicarla per gli anni tra il 2013 e il 2020. In ogni caso, come ho detto, il costo massimo sarà dello 0,66% del Pil, cioè 12,1 miliardi nel 2020. Da quella cifra va sottratto il risparmio per i benefici nella riduzione delle emissioni: circa 800 milioni di euro nel 2020.
Ecomondo: A che punto sono le trattative sul pacchetto?
Dimas: La Commissione sta facendo il possibile per chiarire i malintesi con le autorità italiane. Sono settimane intense, in cui la Commissione affianca la presidenza francese nella risoluzione dei problemi sollevati dall’Italia e da altri Stati membri. In dicembre si raggiungerà l’accordo, un new deal verde che porrà l’Europa in vantaggio nei confronti di altre regioni del mondo che sono ancora indietro sulla strada dell’innovazione e della lotta al cambiamento climatico.


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