Cultura

Kawabata, i dolori e la felicità di tutti

Recensione del libro "Racconti in un palmo di mano" di Kawabata.

di Domenico Stolfi

La nostra sensibilità e le nostre capacità percettive si sono talmente sclerotizzate, bombardate come sono da un coacervo continuo di stimoli rozzi, chiassosi e plateali, che la nostra capacità di meraviglia diventa sempre più ottusa. Leggere Racconti in un palmo di mano (Marsilio, 19,50 euro) di Kawabata, scrittore giapponese capace di fissare in un tratto di scarna liricità ogni più minuta percezione, può diventare così una sorta di rieducazione a sentire di nuovo l?incredibile ricchezza del mondo fenomenico e a non reagire al convulso chiasso che ci circonda rifugiandoci in un intimismo sterilmente querulo. Kawabata è il poeta d?un ordine che, egualmente lontano dal chiasso ottundente, dall?appiattimento anonimo e dalla recitazione privata, colloca l?individuo, inconfondibile ma non esorbitante, nel grande paesaggio della natura e della storia. Non porge l?orecchio alla propria reattività psicologica bensì alle innumerevoli voci del mondo, si fa ventriloquo dei propri personaggi e degli altri uomini, dando espressione e parola a felicità e dolori che sono di tutti e non appartengono a lui più che a qualsiasi altro. Qui, lo scrittore si dissimula e scompare, nascondendosi e salvandosi nell?opera come facevano i rapsodi nelle strofe dei loro canti o i capomastri nelle volte delle cattedrali. Qui, lo scrittore fa il poeta e non il garrulo piagnone delle sue personalissime ubbie.


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