Mondo

La commozione di un’africana

Il corrispondente da Bruxelles di Vita racconta il pianto di gioia della moglie ruandese alla notizia dell'elezione di Obama

di Joshua Massarenti

La notte del 4 novembre 2008 rimarrà un momento indimenticabile nella storia degli Stati Uniti. Ma chi pensa che il trionfo di Barack Obama si limita a una svolta (seppur epocale) di un paese segnato dalle discriminazioni razziali, sbaglia. E di grosso. Nel mondo, milioni e milioni di africani e migranti provenienti dalla culla della civilità umana, si sono svegliati con una sensazione nuova. Di straordinaria freschezza. Una freschezza di cui noi italiani abbiamo un disperato bisogno.

L’ho capito all’alba guardando gli occhi di mia moglie, africana e incredula rispetto a quanto stava accandendo oltreoceano. Il suo sguardo bagnato da lacrime di gioia è stato il regalo più bello che la politica mi abbia mai offerto. Ho provato a immaginare quante lacrime e quanta gioia Obama sia riuscito a provocare tra gli africani e i loro discendenti. Parliamo di millioni di esseri umani accusati per secoli di appartenere all’ultima scala sociale del pianeta. Da oggi non più. Il riscatto dell’Africa è passato per il destino straordinario di un meticcio che il mondo ha voluto definire nero. Nero volevamo che fosse, pensando che mai sarebbe riuscito a conquistare la Casa Bianca, e nero rimarrà. Per giunta di fresche origini africane. Ecco perché l’Africa puo’ a giusto titolo dirsi fiera di Obama, e quindi di se stessa. Che lo vogliate o no, gli africani non ci guarderanno più allo stesso modo. Nemmeno quelli più poveri. Qui sta la svolta epocale di queste elezioni americane. Agli italiani (ed europei), non rimane altro che stare al passo con la Storia.

Nella foto: Obama con nonna Sarah in Kenya

Leggi il reportage di Joshua Massarenti da Obama Village


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