Welfare
DIPENDENZE. Meno repressione, più formazione
Da Parco Lambro appello di don Antonio Mazzi (Exodus) e don Virginio Colmegna (Ceas): Occorre coinvolgere i giovani della città in un grande confronto collettivo
di Redazione
Il problema delle droghe, i fenomeni di bullismo, le azioni di violenza e di intolleranza e più in generale l’emergenza educativa «non si affrontano con un pacchetto di sanzioni, con un crescente presidio del territorio mediante la forza pubblica, ma con un’energica azione formativa ed educativa offerta sia agli adulti che alle nuove generazioni».
È l’appello a due voci di don Antonio Mazzi, fondatore di Exodus, e don Virginio Colmegna, da anni impegnato nelle attività del Centro Ambrosiano di solidarietà (Ceas), due storiche comunità di recupero con sede a Parco Lambro, Milano.
In una lettera aperta indirizzata al presidente della regione Lombardia Roberto Formigoni, al presidente della provincia Filippo Penati e al sindaco del capoluogo lombardo Letizia Moratti, i due operatori invitano a un momento di confronto, che sarà presentato giovedì 6 novembre, e sottolineano come per far fronte al crescente disagio sociale «sia necessario consolidare pazientemente il tessuto educativo e di responsabilità individuale e collettiva», recuperando un approccio positivo ed evitando arroccamenti.
«Ci sentiamo di lanciare questo forte appello proprio partendo dal Parco Lambro, che costituisce la chiara dimostrazione di come si possa trasformare un luogo di degrado e paura in una realtà di vita», proseguono Mazzi e Colmegna. La droga, si afferma nella lettera aperta, oggi è consumata nella normalità e a differenza di un tempo non evoca più dipendenza e sconfitta ma entra nei luoghi quotidiani di vita, acquisendo un forte richiamo di gruppo. Proprio per questo «le dipendenze non sono un problema di ordine pubblico. Oggi la sfida si gioca sull’impegno di tutta la società ad interrogarsi su come dire dei no accompagnandoli a cambiamenti profondi di stili di vita».
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