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RIFIUTI. Contro lo smaltimento, la filiera dei materiali
Le Assise della città di Napoli e del Mezzogiorno d'Italia bocciano le linee programmatiche della Giunta regionale campana per la gestione dei rifiuti urbani: violano la Convenzione di Aarhus e non considerano lo stato della salute dei cittadini.
«Le Linee programmatiche elaborate dalla Giunta regionale, di concerto con l’Assessorato all’Ambiente, sono state adottate in assoluta violazione del diritto di partecipazione così come previsto dalla Convenzione di Aarhus. E questo, mentre è in corso la costituzione di un Forum regionale, che ha come ragion d’essere proprio l’applicazione della suddetta Convenzione». È inequivocabile il giudizio espresso dalle Assise della città di Napoli e del Mezzogiorno d’Italia, riunitesi domenica 2 novembre a Palazzo Marigliano in seduta straordinaria, insieme a numerosi comitati cittadini e associazioni ambientaliste, per commentare le Linee programmatiche 2008-2013 elaborate dalla Giunta regionale campana per la gestione dei rifiuti urbani.
Il presidente del Comitato scientifico Alberto Lucarelli e il segretario generale delle Assise Nicola Capone hanno dichiarato illegittimi e disapplicabili direttamente dalla magistratura civile e amministrativa gli atti adottati in riferimento a quelle stesse Linee programmatiche, invitando la Giunta a riformularle nel rispetto del diritto di partecipazione fin dalla prima fase elaborativa. Così come sono, infatti, «Non considerano lo stato della salute delle popolazioni campane e la condizione tragica in cui versano molte aree rurali del nostro territorio, oggetto di sversamenti illegali e legali di rifiuti tossici, speciali, pericolosi e tal quali», sostengono i due, per i quali né discariche, né inceneritori e tantomeno le cosiddette ecoballe, rappresentano la scelta ottimale.
«In Italia, ormai da anni, al ciclo integrato dei rifiuti, incentrato sulla pratica dello smaltimento e finalizzato al recupero energetico, si è sostituito il concetto della filiera dei materiali, incentrata sulla pratica della gestione e finalizzata al recupero della materia», fanno sapere dalle Assise. «In questo tipo di gestione basta una raccolta differenziata di umido e secco, impianti di vagliatura e selezione meccanica, impianti di recupero del residuo. Tutto ciò avrebbe un costo ambientale e sociale pari a zero e peserebbe decisamente di meno sull’erario pubblico e sui fondi europei».
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