Mondo

CONFLITTI. Il peacekeeping nonviolento cambia il mondo

Lo statunitense Mel Duncan e la sua Nonviolent peaceforce, fra le poche presenti in zone di guerra come Sri Lanka e Filippine, nominati da una rivista Usa fra "quelli che stanno cambiando il mondo"

di Daniele Biella

Basta “danni collaterali”, ovvero le morti di civili indifesi nelle guerre di tutto il mondo. È con questo spirito che nel 2002 lo statunitense Mel Duncan ha fondato Nonviolent Peaceforce, vasta organizzazione internazionale oggi composta da 160 organizzazioni e dedita al peacekeeping nonviolento nei luoghi caldi dei conflitti.

Ed è grazie all’impegno in prima linea, suo e della sua ong, che Duncan è stato insignito nei giorni scorsi del premio ‘Visionario che sta cambiando il mondo’, riconoscimento che ogni anno l’autorevole rivista statunitense Utne reader attribuisce alle 50 persone che più si sono distinte in azioni di solidarietà locale e mondiale.

“In un’epoca in cui i civili sono spesso le prime vittime di conflitti in cui non hanno alcun interesse diretto, quello che ha creato Duncan è un’idea radicale per cambiare le cose”, sono le parole con cui la rivista ha spiegato l’assegnazione del premio a lui e all’organizzazione, protagonisti, sempre secondo Utne reader, di “pacifismo combattivo che crea possibilità concrete di successo”.

Nonviolent peaceforce, Np, è composta oggi da decine di attivisti per i diritti umani di varie nazionalità che, dopo un’assidua formazione, vengono inviati in missione nelle tre attuali aree di intervento dell’organizzazione: lo Sri Lanka (Np è una delle pochissime associazioni che è rimasta a cercare di mediare, con 40 volontari, tra i ribelli delle Tigri Tamil e l’esercito governativo), il Guatemala e le Filippine, dove i dieci operatori presenti hanno aiutato di recente i peacekeepers Onu ad evacuare migliaia di persone dalle zone di scontri tra ribelli e governo sull’isola Mindanao.

“Noi interveniamo solo quando gruppi della società civile locale ci chiedono di farlo, e dopo un’accurata analisi della situazione, e quello che facciamo è tenere il più possibile aperto ogni canale di comunicazione fra le parti in causa”, spiega così Duncan la logica d’intervento di Np, Un lavoro arduo e rischioso. “Ma solo trovando un dialogo vero essi possono arrivare a una soluzione, l’aiuto esterno non può portare la pace, piuttosto può creare lo spazio dove i locali possono continuare a vivere e a sperare in una risoluzione del conflitto”.

 


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