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Scuola, sulla cresta dell’Onda
Un milione in piazza, cortei in tante città contro il decreto Gelmini. La scuola e l'università continuano a infiammare il dibattito politico
E’ l’ora della piazza, dopo il sì del Parlamento al decreto Gelmini. E i giornali dedicano molte pagine al movimento degli studenti e alla manifestazione dei sindacati. Con molti commenti e qualche curiosità, come la contestazione a Beppe Grillo, avvenuta a Bologna.
- E inoltre la rassegna stampa oggi si occupa di:
- Salva manager
- Famiglia
- Immigrati
- Ilva
- Elezioni Usa
“Questi fantasmi” è il titolo del fondo del Corriere della Sera a firma di Pierluigi Battista. La tesi è che «i violenti esistono e di loro si devono efficacemente occupare i responsabili dell’ordine pubblico». E fin qui tutti d’accordo. Ma quello che preoccupa Battista è il remake del solito canovaccio stile 68: «ma come in un gioco di specchi, la stessa fissazione (dei manifestanti, ndr.) rischia di riverberarsi nelle teste e nelle penne di chi commenta». E invece «i 300 violenti non sono un prolungamento dei cruenti anni 70, ma una scheggia delimitata e circoscritta chi si può ancora impedire di contaminare i tanti che con la pratica e il mito della violenza non hanno (al momento) nessuna dimestichezza. Il titolo di apertura invece è: “Scuola in piazza. Maroni: non occupate”. Nel sommario l’invito del ministro si trasforma in un più minaccioso: chi impedisce di studiare sarà denunciato. I servizi vanno da pag. 2 a pag. 6. A Bologna Beppe Grillo prova ad aggregarsi al corteo degli studenti, ma viene accolto con cori e insulti e da un ruvido invito «a non fare la prima donna» che spingono il comico a fare un passo indietro: «Hanno ragione, la manifestazione è la loro».
La Repubblica apre sulla manifestazione: “Un milione contro la Gelmini”. Molto spazio agli scioperi di tutta Italia. Il racconto principale è di Giuseppe D’Avanzo: “Il giorno della verità dei fratelli d’Italia”: riferisce lo scatto d’orgoglio dei prof e degli studenti (che non ritengono la scuola sia allo sfascio), dell’idea della Gelmini come presenza muta e gestita da Tremonti, dell’aspettativa di un documento di riforma educativa da condividere e discutere…Nelle sei pagine dedicate alla giornata di ieri, anche Repubblica dà spazio al caso di Grillo: “Bologna, gli studenti contro Grillo «Niente primedonne nei cortei». Il titolo dice tutto: lui ci rimane male ma poi abbozza e si mette in coda al corteo….il commento è di Tito Boeri: “Ma il vero nemico è il precario”. dalla prima alla 39, per dire che la manifestazione era contro la riforma Gelmini, ma appunto il vero nemico è il precariato e aggiunge che, di fronte alla delega che Mariastella ha firmato a favore di Tremonti (vero autore della riforma che taglia), gli studenti universitari potrebbero fare la differenza, chiedendo una università migliore e facendo, loro, alcune proposte: accesso eguale al mercato del lavoro; valutazione delle università, della ricerca e della didattica; denuncino il nepotismo…a pagina 11 Massimo Giannini intervista D’Alema: “Tra Berlusconi e il paese idillio finito nel Pd si deve aprire una nuova fase”. Nel titolo in pratica c’è tutto. Fra le affermazioni: «bisogna lavorare per costruire intorno al Pd una vasta coalizione democratica, e che ci permetta di alzare il nostro profilo riformista»; «per il Pd il problema non pienamente risolto continua ad essere quello della piena valorizzazione delle sue risorse. Andiamo verso la conferenza programmatica, e quello sarà un momento di verifica importante proprio per marcare il nostro profilo riformista».
Il Giornale in apertura titola: “I baroni barano sullo sciopero: non lavorano ma prendono i soldi.” E l’occhiello spiega: “Il trucco dei docenti universitari? Sospendere le lezioni: così sono assenti però a stipendio pieno”. La foto di copertina è per Grillo che è stato contestato dagli studenti: ” Vattene buffone. Grillo ha manie di protagonismo, non vogliamo prime donne”. La cronaca del corteo bolognese è di Claudia Solimei che racconta come alla fine Grillo sia stato accolto, abbia sfilato e su Cofferati nuovo suo concittadino ha detto: «Non so cosa gli faremo fare. Ma Genova è la città perfetta per scomparire». Paolo Guzzanti commenta la manifestazione: “Come sono vecchi quei cortei pieni di giovani”. In “Foto di gruppo” si individuano 50enni rispetto ai quali Guzzanti dice: «Questi ragazzi fanno casino soltanto perchè qualcuno gli ha detto che devono farlo».
“Siamo un milione”, “Siamo due milioni e mezzo” (nel circo Massimo, «anche se per starci tutti avrebbero dovuto essere magri come Fassino»). Massimo Gramellini in prima pagina de La Stampa firma un editoriale intitolato “Mondo auditel” in cui parla, appunto, della dittatura dei numeri, in cui è caduta anche la manifestazione contro il decreto Gelmini. L’importante è far sapere «che siamo in tanti»?
Il Sole 24 Ore non enfatizza la giornata di proteste. Mette di spalla su due colonne un titolo, centrato sull’uscita di Maroni: «Chi occupa sarà denunciato». A pagina 13, oltre all’articolo di cronaca, un’analisi sulla questione del tempo pieno. Solo a febbraio si potrà verificare se il taglio ai tre maestri produrrà una crescita del tempo pieno, e in quale entità. Si prevede un’estensione possibile dell’orario di 10 ore settimanali, comprensive di quelle di mensa. Ma la cosa va calibrata con la disponibilità di docenti da parte delle scuole. Il Sole poi pubblica un intervento di Andrea Ichino, che rilancia la questione del merito “per il Pd un’occasione mancata”. In effetti le analisi delle controproposte del Pd sull’università sono impietose. Scrive Ichino jr. «il pd è preso da ataviche paure. Non si trova nel suo programma nessuna critica alla posizione ipocrita di chi crede che per realizzare il diritto allo studio si debba concedere a chiunque l’ammissione all’università e la possibilità di andare fuori corso, con il risultato di dare a tutti un’istruzione di pessima qualità».
Italia Oggi a pag. 2 nota una coincidenza davvero curiosa o almeno una scelta di tempo perfetta. Ieri, Giorgio Napolitano, ha consegnato il riconoscimento ai nuovi alfieri del lavoro. Cioè, come spiega una nota del Colle, ai 25 migliori studenti d’Italia tra quello diplomati nelle scuole superiori. Chissà, se nei saloni del Quirinale è giunta l’eco degli slogan lanciati dei manifestanti contro la riforma Gemini. Di certo i 25 premiati non se ne sono accorti. E a pag. 4 titola: “In Vaticano brilla una Mariastella. Vescovi contro gli agitatori di piazza”. Al Vaticano piace il ministro Gelimini.Lo ha confermato il cappellano di Montecitorio, nonché Rettore della Pontificia Università Lateranense e presidente della pontificia accademia per la vita. «Penso di poter dire», ha detto a margine dell’inaugurazione dell’anno accademico, «che il ministro dell’Istruzione è una persona che sa ascoltare ma non le grida perché quando uno grida è difficile poter ascoltare quello che dice. Il ministro ha tutta la mia stima e credo ce la sua opera non sia un’opera di 15 giorni ma vada vista e valutata in tutta quanta la legislatura.»
Anche il vescovo di Como, monsignor Diego Coletti sta dalla parte della Gelmini: «per risolvere i problemi della scuola italiana, risulta inutile e dannoso intervenire agitando le piazze. Bene ha fatto il ministro a porre questioni come quella del maestro unico. Inoltre, non è possibile continuare a ragionare in termini di contrapposizione tra scuola pubblica statale e scuola pubblica non statale; la scuola pubblica non statale ha tutto il diritto di essere riconosciuta paritariamente come una istituzione di servizio pubblico rivolta a tutti». Coletti è anche presidente della commissione della Cei per la scuola. E quindi, la sue dichiarazioni in merito assumono una rilevanza maggiore, scrive Andrea Bevilacqua che ha firmato il pezzo.
Avvenire dedica le solite due paginone alla scuola: come d’abitudine su questo tema, tanta cronaca e pochi commenti. Oltre alle cronistorie dei vari scontri/cortei/sciopero e dei botta e risposta fra i leader politici dei diversi schieramenti, si dà spazio anche alle proposte costruttive delle associazioni dei genitori (“I genitori: pronti a lavorare sui regolamenti attuativi”, pag. 10), Age e Agesc, che il 5 novembre incontreranno il ministro Gelmini per discutere dei regolamenti applicativi della legge, e agli studenti che hanno preferito rimanere in aula anziché manifestare: “Ma c’è chi ha scelto di fare lezione: oltre il 40%”, pag. 11.
A pag. 16 c’è uno Speciale Agesc: “Federalismo a scuola, un rebus”. Focus sul destino delle paritarie che sarà presto in mano alle regioni. Il prossimo 18 novembre si terrà a Roma un convegno sul tema, con la partecipazione di esperti costituzionalisti e del mondo scolastico.
“Aula magna” titola a tutta pagina il manifesto su una foto della manifestazione con studenti sorridenti in manifestazione. Cinque le pagine dedicate allo sciopero di ieri. Simpatica una colonna di Stefano Benni dedicata a “Il mostro unico” ironica e scanzonata lettera della ministra Gelmini che prefigura dopo il maestro unico per i bambini delle materne il “mostro unico” appunto «Sarà proibito per decreto leggere favole che contengano più di un mostro e di un cattivo, con relativo aggravio per la spesa pubblica e soprattutto si dovrà in ogni fiaba sottolineare la natura perversa, facinorosa e vetero comunista di questo mostro (…)». Giuseppe Antonelli cerca invece di analizzare le parole usate nei cortei nell’articolo dal titolo “L’onda d’urto di slogan e invettive”. Nell’articolo si nota che gli slogan politici sono «succedanei degli slogan pubblicitari, la creatività linguistica della contestazione a rimorchio di quella dei copywriter. Come se ormai fosse impossibile andare oltre l’immaginario televisivo». Si nota anche l’assenza della K «quel k politico ancora vivo nelle “occupazioni” della pantera oggi non si usa più. Adesso però, ci sarebbe a disposizione il k telematico della sms generation. E invece niente: migliaia e migliaia di cartelli, manifesti e striscioni e non una k, non un’abbreviazione, non un emoticon, non un numero. Più che un’assenza si direbbe una rimozione collettiva per un movimento che sembra temere l’identificazione generazionale quasi quanto quella politica».
Sull’Università intervista di Teresa Pullano alla politologa Nadia Urbinati, docente alla Columbia University di New York che sulla possibilità di adottare il modello americano in Italia osserva «Il modello americano si regge su un’etica che in Italia è ben scarsa. Negli Usa un caso come quello del figlio di Bossi oppure come quello della ministra Gelmini che, per avere l’abilitazione da avvocato, da Brescia è scesa a Reggio Calabria, finirebbero sotto inchiesta e a entrambi verrebbe chiesto di dimettersi. Sono episodi che denotano tutto fuorché il valore del merito, ma in Italia non destano neppure scandalo. L’università italiana non ha bisogno di nessuna riforma, ne sono già stata fatte troppe. C’è invece bisogno di etica».
E inoltre sui quotidiani di oggi:
Salva manager
La Repubblica – Inoltre a pagina 20, “Le opposizioni: «Rispunta il salvamanager». Liana Milella segnala che la proposta che fece dire a Tremonti “o questa legge salta o si dimette il ministro” rispunta altrove, ovveroun disegno di legge firmato da Scajola sulle norme per gestire le imprese in crisi… In appoggio nella pagina: “Pdl, multa di 10 euro agli assenti alla Camera peones in rivolta”. le multe dovrebbero andare in adozioni a distanza (l’idea è del duo Cicchitto-Bocchino), ma i fannulloni parlamentari non sono d’accordo, anche se iniziano a lavorare il martedì e il venerdì le aule della Camera sono vuote. qualcuno propone: ci mettano i tornelli…
Famiglia
La Repubblica – R2 dedica il suo focus ai padri separati e impoveriti: “Se papà non arriva a fine mese”. Devono pagare gli assegni, la casa viene nel 94,5% dei casi assegnati a lei, e finiscono sul lastrico, pur avendo un lavoro. A Bolzano c’è una casa di accoglienza per padri separati; La provincia di Milano si è accorta della frequenza di padri separati nei dormitori e ha aperto uno spazio, Giopà, per consentire a padri e figli di passare insieme del tempo.
Corriere della Sera – Nei piani del governo il bonus bebè tanto sbandierato in campagna elettorale si trasforma in un prestito bebè come spiega il sottosegretario Carlo Giovanardi: «Consentiremo a tutte le famiglie che avranno un nuovo nato la possibilità di godere di un prestito di 5mila euro, rimborsabile in 5 anni a tassi di circa il 4%».
La Stampa – Oggi il consiglio dei ministri vara un pacchetto di misure anti-crisi che dovrebbe andare incontro alle esigenze delle famiglie. Ma per ora l’unica cosa certa è che sono stati trovati i fondi allo scopo di concedere prestiti di 5mila euro a un tasso del 4% per ogni nuovo nato, e solo per le famiglie numerose. L’opposizione replica al sottosegretario Giovanardi che le famiglie non hanno bisogno di nuovi debiti.
Il Sole 24 Ore – Bebé, 5mila euro a famiglie numerose. È l’ultima idea del governo per il sostegno alle famiglie: «Un prestito bancario di 5mila euro per ogni nuovo nato, rimborsabile entro 5 anni con un interesse del 4% (lo 0,25 in più rispetto al tasso di riferimento della Bce).
Immigrati
Corriere della Sera – Parigi vara la legge sui ricongiungimenti familiari degli immigrati. La normativa entrerà in vigore da dicembre e riguarderà gli stranieri compresi fra i 16 e i 65 anni di età. Chi arriva però dovrà conoscere la lingua e la cultura francese che sarà testata con un esame da svolgersi nel luogo di provenienza. I quesiti? Secondo il quotidiano conservatore Le Figaro che ha anticipato la notizia saranno del tipo: «In Francia è possibile che una donna lavori senza l’autorizzazione del marito?».
Il Sole 24 Ore – Il Sole fa il suo mestiere e dà il dato del gettito fiscale Irpef degli immigrati in Italia. È di 3,1 miliardi di euro. Il totale delle imposte però tocca i 3,7 miliardi.
Avvenire – “Immigrati, quattro milioni tra paure e integrazione”. Tutta la seconda pagina di Avvenire è dedicata al Dossier statistico sull’immigrazione 2008 di Caritas e Migrantes, Lungo le strade del futuro (512 pagine articolate il 50 capitoli). Un titolo che è anche un augurio e un invito, dato che la presenza di immigrati regolari in Italia ha raggiunto il 6,7% (un po’ più che nella media Ue) della popolazione residente, ed è un fenomeno ormai strutturato dal quale non si può prescindere nell’immaginare il futuro del nostro Paese. Monsignor Vittorio Nozza, direttore della Caritas, ha invitato in materia di politiche di integrazione a superare “il complesso di Penelope”, quello «che porta lo schieramento maggioritario a disfare quanto fatto in precedenza, senza che così possa nascere un minimo comun denominatore libero da logiche ideologiche o partitiche».
Nella stessa pagina, “Flussi da record, triplicate le assunzioni”. Il riferimento è sempre al numero di immigrati: 1 milione e 500mila i lavoratori in regola, mezzo milione quelli in nero. Producono il 9% del Pil nazionale. Crescono anche le testate etniche: 146 le lingue attive ad aprile 2007, due terzi delle quali nate negli ultimi 5 anni (63 giornali, 59 trasmissioni radiofoniche, 24 programmi tv).
Ilva
Corriere della Sera – A Taranto, la città più inquinata dell’Europa occidentale, dove risiede il 92% della diossina prodotta in Italia, adesso scoppia anche l’allarme piombo 210 e polonio 210. Due sostanze altamente radioattive. L’allarme lo lanciano tre associazioni Ail, peacelink e Comitato per Taranto. Intanto si apprende che fino ad ora i controlli dei camini dell’Ilva affidati all’Arpa venivano fatti attraverso un software gestito dalla stessa Ilva.
Elezioni Usa
Il Manifesto – Alle elezioni americane viene dedicata una pagina (pag 11), accanto all’articolo dedicato allo spot di Obama trasmesso dalle tv, Maurizio Galvani firma un articolo intitolato “Il terzo candidato ora è la recessione”. E dopo aver osservato che la crisi economica avvantaggerebbe Obama scrive «Le ragioni dello stop statunitense sono praticamente infinite; tra le tante, la frenata massiccia dei consumi privati, pari al 3,1% comunicata sempre ieri. Si tratta della più consistente contrazione dei consumi da 28 anni. Allora era presidente il democratico Jimmy Carter. Che non venne rieletto».
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