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Iraq: il 28 parte la carovana italiana di “scudi umani”

Partira' il 28 gennaio da piazza San Pietro a Roma la delegazione di 'scudi umani' italiani decisi a piazzarsi in postazioni strategiche in caso comincino i bombardamenti

di Paul Ricard

Partira’ il 28 gennaio da piazza San Pietro a Roma, diretta a Baghdad, la delegazione di ‘scudi umani’ italiani, il gruppo di volontari pacifisti decisi a piazzarsi in postazioni strategiche in caso comincino i bombardamenti anglo-americani in Iraq. Il gruppo si unira’ due giorni dopo a Milano con la colonna in formazione nelle altre capitali europee e coordinata dall’organizzazione ‘We The People’ (Noi, il Popolo), l’associazione di Ken Nichols, l’ex marine reduce dalla guerra nel Golfo, che oggi si batte per la causa irachena. “Per ora siamo una trentina, ma contiamo di aumentare di numero”, annuncia Rodolfo Tucci, presidente di ‘Human Shields’ (Scudi Umani), che coordina l’iniziativa e che in questi giorni sta contattando i vari gruppi della galassia pacifista italiana (dal mondo cattolico a quelo no-global) per raccogliere ulteriori adesioni. Il convoglio, che si muovera’ in automobile, dovrebbe entrare in Iraq il 9 febbraio. Tra le iniziative allo studio, anche l’ipotesi di un concerto a Baghdad. “Siamo professionisti, studenti, operai, musicisti, giornalisti, impiegati, disoccupati: volontari uniti dal profondo convincimento che la lotta al terrorismo, necessaria, dura, determinata, debba focalizzarsi nella ricerca e nella cattura dei terroristi e delle organizzazioni ad essi collegati, e non fondarsi sull’intelligenza delle bombe”: cosi’ Tucci racconta l’iniziativa, “la piu’ grande spedizione umanitaria di dissuasione alla guerra convenzionale mai realizzata”. “Con sacrifici e difficolta’ -prosegue – troveremo il tempo e le risorse per assentarci dal nostro lavoro e dalle nostre famiglie”. E conclude: “Non abbiamo bandiere di partito perche’ siamo di tutti i partiti, perche’ la politica che perseguiamo e’ quella di concedere il diritto di non morire sotto le bombe ad un popolo che come unica colpa ha quella di essere tiranneggiato da un folle”.

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