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STRANIERI. Sempre più donatori di gruppi sanguigni rari

L'associazione Amici del Policlinico (l'Ospedale Maggiore) di Milano ha quasi raddoppiato il numero degli immigrati associati. Grazie ad una campagna ad hoc e a un bisogno molto particolare: quello d'integrarsi, donando

di Daniela Verlicchi

Da 900 a mille e 400 donatori di sangue stranieri in due anni. Come  possibile? Giorgio Marmiroli, vice-presidente di Amici del Policlinico Maggiore di Milano, l’associazione che ha raggiunto questo traguardo ha una precisa spiegazione in merito: “Lo scopo e il risultato di questo gesto per molti di loro è integrarsi, donando qualcosa che può davvero essere utile a tutti”.

E se di sangue c’è sempre bisogno (come hanno dimostrato gli appelli e le iniziative lanciate quest’estate dalle associazioni per tamponare il calo stagionale dei donatori), quello degli immigrati è forse più necessario di altri nel nostro Paese. “Tra gli stranieri, soprattutto i centrafricani, Sri Lankesi e Filippini, sono molto frequenti i gruppi sanguigni rari che rendono possibili trasfusioni altrimenti molto problematiche” spiega Marmiroli. Si tratta di sottogruppi, rispetto a canonici A, B e Ab che contengono antigeni specifici che si trovano solo molto lontano dal territorio italiano.

E siccome il Policlinico Maggiore è un centro specializzato nelle trasfusioni che necessitano di questi sottogruppi, la onlus che sostiene l’ospedale (Amici del Policlinico, appunto) è impegnata, dal 2006, nel reclutamento di nuovi donatori stranieri. Come? Con una campagna ad hoc e la partecipazione alla vita delle comunità di stranieri. I volontari di Amici del Policlinico hanno preso parte alle celebrazioni e alle feste dei principali gruppi di stranieri presenti a  Milano e provincia (soprattutto srilankesi, filippini rumeni e brasiliani) e lì hanno chiesto un gesto di solidiarietà prima ai leader delle comunità e poi a tutti gli altri componenti. Il risultato è stato il raddoppio del numero dei donatori stranieri in due anni: da 900 a 1400 (che vanno ad aggiungersi agli oltre 21mila donatori italiani). Ma il risultato va al di là dei numeri, sottolinea Marmirolo: “Molti dei donatori hanno dovuto superare molte barriere di tipo culturale per potere donare”. E al di là delle barriere, hanno trovato un frammento d’integrazione


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