Formazione

SCUOLA. La Gelmini: «Il mio modello è Obama»

Così il ministro al Corriere della Sera

di Gabriella Meroni

Il suo modello è Barack Obama e tende anche una mano all’opposizione il ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini che, intervistata dal “Corriere della Sera” spiega di guardare sì all’opposione, “ma soltanto a quella costruttiva”.

«Altrimenti -aggiunge- facciamo da soli». «La sinistra -dice il ministro- ha perso totalmente il rapporto con chi lavora e ora lo sta perdendo anche con gli studenti. Il disastro dell’istruzione in Italia -spiega- è figlio delle logiche culturali della sinistra contro il merito e la competitività». «Per decenni -prosegue Gelmini- scuola e università sono state usate come distributori di posti di lavoro, di clientele e magari di illusioni». «L’illusione -spiega- di posti di lavoro che non esistono. L’illusione che lo Stato possa provvedere a dare posti fissi in modo indipendente dalla situazioe economica e dal debito pubblico. La sinistra per i suoi interessi politici inganna le persone, ha creato il precariato proprio diffondendo illusioni». Mentre Veltroni, che riteneva si ispirasse «alla lezione di Tony Blair» ma poi si è «schiacciato sulle posizioni conservatrici su ogni argomento», il punto di riferimento per Gelmini adesso «è quello che sta facendo Barack Obama in America. Sta proponendo per la scuola americana provvedimenti simili ai nostri, penso soprattutto agli incentivi al merito per gli insegnanti».

«I primi a vivere il disagio della scuole esistente -sottolinea ancora Gelmini- sono proprio i professori, pagati con stipedi da fame e proletarizzati da sinistra e sindacato. E poi, il 30% dei risparmi realizzati, due miliardi di euro, sarà utilizzato per pagare meglio i professori sulla base del merito. Gli studenti -ricorda il ministro dell’Istruzione- Italia sono 9 milioni. Coloro che protestano, alcune migliaia. Le facoltà occupate sono pochissime. E in molte, gli studenti ricacciano indietro gli occupanti». sul possibile intervento delle forze dell’ordine per la manifestazione del 30 ottobre prossimo, Gelmini afferma: «Penso che non si porrà il problema, anche perché in tutt’Italia mi pare che i ragazzi si rifiutinino di occupare. Il 30 ottobre, certo, -continua- ci sarà lo sciopero, il solito vecchio rito di chi difende l’indifendibile. Ma dopo, credo che si potrà riprendere a confrontarsi con le riforme. Ovviamente, con chi fa proposte. Me lo lasci dire: bisognava -sottolinea il ministro commentando la questione dei tagli finanziari al comparto scuola e università- anche riportare tutti alla realtà. Dire che la gestione allegra del denaro pubblico è finita. E dunque, prima si eliminano gli sprechi. Poi, ma soltanto dopo, si potrà reinvestire in qualità. Questo per quanto riguarda la scuola. Per l’Università il 2009 non prevede particolari tagli».

Quindi, sulle classi ponte per gli studenti immigrati e sul rischio di ambiguità del provvedimento, il ministro taglia corto: «L’ambiguità è di chi ha tentato come al solito di buttarla sul razzismo. Non faremo classi separate, le classi ponte saranno corsi magari pomeridiani di italiano per consentire a chi non lo è di imparare la lingua il più rapidamente possibile».


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