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Scuola, la madre di tutte le battaglie

«Polizia contro le occupazioni», l'annuncio di Berlusconi scatena i quotidiani di oggi

di Franco Bomprezzi

Anche oggi il tema bollente sui giornali è la scuola, dopo le dichiarazioni di Berlusconi che non esita a usare la polizia per consentire a chi vuol studiare nelle università di farlo liberamente. Un annuncio che mette in ombra le riflessioni del ministro Gelmini, nella medesima conferenza stampa, tese a ribattere alle contestazioni con l’arma del dialogo e del confronto. Ma ecco come i giornali affrontano, con taglio diverso, il medesimo argomento.

 



“Scuola, Berlusconi attacca: forze dell’ordine contro le occupazioni” titola in prima pagina il Corriere della Sera. La risposta di Veltroni: soffia sul fuoco. Il premier: «Faremo lo Stato, chi compie reati lo sappia». Napolitano: «Non sono estraneo alle esigenze della scuola, ma non posso schierarmi. Ora serve il confronto». Spiazzanti i due servizi di appoggio al pezzo di apertura. Nel primo Fabrizio Caccia entra nella galassia dei giovani di destra e scopre che anche loro scendono in piazza contro il governo. Stefano Scialanga di Azione Studentesca: «Noi non siamo contro il governo Berlusconi e non contestiamo la riforma Gelmini. Ma oggi daremo anche noi il via alle occupazioni nelle scuole. Il nostro slogan è semplice: basta prof incompetenti, più potere agli studenti». Guelfo Bartalucci di Blocco studentesco: «Nel 68 la destra di Almirante andò a sgomberare l’università invece di occuparla, consegnando il movimento alla sinistra». Per bilanciare il «ribellismo» dei giovani di An, come lo definisce Flavia Perina, direttore del Secolo d’Italia, il Corriere intervista il latinista Alessandro Schiesaro, latinista amico del Pd, oggi collaboratore del ministro Gelmini di cui presto sarà responsabile delle segreteria tecnica: «Il problema dell’università italiana è la competizione fra chi vuole innovare e chi vuole frenare. Ma queste due componenti sono ripartite in modo assolutamente equo fra i due schieramenti». Schiesaro ha accettato la proposta della Gelmini perché la ritiene «molto determinata a riformare e ha idee molto innovative».

Apertura di Repubblica sulla scuola. Il tono dei commenti è univoco: “Se il dissenso è un reato” è il titolo dell’edtoriale di Ezio Mauro. “La repressione”, il commento di Michele Serra. “I ragazzi e il potere” quello di Filippo Ceccarelli.
Dice Mauro: «Si ci fosse un calcolo, le frasi di Berlusconi sembrerebbero pensate apposta per incendiare le università, confondendo in un falò antagonista i ragazzi delle scuole e i manifestanti del Pd sabato». In sede di cronaca, si racconta la tensione con Maroni, che invece segue una linea diversa: «valuteremo caso per caso». Dissenso anche da Gianni Alemanno: «È evidente che nessuno può negare agli studenti il diritto di manifestare». Repubblica dà grande risalto alla rivolta studentesca: i servizi arrivano sino a pagina 8. Dedica due pagine per raccontare la situazione ateneo per ateneo, con tanto di presentazione dei leader della rivolta, sede per sede. Berlusconi soffia sul fuoco, ma i suoi nemici non sono da meno…

Il Giornale apre con  ” Scuola, sono tornati i cattivi maestri” argomento che tiene banco sino a pagina 7. Mentre si attendono le dichiarazioni di Roberto Maroni dopo il colloquio con il premier Il Giornale  ospita  diversi commenti. Il primo è quello del Presidente della Repubblica Napolitano che dice «è indispensabile che ci si apra all’ascolto reciproco».  Stefano Zecchi  accusa i rettori: «Sono i veri colpevoli dello sfascio» e Paolo Granzotto  rivela che fra i capipopolo a Napoli c’è un tal Corrado Gabriele, assessore di Rifondazione.  Editoriale  o meglio lettera aperta di Mario Giordano agli studenti che chiosa «Provate andare oltre gli slogan, a discutere nel merito. Questo sì che sarebbe rivoluzionario».Sull’università a pag. 7, faccia a faccia tra Ezio Pelizzetti, rettore dell’ateneo torinese che all’accusa di aver benedetto l’occupazione di Palazzo Nuovo risponde: «Avevo due opzioni: chiamare la polizia  o lasciare fare. Ho scelto la seconda perché l’attività didattica non ha subito interruzioni». Dall’altra parte, a Trento, Davide Bassi invece  dice: «Cari studenti nel mio ateneo il 68 non tornerà. In quegli anni si manifestava su come distribuire le risorse accumulate, oggi dobbiamo  pensare a come non sprecare quelle che abbiamo». Sempre a pag. 7 Daniela Uva raccoglie opinioni alla Statale di Milano, tra queste: «Quelli che organizzano la protesta non sono iscritti, vengono dai centri sociali».

“Maestro unico” è il titolo del manifesto in prima pagina con la foto della polizia in assetto antisommossa. Il richiamo alle quattro pagine interne (da pag 4 a pag 7) riassume: “«Contro le occupazioni manderò la polizia». Berlusconi minaccia studenti, insegnanti e giornalisti. Ammonito il manifesto. Dura reazione di Veltroni. Napolitano invoca un accordo. E le mobilitazioni proseguono”. “Dichiarazione di guerra” è il titolo del commento di Marco Bascetta che scrive: “Persino nella Spagna franchista, fece scandalo l’ingresso della Guardia civil nell’università di Madrid nel 1968. E alla Spagna franchista questo paese comincia a somigliare fin troppo, più ancora di quanto Berlusconi, come lo si accusa dalle stesse file del Pd, assomiglia allo Scelba del 1960”. E conclude: “Di fronte a una simile prospettiva (quella di un blocco generalizzato delle didattica, ndr.) anche il Pd ha dovuto rompere il silenzio e frapporsi tra gli studenti e il ministero degli interni. Ma dovrebbe essere consapevole che se il Cavaliere, come minaccia, passerà alle soluzioni repressive, non potrà tirarsi indietro. I movimenti riconducono sempre all’asprezza della realtà”.


Avvenire apre con “Scuola, altro scontro. Il Colle: serve dialogo”. Al tema sono dedicate due pagine (6 e 7). «No alla contrapposizione. Serve ascolto reciproco»: Napolitano, rispondendo alla lettera degli studenti de La Sapienza, auspica il dialogo nel trovare assieme i tagli indispensabili. Una risposta ponderata, rispettosa del suo ruolo. Ricorda di non potersi schierare ma di essere vicino alle esigenze della scuola: «È davvero in gioco il futuro del paese: se l’Italia vuole evitare un’emorragia di preziosi giovani talenti, che trovano riconoscimento all’estero, gli investimenti nella ricerca – soprattutto – dovrebbero costituire una priorità, anche nell’allocazione delle risorse, pubbliche e private». Il condizionale per rimarcare che «in realtà le scelte pubbliche ( e anche quelle del sistema delle imprese) non sembrano riconoscere tale “priorità”». Napolitano quindi giudica «fondate le preoccupazioni di fondo che spiegano la vostra ansietà, fatta di gravi incertezze per l’avvenire vostro e della nazione». Da qui l’appello a che prevalga la ragionevolezza: il Capo dello Stato ricorda l’impegno preso dall’Italia in sede europea e quindi la necessità di ridurre la spesa ma al contempo si augura che si creino spazi di dialogo e ascolto reciproco.
“Le parole del premier non fermeranno la protesta”. Le associazioni giovanili che in queste settimane coordinano la mobilitazione nelle superiori e negli atenei respingono le parole del Premier sull’invio della polizia come «affermazioni inaccettabili». «Non siamo ultras da stadio», dice Roberto Iovino, coordinatore nazionale della Rete degli studenti: «Berlusconi non può reprimere la contestazione a colpi di manganello». Dello stesso avviso l’Udu («In un Paese democratico il dissenso si ascolta  non si reprime») e ancor più radicale la reazione della Fgci: «Siamo entrati nell’era fascista». “I presidi: è meglio puntare sul dialogo”. Naturalmente sono tutti contrari all’uscita di Berlusconi: «Penso che l’eventuale ricorso alle forze dell’ordine si trasformerebbe in un boomerang per chi l’ha chiesto e per chi l’ha minacciato», dice Giorgio Rembaudo, presidente nazionale dell’Associazione nazionale presidi (Anp). Roberto Pellegatta, presidente nazionale della Disal presidi, auspica che si segua la strada del dialogo, anche in situazioni difficili. «A onor del vero va detto che in questi giorni ci si trova anche ad affrontare giovani che non hanno alcuna voglia di dialogare». Dalla Crui per ora, silenzio: si attende l’assemblea generale di oggi in cui le dichiarazioni del premier saranno certamente oggetto di dibattito. Colpisce una tabella con alcuni numeri sull’università: ci sono 37 corsi di laurea con un solo studente iscritto e sono 327 le facoltà che non superano i 15 iscritti…
“Non è una questione di ordine pubblico». Veltroni chiede che venga ritirato il decreto e aperto un tavolo di confronto con tutte le parti interessate. Tant’è che sul sito ufficiale del Pd compare in agenda lo «sciopero creativo degli studenti» in programma per il 23 del mese. La scuola è «un grande tema sociale che non può essere ridotto a una questione di ordine pubblico», dice Veltroni. E Beppe Fioroni: le parole del premier «sono molto gravi e cariche di conseguenze», mentre un presidente del consiglio anziché «soffiare sul fuoco» dovrebbe «sforzarsi di garantire l’unità del Paese». Anche Casini: “Il cavaliere non sparga veleni”. : «Gli studenti italiani devono rispettare la legge, ogni cittadino italiano la deve rispettare, ma il presidente del consiglio ha un dovere supplementare che è quello di non amplificare le tensioni, di non spargere veleni». E Tabacci individua nel premier «il desiderio di assomigliare sempre più al suo amico Putin. Minacciare sgomberi di edifici scolastici, che è comunque bene che gli studenti non  occupino e liquidare temi pedagogici seri come “una campagna di disinformazione” è una forzatura che in questo clima rischia di diventare una provocazione». Anche Bagnasco si è espresso, ma Avvenire gli dedica giusto un micro box: Anche per la scuola vale il fatto che i «problemi complessi» non si risolvono con «soluzioni semplici», servono «moderazione ed equilibrio».

Sulla scuola Il Sole 24 Ore affida il commento che parte in prima a Carlo Trigilia, che punta l’attenzione sul nodo università. Il titolo è “La contrapposizione degli errori”: «L’Ocse ha mostrato che per l’istruzione universitaria la spesa per studente è di un quarto inferiore alla media degli altri paesi e al di sotto della spesa più sviluppati. Risultati simili si ottengono se si considera la spesa per l’università in rapporto al Pil e quella per la ricerca. Non è dunque vero che si spenda troppo in assoluto». Il problema, sostiene Trigilia è l’efficienza della spesa. E cita l’alto tasso di abbandoni (55% contro la media Ocse del 30%) e l’eccessiva proliferazione delle sedi. La cura proposta dal Governo, basata  «su un drastico taglio delle spese del fondo di finanziamento ordinario e su forti vincoli al reclutamento di personale» secondo lui, è sbagliata, «è una cura che rischia di ammazzare il malato». D’altro canto «non è giustificata una mera difesa dell’esistente».


Italia Oggi a pagina 3 titola “Scuola, avanti anche con la polizia” e dà spazio alle ragioni del premier riportando le sue frasi. La sinistra crea allarmismi inutili tra la gente dicendo cose false. Non permetterò occupazioni delle scuole e delle università. Il diritto allo studio va garantito dallo Stato. Chi commetterà reati sarà punito. Chi non vuole manifestar deve poter studiare. Non è vero che verranno licenziati 87mila insegnanti.  Ci sarà il blocco del turn over perché in Italia c’è un docente ogni 9 alunni, in Europa 1 ogni 13. Ci saranno meno insegnanti ma meglio pagati. Il 40% degli insedianti più meritevoli avrà 7 mila euro in più. Non sarà neppure nessuna scuola, sarà invece unificato il personale amministrativo con due scuole vicine.


E chiudiamo con la Stampa che dedica la copertina e le prime tre pagine dell’edizione di oggi alla scuola. Oltre all’ultimatum dato dal premier “Polizia negli atenei” per fermare le contestazioni, il quotidiano di Torino dà conto dei malumori interni al governo e al Pdl. Il ministro dell’interno Maroni è rimasto «sorpreso e imbarazzato dalla linea dura del premier, che si mette direttamente a capo dell’autorità di pubblica sicurezza, un ruolo che spetta solo al responsabile del Viminale» secondo le informazioni raccolte dal cronista di Roma de La Stampa. E nemmeno Bossi avrebbe gradito la delegittimazione di Maroni. Anche fra i ministri c’è chi dissente sul fatto che la Gelmini abbia voluto «fare a tutti i costi un decreto sulla scuola». Tra i tecnici del ministero dell’Interno quella che viene definita la «boutade» del premier ha messo in difficoltà quanto finora è stato fatto, dopo una circolare del capo della polizia. Ora la patata bollente è comunque nelle mani di Maroni, che però a quanto pare non vuole far sgombrare con la forza scuole e università. La Stampa fa un focus sui tagli alla scuola, maestro unico e tempo pieno confrontando i dossier presentati in questi giorni da governo e opposizione. Ieri il ministro Gelmini ha annunciato un disegno di legge sull’università: in Italia sono 94, cioè troppe e soprattutto sono troppe le sedi distaccate (320). I corsi di laurea sono troppi e frammentati: 5.500 in più rispetto al 2001. Infine il graffio de “La Jena”: «A Berlusconi che vuole mandare la polizia nelle scuole ha risposto duramente Napolitano: “Non posso schierarmi”».

E inoltre sui quotidiani di oggi:

Carcere
Corriere della Sera – Tema molto caldo sul Corriere di oggi. Al carcere sono infatti dedicati il fondo di Piero Ostellino (“Delle carceri e delle pene”) e il focus (“Carceri disumane. E fuorilegge”). Ricorda Ostellino: «”Scriveva Cesare Beccaria oltre 250 anni fa: quando si provasse che l’atrocità delle pene…fosse solamente inutile…essa sarebbe non solo contraria a quelle virtù benefiche che sono l’effetto di una ragione illuminata…, ma lo sarebbero alla giustizia”. A febbraio i detenuti delle nostre carceri supereranno quelli alla vigilia dell’indulto (61.264 il 30 giugno 2006). Basterebbero queste cifre per provare che: 1-l’indulto non ha avuto gli effetti sperati, 2-la situazione è tornata ad essere quella di prima, 3-l’indulto, che è bersaglio di polemica politica, non era poi una decisione del tutto campata in aria, ma rispondeva sia all’invocazione della più elementare carità cristiana…, sia a un’esigenza reale. Il focus (pag8/9) è invece ancorato a un rapporto choc dell’Asl su San Vittore e Monza. Nell’istituto milanese ci sono 6 detenuti in celle di 3 metri per 2 in cui non possono stare in piedi contemporaneamente. A Monza un detenuto su tre dorme su materassi in terra, tra gli scarafaggi. Così il neopresidente del tribunale di sorveglianza di Milano, Pasquale De Santis ha scritto al ministro Alfano definendo «assoluta l’esigenza che vengano cessate le suddette modalità di esecuzione della pena e di custodia dei detenuti».

Di Pietro
La Repubblica – Per la prima volta Di Pietro contestato dai suoi. Paga la rottura con Veltroni e un documento in cui si diceva che il Pd è come il Pdl viene bocciato dall’esecutivo dell’Idv.

Pietro Maso
La Repubblica – Uscita di Pietro Maso dal carcere, con tanto di foto ripresa dalle immagini del Tg5. Lavora in una piccola azienda di Peschiera Borromeo, l’Elettrodata. Ma è una cooperativa  a seguirne il reinserimento sociale. Repubblica raccoglie il parere del titolare: «Non è la prima volta. Abbiamo motivazioni etiche, anche se ci saranno degli sgravi fiscal come quando si impiega un disabile».


Il Giornale – La foto di copertina è riservata a Pietro Maso “a spasso per Milano” titola la didascalia.  I servizi a pag. 8 e 9, tra cui il pezzo di Luca Fazzo che racconta la vicenda di Luigi Cicalese in «semilibertà ma sempre a far rapine e a spacciare».

Permessi per disabili
La Repubblica – Polemica sulla legge 104. Ieri Repubblica aveva pubblicato una lettera di una mamma di figlio invalido al 100%, che utilizza i diritti della 104. Brunetta ha letto la lettera e ha fatto sapere di essere pronto a incontrare la signora Antonella per spiegarle le ragioni della sua posizione sulla 104. Dice la madre: «Brunetta venga, capirà che il problema non è davvero la 104. Brunetta: «Mi chiami che ci incontriamo. È per le famiglie come la sua che sto facendo questa battaglia, per far sì che altri – quelli che non ne hanno diritto – non le rubino quel che le spetta».

Crisi economica
Il manifesto – Alle pagine 2-3 si legge: “Non compra più nessuno”, articolo di Carlo Leone Del Bello dedicato al drastico calo delle vendite al dettaglio che segnano un -1,3 %, anche se in termini reali il calo è molto peggiore. Nell’articolo il no delle banche all’aiuto offerto da Tremonti e Berlusconi. E si ricorda che i dati di agosto danno un –3% alle vendite nei negozi di piccola superficie e il conseguente +3% negli hard discount “I dati di settembre e ottobre, fra impennata della rata del mutuo e inflazione in leggero calo, saranno presumibilmente peggiori”.

Avvenire –  “Aiutare le famiglie non solo le imprese”. Le associazioni familiari, dei nuclei numerosi e dei lavoratori cristiani affermano: si aiuta l’economia, ma manca un piano per le persone (pag. 5).

Il Sole 24 Ore – Pag. 12 L’iniziativa del mondo cooperativo. Il presidente di Legacoop Giuliano Poletti annuncia misure per continuare a garantire il credito alle imprese cooperative. L’idea è riunire in un unico Confidi nazionale le 20 strutture territoriali esistenti che fanno capo anche a Confcoop e Agci, a partire dal giugno 2009. Insomma, prove di unione tra le centrali coop sul fronte del credito.

Minori
Il Sole 24 Ore – Pag. 35 Il parlamento europeo ha approvato un programma comunitario contro la pedopornografia, Safer intenernet, con una dote finanziaria di 55  milioni. Obiettivi: guerra alle pedopornografia online, all’adescamento a scopo sessuale, al bullismo, sensibilizzazione dell’opinione pubblica, utilizzo di filtri.

Obama e la scuola
Italia Oggi – Pag 5:  nel programma di Obama, per i prof molte somiglianze con la riforma italiana con incentivi a istituti di eccellenza, chiusura per quelli più scarsi. Il programma di Obama non è tutto rose e fiori  al capitolo education. Le idee e le strategie di Obama, in Italia farebbero più a felicità della Gelmini che del popolo che la contesta. Infatti Obama, vuole raddoppiare i fondi federale per incentivare la creazioni di poli scolastici  a sostegno del doposcuola,  e di voler chiudere quelli a bassa performance. Anche sugli insegnanti ha idee molto particolari. Propone un programma di formazione e di aggiornamento con programmi alternativi e di alta qualità per la carriera degli insegnanti, a patto che però che questi accettino di trasferirsi e lavorare almeno 4 anni in sedi disagiate. Secondo un altro articolo in prima pagina: “Un Gelmini in America”, al candidato democratico è venuta in mente la stessa idea di Roberto Formigoni, il buono scuola. La soluzione di Obama è quella di una detrazione fiscale di 4 mila dollari per consentire a chi ha meno possibilità l’iscrizione al college. In cambio, gli studenti cos’ premiati, dovranno dedicare cento ore all’anno al servizio della comunità cui risiedono.
 


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