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Classi separate

Lezioni a parte per gli immigrati che non conoscono l'italiano. Lo propone la Lega e si scatenano le polemiche

di Franco Bomprezzi

La scuola continua a “tenere banco” sui giornali di oggi, sia per il clima di fermento e di contestazione al decreto Gelmini, sia per le proteste sulla mozione approvata dalla Camera su proposta della Lega che prevede classi separate per immigrati che non sanno parlare in italiano.

 

Dure polemiche dopo la mozione della Lega sulle classi per immigrati che non parlano italiano. Opposizione all’attacco e dubbi nella maggioranza. Nuove proteste contro il ministro Gelmini:cortei e notti bianche. Riassume in prima pagina il Corriere della Sera. I servizi alle pagine 24 e 25. La Mussolini: «è razzismo». Il firmatario Cota (Lega): «Macchè, serve a combattere la ghettizzazione». Il Pd si prepara a dare battaglia. Veltroni: «Dio ci scampi dall’idea che possano esserci classi separate». Contrario anche il patriarca di Venezia Angelo Scola: «La varietà di provenienza, equilibratamente scelta, è un’autentica ricchezza». Infine per il sindaco Alemanno salomonicamente: «serve una pausa di riflessione». I numeri: gli alunni stranieri in Italia sono 574.133 e costituiscono il 6,4% degli alunni italiani. «Immigrati a scuola il problema esiste», lo scrittore Sandro Veronesi (padre di tre figli) intervistato da Gian Guido Vecchi non sfugge la questione: «Le classi separate ci sono già. Solo che non sono gli stranieri ad essere mandati via, ma sono gli italiani ad andarsene per non lasciare i bambini in una classe a maggioranza straniera. È il dramma di noi genitori progressisti. Questa però  è la risposta di un cittadino lasciato solo ad affrontare un problema del genere». «La soluzione? Insegnare l’italiano ai genitori, per cominciare. O magari far fare agli ultimi arrivati un anno di servizio civile».

La Repubblica dedica una aperturina alle proteste: “Scuola, rivolta contro la Gelmini”. La cronaca è all’interno. Due pagine (12 e 13) per raccontare il nuovo “movimento” formato da professori, genitori e ragazzi: “Scuola notte bianca anti Gelmini”. Marina Cavallieri riferisce delle mobilitazioni. A Roma, Milano, Napoli. Movimento spontaneo, non politicizzato, che rifiuta ogni strumentalizzazione. Obiettivo: lotta al maestro unico e ai tagli al tempo pieno. «Sono un passo indietro, incidono sulla qualità della scuola e della vita delle persone, perché né le madri né i bambini sono più quelli di una volta», afferma una maestra. Per molte mamme è la prima occupazione, ma la convinzione diffusa è che sia proprio necessario.
Il commento – che per inciso dà ragione a quello che Bonacina diceva ieri sul blog – è di Adriano Sofri, “La strada dei ragazzi”. Ovvero come cambiano i tempi e come rimane immutato il desiderio di riunirsi e protestare, magari individuando bene le ragioni dell’esser contro strada facendo, appunto… I giovani ci arriveranno da soli, ma Sofri comunque qualche suggerimento lo dà: «Vi siete riuniti in fretta e furia, avete calcolato di trovare qualche migliaio di miliardi per impedire all’economia di andare a rotoli, l’avete chiamato tsunami, vi vantate di fronteggiare l’emergenza: e come mai non vi è venuto in mente di farlo perché centinaia di milioni di esseri umani crepavano di fame e di malattia sulla terra? … Basta questa domanda e il corteo non si scioglierà più». «La disciplina è gratis», «ma niente è più gratuito della ribellione».
A pagina 17, Alberto Custodero riprende il tema delle classi: “Maroni ci ripensa, solo multe ai clandestini”. Il pezzo però dà conto della bufera sulle classi ponte, malviste anche dalla Chiesa e oggetto di moltissime polemiche (da Veltroni alla Polverini, segretaria Ugl che invita «a sostenere i bambini, non a ghettizzarli»). Nello stesso pezzo si spiega il dietrofront del ministro, che non ha cambiato idea. Semplicemente «la Commissione europea ha espresso parere contrario». Dunque niente espulsione immediata per cittadini comunitari… Sulla ricetta leghista, due interviste. Alla Mussolini, presidente della Commissione per l’infanzia: “Mozione razzista si rischia l’apartheid”. «Al Nord il problema dell’integrazione scolastica degli stranieri esiste. È la risposta della Lega a essere profondamente sbagliata…. I bambini scolarizzati favoriscono l’integrazione anche dei genitori». Lo dirà alla Gelmini. L’altra intervista è a Andrew Howe: “Lingua no problem, io l’imparai al volo”. L’atleta esprime la sua contrarietà, ricorda che si è «sempre sentito italiano» e sottolinea che per dei giovanissimi la lingua non è un problema: «per loro tutto è semplice, naturale, acquisiscono la cultura del paese in cui crescono».

Il Giornale affida a Maria Giovanna Maglie il compito di commentare la mozione della Lega. “Ecco perchè le classi di soli immigrati aiutano l’integrazione”  titola il pezzo  che dopo la raccolta di reazioni da Fassino a Antonio Sciortino di Famiglia Cristiana chiude: «se  riesci a far entrare in maniera morbida qualcuno in questo Paese, se ad un bambino straniero insegni l’italiano, i nostri modi per esprimersi, soprattutto nella scuola primaria, se non lo metti in un ruvido confronto con i suoi coetanei italiani più avveduti, forse lo aiuti a  non diventare un criminale».
Testimonianza della preside della scuola Primo Levi di Vignola che dice «Noi applichiamo già questo metodo. Funziona, evita l’isolamento» mentre una Alina, ucraina di 18 anni che quest’anno si diploma come odontotecnico,  dice che «è meglio entrare in una classe mista, anche se all’inizio se non si sa la lingua italiana si è derisi e bisogna studiare molto dopo le ore di lezione in aula, a casa da soli o con lezioni di ripetizione».

“Classi per immigrati, Camera divisa” titola Avvenire in merito al tema delle classi ponte, cui dedica tutta la pag. 11. L’ok della Camera alla proposta della Lega non fa che gettare benzina sulla polemica che investe il mondo dell’istruzione. Secondo i dati del Ministero, gli studenti stranieri al Nord raggiungono il 12%, il doppio della media nazionale. Al fianco della Lega si schierano in favore del provvedimento diversi esponenti del Pdl, ma si sfilano Alessandra Mussolini e Souad Sbai che, in un comunicato congiunto, sottolineano come la creazione di classi di transizione debba essere valutata con attenzione, perché rischia di trasformare studenti stranieri «in cittadini socialmente diseguali». La Mussolini, poi, parlando a una radio, commenta secca: «È un provvedimento razzista». Compatta l’opposizione nell’evidenziare il suo sdegno: «proposta vergognosa», «barbarie», «crea ghetti», ecc. Diliberto grida al ritorno dell’Apartheid.  Si difende Roberto Cota bollando queste opinioni come frutto di pregiudizi: secondo lui la mozione vorrebbe favorire l’integrazione e non ostacolarla.
Seguono due box che commentano i pro e i contro della mozione dando voce agli insegnanti. Franca Lodigiani, preside del professionale Cavalieri di Milano: «Come istituto non sentiamo il bisogno di classi-ponte, anche se non escludo che in qualche realtà magari vi si possa ricorrere. Il suo istituto ha da tempo introdotto i test di conoscenza della lingua italiana per gli studenti stranieri: «una modalità per poter stabilire il loro punto di partenza e che permette ai vari consigli di classe di poter calibrare gli interventi su ciascuno di loro… Per loro sono previsti programmi di potenziamento della lingua, ma qualunque sia il livello di conoscenza dell’italiano – ha precisato – questi studenti svolgono anche un cammino all’interno delle classi ordinarie, perché è importante che stiano anche con i loro compagni italiani». Box affianco, titolo emblematico: «Non basta inserirli con gli altri per fare vera integrazione».  La prof. Licia Giuliani insegna inglese in una scuola media a Bologna: «Ricordo un mio studente straniero inserito in classe qualche anno fa nel secondo quadrimestre, che non sapeva una parola di italiano. Ha passato le ultime due settimane di scuola solo a disegnare. Una situazione che lo ha fatto soffrire, anche se sulla carta avevamo adempiuto al compito di inserirlo all’interno di una classe. Ma non penso che questa sia integrazione». Per questo la professoressa Giuliani si dice d’accordo con col punto nel quale si chiede di fermare gli inserimenti degli alunni stranieri che non conoscono l’italiano al 31 dicembre.
«Università, una protesta “gonfiata”». Il presidente del Coordinamento delle liste per il diritto allo studio, associazione di universitari cattolici, Stefano Verzillo parla di protesta più mediatica che reale: «Si parla di occupazione della Statale di Milano, ma in concreto sono una cinquantina di persone tra le quali ben poche sono gli universitari In molti casi a protestare sono i ricercatori, che un po’ a macchia di leopardo interrompono anche la didattica loro affidata».

Scuola in primo piano sul manifesto, foto d’apertura dedicata agli studenti universitari e vignetta di Vauro con Gelmini versione Ku Klux Klan: “Scuola riforma Gelmini Classi speciali per gli immigrati…” e nella nuvoletta con la Gelmini con il cappuccio del KKK che dice”… E grembiule obbligatorio”. Il titolo in prima è “Faranno scuola”, tre le pagine dedicate al tema (6-7 e 13) “Studenti, insegnanti, genitori: dalle elementari alle università cresce la protesta contro il «modello Gelmini». E contro l’ultima trovata del governo, la «scuola etnica»”. In prima anche un commento di Annamaria Rivera dal titolo “Razzismo in cattedra”. “La norma che istituisce le classi differenziali per gli alunni stranieri che non superino test e prove varie è certo la ciliegina sulla torta di una «riforma» dell’istruzione di squisita marca reazionaria” e più oltre “Va detto chiaro a chi ancora si attarda a fare distinguo: l’Italia governata dispoticamente da Berlusconi e pervertita dall’ideologia nazistoide della Lega Nord, resa più temibile dal culto dell’ignoranza, sta per diventare un paese strutturalmente razzista: un paese del razzismo reale, appunto”.
“L’apartheid in classe” è il titolo principale alle pagine 6 e 7 dedicato alla mozione leghista che propone le classi separate dove gli studenti immigrati e rom “dovranno imparare «tolleranza e legalità», l’italiano e le «tradizioni territoriali e regionali». Insorge tutta la sinistra insieme al mondo della scuola”. Nell’articolo di Eleonora Martini si legge che “Il provvedimento è stato accolto da un coro di proteste, dentro e fuori il Parlamento, e in molti lo hanno definito un vergognoso, incivile, intollerabile «atto di razzismo», e un «tentativo di ritorno alla segregazione etnica»”. Interviene anche Alberto Alberti  cui è affidata la conclusione dell’articolo «Taglio dei fondi, riduzione delle competenze, espulsione di studenti difficili. Oggi sono bambini stranieri o ragazzi con problemi relazionali, domani saranno alunni dialettofoni, socialmente svantaggiati o handicappati. Introducendo elementi di divisione non si fa scuola per i cittadini di domani, si allevano piccoli arrivisti, come diceva don Milani». In un box si presentano le esperienze francesi e tedesche, in Francia i bambini non nati in Francia che frequentano le classi ordinarie hanno un supporto per l’apprendimento della lingua, in Germania erano state istituite le Vorklassen negli anni 70: classi preparatorie che duravano un anno, oggi ci sono i Kindergarten, la selezione arriva però a 10 con l’ingresso nelle medie nella Sonderschule infatti dove vengono indirizzati i bambini con handicap c’è un alta percentuale di ragazzi stranieri. Gli altri articoli sono dedicati alla protesta delle elementari e alle occupazioni di superiori e università.

Su La Stampa la mozione della Lega occupa due pagine, pag. 12-13. Oltre la cronaca, interessanti le due storie di appoggio. A Porta Palazzo, il quartiere più multietnico della città, la scuola fronteggia il fenomeno stranieri senza grossi problemi, studiando soluzioni fai da te: corsi di italiano, materiali differenziati a seconda delle provenienze.  In un quartiere più borghese, in via Ottavio Revel, al Meucci, si fanno corsi di alfabetizzazione pomeridiani. Il preside fa una giustissima considerazione: «Per una buona integrazione è fondamentale coltivare le capacità cognitive: la mancanza di integrazione nasce da difficoltà nell’apprendimento»

E inoltre sui quotidiani di oggi:

Crisi dei mercati
Sole 24 Ore – Non tengono le Borse mondiali, e il Sole la spara meno grossa a livello di titoli ma sembra ancora più preoccupato del clima generale. Per Bankitalia il paese è in stagnazione, la paura recessione esplode in tutto il mondo, anche JP Morgan e Wells Fargo sono in sofferenza, soprattutto la prima (le prossime a cadere?), la pressione fiscale continua a salire… Insomma un disastro, tanto che il Sole in prima annuncia l’uscita per sabato in allegato di un manuale intitolato “La grande crisi: domande e risposte”. Notevole tempismo editoriale.

il Giornale – ” Gli Arabi vogliono scalare l’Italia” è l’allarme di Berlusconi che dice «le nostre aziende a rischio opa». Vittorio Macioce in un fondo  dice: “C’è una generazione che si è trovata in faccia la precarietà e non era preparata. E’ la prima generazione, racconterà la storia, più povera rispetto ai padri».

Manifesto – “Crack dei crack” questo l’occhiello marchio del richiamo in prima alla pagina economica dedicata al nuovo tonfo delle borse “La festa è finita, borse giù” è il titolo di apertura della pagina che accoglie anche un articolo sul rapporto Caritas: “15 milioni di poveri e l’Italia somiglia al Sudamerica” “Sono l’altra faccia della crisi. Ma non c’è nessun piano di emergenza, nessuna montagna di soldi pubblici in arrivo per loro. Piuttosto il precipitare di una crisi economica (reale) che non potrà che peggiorare le cose” scrive Sara Farolfi che riporta anche in commenti di Ferrero e Veltroni. Sulla crisi occhi puntati anche al bollettino economico di Bankitalia di ottobre che delinea “Ristagno e non recessione (…) Ristagno che comunque si traduce in un calo della produzione industriale di oltre lo 0,5% di media nel terzo trimestre, dopo aver già ceduto l’1% nel mese di settembre. (…) Il vero problema che, inevitabilmente Bankitalia non può che segnalare è il fatto che «la spesa delle famiglie italiana si è contratta dello 0,3% nel primo trimestre rispetto a un anno fa» (…)”

Obama
Sole 24 Ore – Sempre in prima pagina spicca la foto di Obama e McCain, titolo: «Chi non voterà per Obama», interessante l’analisi: questa non è una campagna come le altre perché la crisi clamorosa ha stravolto i grandi temi tradizionali della campagna presidenziale e portato sulla scena politica un «nuovo linguaggio e nuove paure». Se Bush aveva vinto su Kerry agitando la prospettiva di aborto, matrimoni gay e immigrazione incontrollata, e poi era rimasto in sella sfruttando la minaccia del terrorismo, e aveva portato ai seggi milioni di evangelici americani bianchi (la «pancia dell’America»), adesso ci sono forse più liberal in giro ma soprattutto più poveri, quindi quello che conta è dare l’impressione di saperci fare con l’economia e dare prospettive alla classe media. Questi temi sono talmente sentiti e urgenti – nota il Sole – da far “dimenticare” alla maggior parte degli americani il colore della pelle del candidato democratico, in una nazione che, non dimentichiamolo, non ha ancora fatto i conti fino in fondo col dramma dello schiavismo. Conclusione: «Se Obama diventasse presidente perché la prima crisi economica del XXI secolo ha distratto gli americani dal colore della sua pelle, sarebbe solo un atto di giustizia storica».

Delitti in famiglia
Corriere della Sera – Dopo la concessione della semilibertà a Pietro Maso, oggi il Corriere torna sulla questione con due servizi: Il focus sugli omicidi tra le mura di casa (“Omicidi in famiglia, nuova emergenza”- un delitto su quattro fra le mura domestiche) e l’appello della figlia di Guido Rossa (freddato dalle Br nel 1979) che dice: liberate il killer di papà, è cambiato. Il darto sugli omicidi in famiglia è però estrapolato da una ricerca del Viminale che segnala una diminuzione complessiva dei reati commessi nei primi sei mesi del 2008 (meno 10,1%). In netto calo anche tutti i reati predatori (furti, scippi, rapine). L’aumento degli assassinii familiari è infine spiegato esclusivamente con un salto statistico della percentuale (da 14,3% a 24,7%) sul totale e non da dati assoluti. Venendo a Sabina Rossa (deputata Pd). Così oggi parla di Vincenzo Guagliardo, omicida 29 anni fa di suo padre: «Avergli rifiutato la libertà condizionale è un’ingiustizia. Io ho incontrato Guagliardo nella cooperativa dove lavora in semilibertà, credo nel suo ravvedimento e lo voglio testimoniare. Io non cerco vendetta, né mi compiaccio della sofferenza degli altri. Per me gli ex brigatisti sono persone e non reati. Sono contraria al fine pena mai. Guagliardo con 28 anni di carcere ha pagato il debito con la società».

Il Giornale – “La giustizia degli sconti” e le storie di Caretta e Maso. La notizia di ieri riguarda il  primo che  ha ricevuto il via libera a entrare in possesso dell’eredità dei genitori che lui stesso aveva ammazzato. Era stato assolto e ricoverato in ospedale psichiatrico. Da febbraio è in libertà vigilata e dice « voglio una famiglia». Il Giornale torna sul caso Maso anche a pag. 8 perchè la Procura ricorrerà in Cassazione sulla decisione del Tribunale di Sorveglianza poichè se è vero che  ci sono riscontri positivi  sul percorso  personale , ce ne sono anche di negativi riguardo al recupero del detenuto alle norme del vivere civile, che nel 1991 veniva chiamato disturbo narcisistico  della personalità ( le foto  delle udienze  hanno ricordato come si  vestiva). la Procura chiederà che Maso rimanga in carcere sino a che il percorso di riabilitazione sia inequivocabilmente  compiuto. (Domani mattina Maso potrebbe lasciare il carcere). Su Maso anche  il commento di Michele Brambilla  a pag. 7 «gli assassini chiedono una vita normale, ma la società ha diritto di sapere  dove siano finiti concetti come riparazione e pentimento»

Immigrati e giustizia
Corriere della Sera – Sugli immigrati marcia indietro di Maroni. L’ingresso clandestino in Italia non sarà punito col carcere, ma solo con una contravvenzione e una sanzione pecuniaria.

Italia Oggi  – A pag. 23 “Stranieri in cella nel paese d’origine”: si anticipa il piano del Ministro Alfano e del governo: far scontare ai detenuti stranieri, condannati per reati non gravi, la pena nel paese d’origine a prescindere dal loro consenso al rimpatrio, con la certezza che non tornino in Italia. Questa è una soluzione, ha detto Alfano, per guarire le due piaghe principali del nostro sistema carcerario: il sovraffollamento e l’inadeguatezza delle strutture, nella maggior parte dei casi, vecchie e fatiscenti.
In effetti, al 13 ottobre, la popolazione carceraria era pari a 57.187 detenuti, mentre la capienza regolamentare è di 43.262 posti. Sempre a pag 23, si apprende che procede spedito nell’Unione europea l’iter di semplificazioni dei ricongiungimenti familiari. Questo diritto non è senza condizioni (tra le quali un limite di età, criteri di salute, condizioni economiche come alloggio e assicurazione sanitaria) ma almeno si sta andando verso una parificazione di leggi e norme europee e una facilitazione per garantire il diritto di ricongiungimento.

Clima e veti
La Repubblica – Alberto D’argenio, “A Bruxelles scontro sul clima, Italia pronta al veto”. Dovevano partire le risposte all’innalzamento globale delle temperature. Ora il nostro paese, assieme alla Polonia, le mette in discussione con l’alibi della crisi economica. Dalla Commissione europea, parole concilianti per trovare un accordo. Senza rinunciare agli obiettivi.

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