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Cosa c’è dietro la morte dei turisti italiani. Quella mina annunciata

I parenti non credono alla casualità. La procura di Milano ha aperto un’inchiesta.

di Carlotta Jesi

L?agenzia di viaggi Spazi d?avventura? Professionisti, non ho dubbi. Ma di quelli che ti fanno vedere il Niger come fosse la luna: scendi dall?aereo, sali sulla jeep e attraversi il Paese come un fantasma senza capire niente della sua gente e dei suoi problemi”. Per questo ad Alfredo Somoza, presidente dell?Associazione italiana turismo responsabile, l?ipotesi che a uccidere il professor Alessandro Carones e gli altri due italiani morti nel deserto del Teneré sia stata una specie di vendetta locale, non sembra affatto assurda.
Vendetta che il titolare dell?agenzia Spazi d?avventura, Pietro Ravà ha escluso tassativamente sul Corriere della Sera del 6 gennaio. Ma che invece non escludono i figli del professor Carones e la Procura di Milano, che il 7 gennaio ha aperto un?inchiesta per strage contro ignoti.
Vita: Vendetta di chi?
Alfredo Somoza: Racket locale. Ritorsioni. Il Niger è il secondo Paese più povero del mondo. E i Tuareg, il popolo nomade del deserto che attraversavano i turisti italiani, sono stati costretti a vivere entro confini geografici che non riconoscono. Facile, quindi, che ci potessero essere insofferenze e intolleranze verso un modo di viaggiare da ricchi che non si cura dell?ambiente e delle persone. Di certo si sa che a Niamey, la capitale del Niger, allo scoppio di una mina anticarro, residuato bellico, non crede nessuno.
Vita: Colpa di Spazi d?avventura, dunque?
Somoza: Non è il genere di agenzia che manda la gente allo sbaraglio in una regione che non conosce. Di questo sono certo. La sua colpa, semmai, è di non aver mai investito sul Niger e sulla sua gente. Un Paese quattro volte più esteso dell?Italia che, a differenza di altri Stati dell?Africa sahariana, non è in guerra e che, proprio nel turismo, potrebbe trovare un importante volano di sviluppo.
Vita: Che tipo di turismo ha in mente?
Somoza: Legato alla gente e alle usanze del posto. Un turismo che parta dal basso. Che generi ricchezza anche per la gente del luogo. Ci sto lavorando con l?Icei, l?organizzazione non governativa che presiedo, attualmente impegnata a ricostruire la rete dei trasporti della capitale Niamey. Stiamo valutando la possibilità di formare guide turistiche locali e una rete di accoglienza presso le famiglie del Niger. Ma prioritario a tutto ciò è il rispetto dell?ambiente. Non dubito che, singolarmente, i partecipanti a questi viaggi organizzati siano sensibili alle istanze ambientali, ma altrettanto non si può dire del comportamento collettivo, dei loro campi tendati e dei loro rifiuti.
Vita: Crede che un turismo responsabile di questo tipo sia possibile nell?Africa sahariana?
Somoza: Non solo è possibile, ma è già realtà. In Libia, dove una legge governativa impone ai tour operator di lavorare con personale locale, in Ciad e in Mali. Paese, questo, che ha inserito nei suoi circuiti turistici i Tuareg. Popolo che potrebbe rivelarsi un?importante risorsa turistica per il Niger.
Vita: In che senso?
Somoza: Chi, più dei nomadi abituati a spostarsi nel deserto, potrebbe fare da guida ai viaggiatori in cerca di giraffe, emozioni e avventure? I turisti starebbero più sicuri e i Tuareg potrebbero tornare a spostarsi liberamente per il deserto invece che essere costretti entro confini fisici che non riconoscono. Un?ingiustizia cui questo popolo nomade si oppose all?inizio degli anni 90 con una rivolta armata contro il governo centrale e le sue politiche di insediamento forzato. Ovviamente i Tuareg ne uscirono sconfitti, ma il turismo responsabile offrirebbe loro una nuova chance di libertà.

Info:
Tuareg tourist guide

Voli charter verso i Paesi poveri dell?Africa sahariana: Mali, Niger, Burkina Faso. Sembrava una provocazione quella lanciata nel 1995 dalla Cooperativa francese Point-Afrique. Invece è diventata un successo dal doppio impatto sociale. Per i turisti europei che imparano a conoscere le bellezze del Sahara vivendo a stretto contatto con i suoi abitanti invece che in camping extralusso. Per i popoli del Sahara, Tuareg in testa, che Point-Afrique ha aiutato a diventare guide turistiche e autisti delle jeep che solcano le dune del loro deserto. Risultato? Controllatelo personalmente sul sito
Point-Afrique
tra i vari viaggi in Mali, la cooperativa propone un soggiorno presso i Tuareg della valle dell?Azawak che diventano soggetti e non più oggetti del turismo esclusivo in Africa.

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