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PREMI. Nobel per la letteratura a Le Clézio

Nel romanzo ''Diego e Frida' 'racconta l'amore fra la pittrice Frida Kahlo e il militante Ravera

di Redazione

Nato a Nizza il 13 aprile 1940 a Nizza, la famiglia di Le Clézio e’ originaria della Bretagna emigrata verso le isole Maurizie nel Settecento (suo padre era chirurgo nell’esercito francese in Africa). Egli inizia a scrivere dall’eta’ di 7/8 anni e, malgrado i molti viaggi trascorsi, non ha mai smesso di farlo. Effettua gli studi nel collegio universitario letterario di Nizza e dopo essersi laureato in lettere, diventa insegnante negli Stati Uniti d’America.

A soli 23 anni pubblica con Gallimard la sua opera prima: ”Le proces verbal”, (Il verbale) con il quale si afferma sulla scena internazionale, vincendo il prestigioso Prix Renaudot (1963). L’eroe del romanzo, Adam Pollo, è allo stesso tempo il primo e l’ultimo uomo, quello che la follia, o la dimenticanza, o la volonta’ oscura di tentare un’esperienza estrema, isola dal resto dei viventi. ”Il verbale” rivelo clamorosamente lo scrittore all’attenzione del pubblico e della critica, presentandolo come un possibile antidoto alle sottigliezze e agli artifici del Nouveau Roman. Autore colto, di grande vitalita’, nella cui opera si ritrovano spesso citazioni dalla filosofia presocratica e da Sant’Agostino, Le Clézio e’ passato dal raccontare l’alienazione dell’uomo nella societa’ contemporanea, alla narrazione di una ritrovata armonia tra l’uomo e il mondo, “l’unione tra l’individuale e il collettivo”. Tutta la sua produzione e’ animata da un immenso amore per la natura, in particolare per il sole e il mare, con toni che lo avvicinano ad Albert Camus.

Dal 1964 in poi Le Clézio ha continuato a pubblicare libri di grande successo al ritmo di un titolo l’anno: e’ del 2003 ”Revolutions”, romanzo rivelatore per il suo carattere profondamente autobiografico. Vi si ritrovano l’infanzia, la vita familiare dell’autore, il suo perenne migrare, la nascita a Nizza, le origini bretoni della sua famiglia, il periodo trascorso alle Mauritius, in Inghilterra e l’approdo al New Mexico.

E’ autore di una vasta produzione (trenta tra romanzi, saggi, traduzioni e racconti), tra cui spiccano ”Terra amata” (1967), ”I giganti” (1973) e ”Deserto” (1980). I titoli piu’ recenti, che ci hanno permesso negli anni Novanta di conoscere piu’ da vicino anche in Italia Le Cle’zio sono: ”Onitsha” (Rizzoli, 1992), ”Diego e Frida” (1997), ”Le due vite di Laila” (1999) e ”Stella errante” (2000), gli ultimi tre pubblicati in italiano dalla casa editrice Il Saggiatore. I romanzi ”La febbre” (1965), ”Il diluvio” (1966) e ”Il libro delle fughe” (1969) si presentano come fantasticherie tragiche sulla scissione tra l’uomo e lo spazio urbano, pietrificato e aggressore. ”Terra amata” (1967) canta, pur sullo sfondo di un senso tragico dell’esistere, l’immediatezza irresistibile della vita.
In difesa di questa sensazione primordiale di vita, Le Clézio ha inoltre scritto ”I giganti” (1973). In seguito si e’ rivolto a quell”’altrove” esotico, in cui le realta’ elementari sono ancora in rappporto spontaneo con il mondo. Tra le opere successive figurano ”Mondo” (1978), ”Deserto” (1980) e ”Il cercatore d’oro” (1985). ”Stella errante” e’ ambientato tra il 1943 e il ’46 e narra la storia di un’adolescente ebrea che, dopo aver sperimentato la paura e l’umiliazione nella Francia occupata dai nazisti, emigra in Israele, dove incontra una giovane palestinese obbligata, come lei, ad abbandonare il suo paese. In ”Diego e Frida”, saggio sul matrimonio tra due compagni di vita, d’arte e di rivoluzione, lo scrittore francese racconta le esistenze e gli amori tra il muralista militante messicano comunista Diego Ravera e la pittrice surreal-naif Frida Kahlo. Ne ”Le due vite di Laila”, Le Clézio tratteggia il ritratto di un’eroina forte e indipendente, pronta a lottare per conquistare il proprio destino: il romanzo ha venduto solo in Francia oltre 200.000 copie.

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