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Palazzini (Cnesc): «Avanti così e fra due anni chiudiamo bottega. bMa non ci arrendiamo: incontreremo Giovanardi. Per dirgli...»

di Redazione

« U na notizia sconvolgente, uno stravolgimento del senso stesso di servizio civile nazionale. Di fronte a queste nuove cifre metto in dubbio che nel 2009 parta anche un solo volontario». È un fiume in piena Licio Palazzini , presidente di Arci servizio civile e della Consulta nazionale. A lui Vita ha chiesto di commentare a caldo le cifre del prospetto di spesa della prossima Finanziaria per il servizio civile. «Numeri che parlano di un taglio drastico: per il 2009 sono 78 milioni di euro in meno rispetto a quanto preventivato l’anno scorso: 171 milioni anziché 253», prosegue Palazzini, «e se consideriamo che con questi fondi si devono pagare anche tutti i 30mila giovani che iniziano ora il servizio e lo concludono la prossima estate, rimarranno le briciole. Temo addirittura per l’uscita del bando 2009». Un orizzonte sempre più nero: se fino a pochi giorni fa si parlava di servizio civile sul lastrico, ora si parla già di fine imminente. «Tra due anni si chiude, se tutto rimane così: la spesa prevista dal governo per il 2011 è di soli 127 milioni di euro, altri 45 in meno rispetto al 2009». Per questo Palazzini parla di stravolgimento: «Si torna alle cifre del 2001, quando il scn era agli albori e c’erano ancora gli obiettori. E pensare che nel mondo, in Francia, negli Usa, prendono esempio dall’Italia per avviare il loro servizio civile».
Gli spiragli di rettifica in Finanziaria sono davvero pochi: il governo ha comunicato che non accetterà emendamenti. «Ma aveva detto lo stesso per altri provvedimenti, che poi sono stati cambiati in corso d’opera», risponde Palazzini, «per questo daremo battaglia con ogni mezzo». Due i fronti: «Nella riunione della Consulta del 15 ottobre chiederemo al sottosegretario Giovanardi che intenzioni ha, visto che nell’incontro precedente ci ha parlato di migliorie in vista per il servizio civile», continua Palazzini. «Poi come Conferenza nazionale enti servizio civile proporremo ipotesi di dialogo. Sempre che dall’altra parte siano disposti ad ascoltarci». Unico dato certo, niente sarà più come prima: «È fallito l’obiettivo fondante del scn come strumento di cittadinanza attiva per decine di migliaia di giovani: che siano 5, 10 o 15mila a partire l’anno prossimo, saranno pochi per incidere sul tessuto sociale, come invece è avvenuto negli ultimi anni».
E il futuro degli enti? «Tutto verrà ridimensionato, dalla progettazione alla formazione, all’investimento che ogni associazione mette in atto per ricevere giovani in servizio civile. La prima a rimetterci sarà la qualità del servizio, quindi la collettività».


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