Politica
Africa, c’è la classificabdel buon governo
Una valutazione su 57 parametri. La prima edizionebsegnala netti miglioramenti. E alcuni buchi neri...
di Redazione
N on passa anno senza che gli organismi internazionali o la società civile non facciano parlare di sé attraverso la pubblicazione di classifiche sullo sviluppo umano o sulla corruzione nel mondo. Finora ci eravamo abituati a metterci le mani nei capelli sfogliando il rapporto annuale di Undp oppure a mortificarci di fronte alle cifre snocciolate da Unicef sulla condizione infantile nei Paesi più poveri del pianeta. Nessuno però si era preso la briga di illuminarci su un parametro poco attraente per i mass-media, ma dannatamente importante per qualsiasi governo intenzionato a sconfiggere la povertà.
Si chiama «good governance», letteralmente «politiche di buon governo». Senza, continenti come l’Africa sono condannati a un sottosviluppo perenne. Per questo, la Mo Ibrahim Foundation – messa in piedi dal miliardario britannico di origine sudanese Mo Ibrahim – ha deciso di creare una classifica ad hoc intitolata, manco a dirlo, «Ibrahim Index of Good Governance». Per la prima edizione 2008, la fondazione segnala che, dopo gli infausti anni 90 segnati da guerre e corruzione dilagante, la «good governance» continua a dare chiari segnali di ripresa in molti Paesi africani. «I nuovi dati», ha assicurato Mo Ibrahim ( nella foto ) nel corso della presentazione del rapporto ad Addis Abeba il 6 ottobre scorso, «dimostrano che due terzi dei Paesi dell’Africa subsahariana hanno migliorato le loro performance tra il 2005 e il 2006. I settori dove i progressi sono più evidenti riguardano la partecipazione dei cittadini alla vita pubblica e i diritti umani».
Stilato sulla base di 57 criteri (raggruppati in cinque categorie: sicurezza; trasparenza e corruzione; partecipazione e diritti umani; opportunità economiche sostenibili; sviluppo umano), l’indice di “good governance” vede in vetta alla classifica le Isole Mauritius (85,1 su 100), mentre la guerra e il caos politico fanno sprofondare la Somalia all’ultimo posto con un misero 18,9 su 100. Una situazione che i frequentatori del sito di Vita conoscono bene, perché Africana , il blog di Giulio Albanese, tiene aggiornati sulla situazione di questo Paese che sta vivendo oggi «la tragedia più ignorata nel mondo». A dire il vero, è tutto il Corno d’Africa che risulta in crisi in quanto «unica regione africana dove nessun progresso è stato registrato». Eritrea ed Etiopia, protagoniste di tensioni frontaliere ormai pluridecennali, farebbero bene a seguire l’esempio della Liberia, capace di risollevarsi da una guerra civile sanguinosa «per mettere a segno la più alta progressione nel periodo 2005-2006».
Inoltre la Mo Ibrahim Foundation ha anche istituito un premio di 5 milioni di dollari per il leader africano che si sia messo in luce per la propria capacità di buon governo.
Tra i tanti pregi dell’Ibrahim Index of Good Governance, c’è quello di consentire agli investitori stranieri di avere le idee ancora più chiare in quali Paesi africani conviene fare affari. Su tutt’altro versante, Ibrahim Mo spera che «la società civile utilizzi i nostri dati per chiedere conto a quei governanti che tengano in considerazione le “politiche di buon governo”».
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