Salute

L’altra casa di Zambro

testimonial Il terzino della nazionale in campo per l'Aism

di Redazione

«Una zia malata da 30 anni ha fatto diventare la lotta alla sclerosi multipla la mia battaglia», rivela il campione del mondo Z ambro, come lo chiamano i suoi tifosi, non ha mai tagliato le sue radici comasche. A Como anche con il suo aiuto si è concretizzata la Casa dell’Aism, un centro che si occupa dell’assistenza e dell’aiuto alle persone con sclerosi multipla. È qui, infatti, che Gianluca Zambrotta incontra la realtà di questa malattia. «Tutto nasce da un amico di famiglia, Raffaele Gregorio, che ha sempre aiutato la casa di accoglienza dell’Aism di Como» racconta il terzino rossonero. «È lui dietro alle raccolte fondi per realizzare la casa di via Paoli fin da quando giocavo nella Juve e si organizzavano cene con gli Juventus club» continua.
Diventato campione del mondo, Gianluca, che in quella stagione militava nel Barcellona, nel novembre 2007 porta alla Casa famiglia addirittura la Coppa del mondo: i primi comaschi a toccare con mano il trofeo conquistato a Berlino sono proprio gli amici della locale sezione Aism.
Gianluca, oggi rossonero e terzino in nazionale, domenica 12 ottobre scende in campo con una squadra speciale: quella dei volontari e degli amici di Aism. Da una decina d’anni ha infatti scelto di dare una mano all’associazione, di cui è testimonial. «Ho una zia malata di sclerosi multipla da trent’anni. La conoscenza diretta del problema mi ha portato a una maggiore disponibilità e a lavorare con loro», risponde Zambrotta, ben cosciente del ruolo privilegiato di un calciatore: «Essere personaggi noti aiuta. Siamo persone in vista e tanta gente ci vede e ci segue e quindi abbiamo più possibilità di altri di fare sensibilizzazione. Ho così potuto far conoscere la malattia; grazie alle campagne mirate abbiamo avvicinato molte persone e raccolto fondi a favore della ricerca».
L’esempio di Zambrotta, almeno a Como, è stato contagioso. «Ci sono state persone che dopo aver partecipato alla raccolta fondi per la casa famiglia, hanno iniziato a tenere i contatti con la sede di Como e si sono lasciati coinvolgere». Nel mondo del calcio sono molti i campioni impegnati in campagne sociali. «Io ho scelto di dare il tutto per tutto a una sola causa. Secondo me non è giusto dividersi in tante cose, occorre concentrarsi e soprattutto crederci».
Ci sono tanti ragazzini che sognano di diventare campioni, di far parte dell’universo calcistico che appare in televisione: «Noi calciatori viviamo in un mondo dorato, come se stessimo sotto una campana di vetro. Il messaggio che vorrei far arrivare a chi sogna di diventare un campione è che la vita che viviamo noi non è la vita reale, che non c’è solo la vita del calciatore. Che ci sono persone meno fortunate. Le possiamo aiutare dato che abbiamo la possibilità avvicinare molta gente». Ed è una opportunità che Zambro ha saputo cogliere.


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