Politica

Il dissesto èbnelle coscienze

Pietro Barcellona, un intellettuale davanti alla sua città ferita

di Redazione

«Di fronte a questo disastro, noi catanesi non sappiamo ribellarci. E quindi la colpa è anche nostra» « S tiamo vivendo un dissesto drammatico. In centro, le strade sono al buio. In periferia svettano montagne di spazzatura. Io stesso non posso uscire dal portone perché c’è un mucchio insormontabile di rifiuti». Parole di Pietro Barcellona, autorevole studioso che da sempre vive in quella che Gramsci chiamò «la perla del Sud». Si è laureato qui, nella stessa facoltà in cui nel 67 è diventato ordinario di filosofia e in cui sta concludendo la carriera (dopo essere stato deputato del Pci e consigliere del Csm). «Non sembra di vivere in una città contemporanea, tanto grave è il degrado, che in gran parte è responsabilità nostra: se chi vive in queste condizioni non ha la forza di ribellarsi…»
Vita: C’erano state avvisaglie di questa crisi?
Pietro Barcellona: I catanesi erano consapevoli che questo bubbone sarebbe esploso e ciò nonostante alle ultime elezioni hanno premiato il partito dell’ex sindaco, non tenendo conto delle manifestazioni eclatanti dell’irresponsabilità con cui aveva amministrato. Scapagnini… un personaggio da burla, coi fornitori che pignoravano pezzi del Comune. Non critico Stancanelli, che ha fama di essere persona per bene e che è stato eletto da troppo poco tempo, anche per demerito del centrosinistra che non ha messo in campo candidature serie, ha sbagliato comunicazione e strategie.
Vita: Quindi è una crisi che coinvolge destra e sinistra?
Barcellona: Il problema è la rinascita morale di questa città, il suo decadimento. Quando ero consigliere comunale avevamo tentato di mettere mano al funzionamento dell’amministrazione, agli ordini di servizio con cui si promuovevano le persone senza trasparenza alcuna…
Vita: Colpisce il numero dei dipendenti pubblici: quattromila…
Barcellona: Così tanti per produrre servizi di pessima qualità. E in certi casi nemmeno quelli. È il modo con cui ha funzionato il clientelismo siciliano o meridionale: assumere gente senza motivazioni o ambizioni. Questi sono i risultati. E pensare che basterebbe coordinare meglio le risorse pubbliche, specie quelle comunitarie, per aprire un orizzonte ai giovani, quelli che pagheranno le conseguenze di questa crisi.
Vita: Il Nord ha polemizzato sullo stanziamento del governo…
Barcellona: Sono reazioni francamente inaccettabili. I buchi dei Comuni sono dappertutto e se si guarda al sistema sanitario, che è uno dei punti dolenti, non si può non pensare ad altre Regioni. Credo che gli italiani adesso abbiano poca consapevolezza che rischiano, in un certo senso, lo stesso destino. Non si può salvare un Paese a spicchi: lo si salva se riacquista l’idea della propria coerenza storica, della convivenza fondata su principi condivisi. Se un Paese si frantuma come il nostro, è la rovina di tutto.
Vita: Un bel regalo comunque…
Barcellona: Forse alcuni dirigenti l’hanno interpretato come una ricompensa per un successo elettorale decisivo per l’intero centrodestra. A livello di gente comune, Berlusconi è percepito come un uomo capace d’interventi miracolosi ma non specificamente per questo stanziamento. Di contro la sinistra ha perso ogni credibilità, si è liquefatta. L’unico soggetto che continua un lavoro capillare è quello legato alla Dc, ma se usi il consenso personale è facile che nasca un sistema generale di clientela e corruzione.
Vita: 140 milioni di euro: basteranno?
Barcellona: I giornali locali stimano il debito sui 700 milioni. Ma non bastano i soldi: bisogna cambiare la cultura civica, costruire capacità di lavoro collettivo e modificare il rapporto fra i poteri e fra questi ultimi e la città, all’insegna di una autentica cooperazione.

17 centesimi al giorno sono troppi?

Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.