Non profit

L’etica è più di una virtù

Se non si usa un po' di correttezza le societa' finiscono nel disastro

di Francesco Maggio

Al Lingotto di Torino, vecchia sede dell?azienda simbolo del capitalismo italiano del secolo scorso (e, molto verosimilmente, del suo declino all?inizio di questo) può capitare che, attorno a uno stesso tavolo, si ritrovino una trentina di top manager e imprenditori a discutere di etica e affari. Per diverse ore, a tratti animatamente e su posizioni nettamente contrastanti, ma tutti concordi sul fatto che l?etica (attraverso le sue molteplici declinazioni) rappresenti l?unica, credibile via d?uscita dall?impasse nella quale si trovano oggi i mercati, le Borse, interi settori produttivi.
è successo un paio di settimane fa, nel corso di un seminario a porte chiuse organizzato dall?associazione milanese Assoetica mentre in concomitanza, al di là dell?Atlantico, venivano resi noti i dati di una ricerca sulle dinamiche del management americano del Centro studi di Challenger, Gray & Christmas (una delle più grandi società del mondo di lavoro interinale): secondo stime dell?istituto, solo nel mese di ottobre 2002 sono stati licenziati ben 73 amministratori delegati di imprese quotate in Borsa, 635 dall?inizio dell?anno.
La causa principale? Aver sacrificato (non di rado con l?ausilio di artifici contabili), a vantaggio dei risultati finanziari a breve termine che tanto piacciono ai ceo titolari di stock option, le strategie di sviluppo delle aziende. Sempre dall?indagine, inoltre, emergeva che la permanenza media dei ceo nelle rispettive società era di oltre 10 anni e che, quindi, con i suddetti licenziamenti non venivano mandati a casa solo dei manager ma anche uno stile di gestione che aveva imperato durante gli anni 90.
Uno stile improntato all?ingordigia che, evidentemente, oggi segna il passo visto che le principali business school statunitensi, come ricordava di recente Alessandro Plateroti su Il Sole 24Ore, hanno avviato o stanno avviando corsi di business ethics e la stessa Harvard ha ricevuto una donazione di 30 milioni di dollari per istituire programmi orientati all?etica degli affari.
In Italia siamo piuttosto indietro, al riguardo. I nostri atenei, latitano, alle prese con i loro estenuanti ?3+2?.
Ma qualcosa nella comunità economica si muove. L?evento del Lingotto è una significativa testimonianza. Così come lo è il fatto che, per la prima volta, un convegno sul bilancio sociale (organizzato dall?Isvi – Istituto per i valori d?impresa), sia stato intitolato ?Bilancio sociale: trasparenza o manipolazione?. Finora, bastava pronunciare questa parola magica e tutti abboccavano nel ritenere valida l?equazione: bilancio sociale = azienda che lo redige buona e brava. Non è così. E per fortuna, qualcuno comincia ad accorgersene in questo scorcio di anno così segnato dal malcostume finanziario.

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