Formazione

il manager completobnon ignora l’etica

Master Un'iniziativa di Studium Marcianum e Sda Bocconi

di Chiara Cantoni

« F are impresa associando l’etica all’economia conviene: all’azienda, al tessuto sociale in cui opera, ai lavoratori e, non ultimo, anche al profitto». Ne è convinto monsignor Fabio Longoni , condirettore, insieme a Giorgio Fiorentini, della seconda edizione del master d’eccellenza in Etica e gestione d’azienda , in partenza il 16 ottobre, promosso dallo Studium Generale Marcianum, polo pedagogico-accademico del Patriarcato di Venezia, col contributo della Scuola di direzione aziendale dell’università Bocconi di Milano e la collaborazione di numerose realtà produttive del territorio veneto. Di pari passo con la crescente sensibilità dei consumatori verso una produzione rispettosa dell’uomo e dell’ambiente, matura l’interesse per la responsabilità sociale d’impresa come fattore di competitività aziendale. Da qui l’urgenza di formare Business & ethics manager che siano consapevoli delle implicazioni etiche e antropologiche dell’agire economico, e abbiano le competenze manageriali per guidare percorsi strategici di sviluppo sostenibile. Questo l’obiettivo del master, strutturato in sei corsi (Etica ed economia, Gestione d’azienda, Etica sociale, Principi generali della Responsabilità sociale d’impresa, Strumenti applicativi della responsabilità sociale d’impresa, Diritto e Csr), spalmati su 14 moduli per un totale di 350 ore. «Scelte economiche esclusivamente basate sull’ottica del profitto immediato non producono la solidità del mercato: questo è ormai assodato. Occorre una capacità decisionale lungimirante e creativa, che metta a tema il valore sociale intrinseco dell’azienda», dice Fabio Longoni.
«Coloro che operano le scelte sono più importanti delle scelte stesse. Non parlo semplicemente di legalità o di Csr, che pure è asse fondante del nostro master, e neppure di Business ethics, spesso ridotta a un’etica di immagine, ma di una mentalità e una capacità decisionale che ha che fare con le motivazioni e la libertà delle persone. Per questo puntiamo sull’aspetto formativo e culturale, oltre che economico-gestionale», dice Longoni.
«Crollata la visione assolutistica dei mercati come fine ultimo del fare impresa, occorre ripensare con esattezza la centralità del capitale umano. I problemi dell’Europa di oggi saranno i problemi della Cina o dell’India di domani. L’Occidente ha il compito di fare da apripista nel proporre soluzioni che mettano a tema la formazione etica e lo sviluppo sostenibile. A maggior ragione, quando in Italia sono presenti 107mila imprese etniche certificate: la differenza culturale è un fattore importante del nostro tessuto economico-sociale e non può essere ignorata», conclude Longoni. Per questo, all’interno dei corsi è prevista la presenza di testimonial e di moduli dedicati all’analisi antropologico-culturale del mondo del lavoro, sia pubblico sia privato.


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