Non profit

l’aiuto ai poveri? bcosì a milano fatturabe crea nuovo lavoro

sotto la lente Consorzio Farsi Prossimo onlus

di Antonietta Nembri

S alute mentale, immigrazione e rifugiati, intercultura, servizi per anziani, servizi per persone con Hiv/Aids, handicap, disagio minorile, emarginazioni gravi, vittime della tratta, inserimenti lavorativi di soggetti svantaggiati, carcere e rom. Sono queste, da dieci anni, le aree di intervento delle 13 cooperative sociali (11 di tipo A e due di tipo B) del sistema Farsi Prossimo. Un consorzio, promosso da Caritas Ambrosiana e che si ispirò all’allora arcivescovo milanese Carlo Maria Martini.
Il Consorzio Farsi Prossimo spegne le sue prime dieci candeline con un open day nel primo weekend di ottobre dal titolo
Braccia aperte alla cooperativa per far conoscere ai cittadini delle realtà dove opera i centri presenti in diocesi di Milano nelle province di Milano, Lecco, Varese, Monza e Brianza. «Per lo più le nostre cooperative operano a Milano», spiega il presidente del Consorzio, Massimo Minelli . «L’idea costitutiva era quella che a fianco del volontariato si creassero delle realtà con un presupposto di continuità e competenza capaci di rispondere alle esigenze del territorio alle quali il pubblico non riusciva ad arrivare», continua. Accanto alle attività delle Caritas locali, nelle diverse zone pastorali della diocesi di Milano sono così pian piano sorte le cooperative sociali «in un sistema virtuoso che vede un forte intreccio con il volontariato presente nel territorio».
Questo ha creato un sistema imprenditoriale che nel 2007 ha avuto un fatturato complessivo di 24 milioni di euro, con quasi 800 lavoratori – tra dipendenti, soci lavoratori e collaboratori – e oltre 300 volontari, capace di rispondere a quasi 25mila utenti, la metà dei quali stranieri e rifugiati (13.039 persone) ai quali le cooperative del consorzio hanno offerto sportelli territoriali di consulenza e orientamento, centri di accoglienza e reti di appartamenti. Un pezzo di economia lombarda, espressione di una vocazione sociale tipicamente ambrosiana. «Con gli altri quattro consorzi di area Cgm – di cui anche noi facciamo parte – raggiungiamo i 120 milioni di euro di fatturato e occupiamo ben 6.500 lavoratori», osserva il presidente.
«Con i nostri progetti e l’impegno concreto abbiamo ridato cittadinanza agli esclusi», precisa Minelli ricordando che le persone alle quali si rivolgono i servizi delle cooperative sono «gli ultimi più ultimi e questo in continuità con la nostra storia. I nostri interventi non si rivolgono a chi può usufruire dei voucher regionali, penso a nomadi, rifugiati, prostitute. Anche nel campo degli anziani abbiamo deciso di non gestire le Rsa ma i servizi di prossimità, come i custodi sociali e questo in uno stile mutuato dalla Caritas».


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