Non profit

Emmanuel, il “negro”

Il caso del giovane gnanese picchiato e insultato a Parma compare sulle prime pagine dei quotidiani di oggi

di Franco Bomprezzi

Un giovane ghanese mostra i segni di un pestaggio e denuncia i vigili urbani di Parma, che lo avrebbero fermato per sbaglio e poi picchiato. Una nuova vicenda che rilancia, dopo la morte di Abdoul a Milano e la strage di Castelvolturno, la sensazione di una escalation del razzismo in Italia. Ecco come i giornali affrontano questo episodio di cronaca.

Repubblica dedica il primo titolo alla storia di Emmanuel: “Parma, picchiato da 6 vigili urbani: «sei negro»”. Due pagine per raccontare la vicenda tanto pazzesca da non sembrare vera. 6 vigili si sarebbero accaniti contro un ragazzo di 22 anni, studente serale scambiato per un palo. Un’intervista di Giacomo Talignani al ragazzo che racconta i maltrattamenti, le violenze e la scritta sulla busta contenente i suoi effetti personali («Emmanuel negro») e un focus sulla città a firma di Michele Smargiassi: “Quegli agenti non sono Rambo è la gente che chiede aiuto”. A esprimere il concetto, l’assessore alla sicurezza Costantino Monteverdi, granitico nella difesa a priori dei suoi uomini. I colleghi dei vigili non parlano; il corpo ha fatto un comunicato in cui si parla di un fermo «piuttosto movimentato che ha provocato il ferimento di due agenti e verosimilmente anche quello del giovane». Non ci sono agenti feriti, però. A Parma, chiude Smargiassi, ci sono state sette ordinanze di fila (persino contro chi fuma all’aperto) e una raffica di assunzioni…
Commento dalla prima alla 33, per Curzio Maltese, “Il frutto avvelenato della tolleranza zero”. Effetti perversi del decreto Maroni, sollecitato dai sindaci sceriffi, e da quello di Parma in primis, e sensazione di onnipotenza mescolata dal razzismo: questa in sintesi la posizione di Maltese, che individua nella «caccia al povero cristo» lo strumento acchiappavoti di quegli amministratori che non sono in grado di affrontare le vere emergenze delle città italiane (inquinamento, abusi edilizi, pessimi servizi ecc).

Il pezzo di Franco Giubilei su la Stampa dà conto dei fatti. Il ragazzo, che ha sporto denuncia ai carabinieri, sarebbe stato coinvolto in una operazione antispaccio, accerchiato e ammanettato dai poliziotti in borghese che credevano facesse il palo. Lo portano al comando. Qui lo interrogano, facendogli vedere dell’hashish e ripetutamente chiamandolo «negro», rifiutandogli la possibilità di chiamare il padre. Lo chiamano i vigili alle 22. Qualche virgolettato di Emmanuel («Mi hanno messo un piede in testa, hanno cominciato a menarmi, mi hanno messo le manette»).

Avvenire riporta l’accusa del ghanese contro i vigili di Parma a pag. 12. Pezzo di cronaca, con le accuse del ragazzo e la difesa della polizia municipale.

Anche il Corriere della Sera racconta dopo il caso Abdoul, il caso del giovane nero originario del Ghana pestato a Parma quasi sicuramente per errore dai vigili, che lo credevano un “palo” di uno spacciatore. A peggiorare il quadro razzista, una busta consegnata al ragazzo dai vigili (sempre secondo l’accusa) con su scritto: «Emmanuel negro». Intervista allo scrittore parmense Bevilacqua che giura: in città il razzismo non esiste.

Per il Giornale a pag. 16 la vicenda del ragazzo ghanese di Parma è tutta al condizionale. “Lo avrebbero scambiato per uno spacciatore, rincorso e riempito di botte. La polizia di Parma nega. E la sinistra subito approfitta”. E poi “Indagheremo, ma è lui che ha ferito due agenti” dice Costantino Monteverdi assessore comunale alla sicurezza. Che ricostruisce il caso raccontando che il ragazzo è sfuggito due volte al fermo dei vigili che volevano controllare i documenti. Monteverdi aggiunge: «ho avviato un’indagine interna».  Poi c’è il giallo della scritta sulla busta “Emmanuel negro”. Dice Monteverdi: «Gli agenti negano di aver scritto l’epiteto, faremo una perizia calligrafica. Il comune non vuole nascondere nulla, se ci sono colpe i colpevoli pagheranno».

L’apertura e la foto in prima del manifesto, è dedicata al pestaggio parmense. Titolo sul primo piano di Emmanuel Bonsu Foster con l’occhio nero è: “Parma letale”. Due le pagine dedicate al fatto anticipate in prima dal sommario “Scambiato per un pusher, pestato, insultato e rispedito a casa con la scritta «negro» su una busta. Emmanuel, studente ghanese, è l’ennesima vittima del razzismo a Parma. La procura apre un’inchiesta, il comandante dei vigili urbani difende i suoi «Si è ferito da solo»”. All’interno oltre al servizio sul giovane “Picchiato e marchiato” come recita il titolo, un commento di Luca Fazio intitolato “Poteri speciali Carta di Parma e istruzioni per l’uso”. Così inizia “Adesso basta! E diamoglieli una volta tanto questi poteri speciali ai super sindaci dell’Italia intera! Cominciare dalla città del prosciutto (e delle prostitute nigeriane umiliate in cella mezze nude come quarti di bue) adesso è una scelta obbligata. (…) In un paese serio, o se non altro preoccupato per la pessima immagine che sta dando di sé in Europa – tra «negri» sprangati e sparati e assi dello sport che inneggiano al fascismo – sarebbe a rischio anche la poltrona di Costantino Monteverdi. Lui, non per niente assessore alla sicurezza, dopo aver elogiato la polizia municipale, solo ieri sera ha ammesso che forse, il ventiduenne ghanese, è stato vittima di un «fermo piuttosto movimentato». (…) Questa storia di razzismo alla parmigiana finirà a «la mia parola contro la tua», ma presto o tardi ogni cosa sarà chiarita. Tranne una, e non c’è Carta di Parma che tenga. Ma come si chiama quel furbone che ha avuto l’idea di scrivere «negro» sulla busta del verbale del sequestro di Emmanuel? Passi un razzista, ma un razzista idiota è davvero intollerabile”.

E inoltre sui quotidiani di oggi:

Blitz anti-camorra
Corriere della Sera – Molta cronaca sul blitz che ha portato all’arresto dei 5 presunti killer di Castelvolturno, e anche qualche nota di colore tipo le pistole e le aragoste (resto di una cena ordinata al ristorante) trovate nell’immondizia della villa in cui erano nascosti i boss. In taglio basso, pezzo sulle donne della camorra, potentissime ma restie a sporcarsi le mani: non uccidono quasi mai, per esempio, ma sono capaci di comandare per anni cosche efferate. Con un’unica eccezione: la strage delle donne del 2000, a Quindici: femmine di due clan rivali si affrontarono a colpi di pistola, morirono in tre, una rimase paralizzata.

Repubblica – Fotonotizia in prima per il “Colpo al clan dei Casalesi presi anche i killer della strage”: due pagine, la 14 e la 15, per raccontare il blitz che ha portato all’arresto di una trentina di affiliati. Maroni ovviamente esulta; in manette anche Giuseppina Nappa, moglie del boss Schiavone: “E lady Sandokan irride gli agenti «non avete certo salvato l’Italia» avrebbe detto ai poliziotti l’insegnante di sostegno con supplemento di 4mila euro pagato dall’organizzazione. Infine, Dario Del Porto spiega come vivevano i latitanti: “Astice, kalashnikov e pizzini in quei covi segreti di Gomorra”.

Avvenire – Articolo di fondo in prima di Antonio Maria Mira, che dice che dopo il blitz, pur importantissimo, la battaglia deve continuare. Nella certezza della pena, ma soprattutto contro “la zona gigia fatta di imprenditori, liberi professionisti, amministratori e politici collusi. Sarebbe bello che dopo quelle siciliana sorgesse anche qui una nuova vera primavera di legalità”.

Il manifesto – Piccolo richiamo in prima per il blitz “Clan dei Casalesi. Blitz con 107 arresti, presi killer e i mandanti della strage di africani”, due le pagine dedicate al tema. Un articolo racconta l’operazione di polizia ricordando come sarebbe stata determinante la testimonianza dell’unico ragazzo africano sopravvissuto. «L’arresto dei tre affiliati è solo una della fasi di una notte in cui lo Stato ha deciso di farsi sentire nella città di Gomorra», scrive Ilaria Urbani autrice dell’articolo sul blitz. L’articolo di apertura che dà il titolo alla pagina è “Casalesi Spa E a morte i neri” firmato da Francesca Pilla che analizza il clan di Vincenzo Schiavone, le estorsioni del giro malavitoso, e “l’azienda dei Casalesi”, per chiudere commentando la frase urlata dalla moglie agli agenti mentre la portavano via con l’accusa di ricettazione: «non avete salvato l’Italia». “Un messaggio ai suoi, ma probabilmente anche ai politici, e agli imprenditori di tutte le taglie, coinvolti negli affari di famiglia: lo stato nel casertano sono ancora loro perché danno lavoro”, commenta Pilla.

la Stampa – Fotonotizia in prima pagina: “Sgominata la banda di Gomorra”. La notizia è poi a pagina 21. Antonio De Lorenzo, “Presi i killer di Castelvolturno”. Descrive l’operazione e sottolinea la lunga gestazione dell’operazione: il lavoro del gip si è protratto per 6 mesi (624 sono le pagine del provvedimento dell’Antimafia).

Il Giornale – Copertina e pag. 9: Gian Maria Chiocci ricostruisce l’operazione di polizia con cui sono stati arrestati 107 membri del clan dei Casalesi. Sequestrati anche “i libri contabili” dove erano registrati gli stipendi dei “soci”, mille euro al mese per i principianti, 5mila per gli altri, 50mila euro per le vacanze per i boss. Per Napolitano  si tratta del «quotidiano  impegno della polizia», Managanelli, capo della polizia: «Momento d’eccezione nella lotta alla criminalità» e Maroni, ministro dell’Interno «Un punto di svolta nella lotta alla camorra».

Finanza in crisi
La Stampa – Intervista a tutta pagina a Emma Marcegaglia: “Non è finita la stagione del mercato”. Riprenderà non appena compariranno di nuovo gli utili. La presidente di Confindustria a tutto campo: sulla Bce («serve un piano europeo. Più poteri alla Bce»), su Epifani («deve dire chiaramente cosa intende fare»), su Sarkozy («molto determinato»), sul piano Usa («va approvato, vista la situazione di emergenza, al di là dei sui limiti»), sulle soluzioni: «rimettere al centro l’impresa. Quel tanto bistrattato capitalismo familiare che sembrava fuori moda oggi è l’unico che, magari a fatica, resta in piedi. Gente che investe sempre e tanto in una logica di medio termine».

Sole 24 Ore – Sulla crisi finanziaria globale oggi record di pagine: 11. Mentre tutto sembra crollare, i mercati si aggrappano come naufraghi al piano Paulson: è questa la sintesi della giornata in Borsa secondo il Sole, che spara anche in notevole evidenza la notizia per cui in Irlanda il governo ha assicurato tutti i depositi e una parte dei debiti delle 6 maggiori banche del paese. Almeno là si ha il coraggio di dire che il problema potrebbe riguardare tutti! Anche Brown in GB ha detto chiaramente: occorre proteggere i risparmi. Interessante articolo a pag. 11 in cui si analizza come, dopo il collasso finanziario, il colosso USA è cambiato agli occhi dei paesi emergenti: Cina, Russia, India, gli Emirati, il Sud Est asiatico assistono alla crisi di quella che solo nel 1996 era la superpotenza economica più solida della storia. Risultato: cresce una «confusa voglia di alternativa all’esempio americano e occidentale». Con un rischio: «Al secolo americano si oppone un multipolarismo caotico» fatto dell’autoritarismo russo, delle elezioni farsa in Bielorussia, del capitalismo cinese controllato dallo stato, della “sovranità virale” dell’Indonesia che da 4 anni non comunica i dati sull’influenza aviaria per non avvantaggiare le industrie farmaceutiche occidentali…

Italia Oggi – Un lungo servizio sulla potenziale grana “derivata” dai derivati sottoscritti dai comuni  che rischiano di far saltare la cassa degli enti locali. Secondo Davide Corritore, eletto nelle file del PD a Milano (oggi fa politica ma prima è stato un manager a Citibank e DeutscheBank) il rischio di perdite locali sfiora gli 8 miliardi. Il Tesoro non conferma, ma è preoccupato.

Social card
Il Giornale – pag. 7: “Arriva la social card. Ecco come funzionerà” ma l’evento è previsto “tra qualche mese”. Dejà ecrit. (Ricordiamo che è una sorta di  bancomat di 480 euro/anno da spendere per beni di necessità). La notizia, anzi due, è che è stato emanato il decreto attuativo e  che il Governo sta decidendo la soglia  economica dei beneficiari. Forse rientreranno anche  gli ultra 65enni con redditi superiori ai 6mila euro anno (516 euro mese). Dal punto di vista operativo il decreto attuativo ha specificato che si tratta di una carta usabile nei circuiti bancomat. Il pezzo di Antonio Signorini spiega che per il 2008 il fondo è stato accantonato dal Governo (170milioni di euro in parte ricavati dalla Robin Tax e dai conti dormienti), ma anche  Eni ha detto che metterà altri 200 milioni e ulteriori  contributi sono attesi da altri soggetti, come le fondazioni bancarie. Il pezzo conclude dicendo che le domande devono essere presentate  dal 1 al 31 dicembre alle Poste. E che la carta  è ricaricata 6 volte l’anno, come  l’articolo non lo dice.

Ferrovie
Italia Oggi – Dal 14 dicembre, con l’avvio della MI-BO aumentano i prezzi dei biglietti emessi dalle ferrovie dello stato.  L’ad  Mauro Moretti ha dichiarato che l’alta velocità non deve essere riservata all’elite, ma deve essere un servizio di massa!

Aborto
Avvenire – A pag. 8 una circolare della Roccella che mette in chiaro che se una donna che ha avviato l’iter per l’aborto e poi cambia idea non deve pagare il ticket per gli accertamenti diagnostici eseguiti sino a quel momento. La polemica era stata lanciata dall’Associazione Giovanni XXIII che l’aveva definita un ticket sulla vita.

Testamento biologico
Corriere della Sera – Le aperture della Chiesa: sì alla legge, ma sul “fine vita”, cioè secondo la Chiesa occorre tutelare i momenti ultimi della vita più che normare che cosa uno vuole fare quando si avvicina la fine. Distinzione non da poco.

Avvenire – A pag. 9 le parole di Betori sulla legge del fine vita (e non testamento biologico, perché questo fa pensare “a un’autodeterminazione in ordine alla propria morte”): è opportuna “una legislazione sul fine vita nella direzione però della salvaguardia della vita stessa, non della disponibilità della persona a mettere fine alla propria esistenza”.

La Repubblica – a pagina 4 “Sulla fine vita non decide il malato”. Monsignor Betori «chiude la porta ad una vera legge sul testamento biologico come esiste negli Stati Uniti e in altri paesi occidentali»; disponibilità però a una legge sul fine vita, a condizione che la volontà del paziente sia »inequivocabile e certa», escluse da tale volontà, « l’idratazione e l’alimentazione, che non sono attività curative».

Il manifesto – Articolo a pagina 6: “Testamento biologico Un’altra legge 40?”. Eleonora Martini osserva che “Alimentazione e idratazione forzate, e obiezione di coscienza. Il dibattito intorno alla legge sul testamento biologico è più o meno fermo su questi due punti almeno da due anni”. L’articolo è tutto incentrato sul fatto che le condizioni dei vescovi fanno rischiare un pessimo accordo e visti i  pericoli e il precedente della fecondazione assistita c’è chi pensa che forse è meglio non fare nulla.

Terzo settore
Avvenire – Pag. 8: La proposta di Zamagni, ieri alla presentazione del rapporto Cnel-Istat: prendiamo esempio da Londra che ha varato la Borsa sociale. “Quando ci arriveremo anche noi, allora il terzo settore sarà davvero autonomo e i cittadini potranno fare le loro scelte». “La London social stock exchange aprirà i battenti entro il 2009 e raccoglierà fondi per le organizzazioni del non profit, e valuterà, come per le normali azioni, il gradimento e l’esito sociale dei servizi offerti”.

Romeni a Roma
La Repubblica – Nomina da parte del sindaco Alemanno di Ramona Badescu, show girl: ”La Badescu consigliere di Alemanno: aiuterò il mio popolo”: in pratica una collaborazione. Lei è romena e si suppone quindi che abbia la capacità di relazionarsi con i suoi connazionali, Giovanna Vitale, autrice del pezzo, ipotizza un cambio di rotta da parte della giunta capitolina (in questi giorni avrebbe fatto gesti più concilianti)…

Pacs funerari

La Repubblica – A Rimini, Rifondazione comunista propone i pacs funebri (ovvero la possibilità per le coppie di fatto di essere sepolte vicine) e il comune accetta.

Cosa fa VITA?

Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è  grazie a chi decide di sostenerci.