Welfare
Prodotte in Italia le prime ossa biotech
Impiantate a sette pazienti, sono ricavate da cellule staminali
di Paola Mattei
Impiantate a sette pazienti, un italiano, uno svizzero e sei russi, ossa coltivate in laboratorio, a partire da cellule staminali, per riparare gravi danni a braccia e gambe. Le ossa biotech sono state coltivate in Italia, nel Laboratorio di Ingegneria dei tessuti dell’Istituto tumori di Genova, presso il Centro di biotecnologie avanzate. I risultati dei primi tre interventi sono descritti sul New England Journal of Medicine.
Responsabile dello studio è il direttore del laboratorio, Ranieri Cancedda. Dei sette interventi, uno è stato eseguito in Italia, nell’istituto ortopedico Rizzoli di Bologna, e gli altri in Russia, nell’istituto ortopedico di Ekaterinburg. ”I risultati finora ottenuti sono buoni ed hanno dimostrato la fattibilità di questo approccio”, ha detto Cancedda. I risultati sono così positivi che si sta pensando di utilizzare ossa coltivate in laboratorio anche per interventi più complessi, come quelli alla colonna vertebrale e operazioni di chirurgia maxillofacciale resi necessari da traumi e malformazioni. In futuro si pensa ad estendere la tecnica anche per riparare i danni provocati da tumori ossei.
”Si aprono indubbiamente nuove prospettive – ha osservato Cancedda – e sono allo studio nuove sperimentazioni”. Continuerà la collaborazione con la Russia ed è in esame quella con altri gruppi italiani. Le cellule staminali vengono prelevate dal midollo del paziente, coltivate in laboratorio con fattori di crescita in grado di moltiplicarle e indirizzarne lo sviluppo e quindi inserite all’interno di uno scheletro poroso di materiale ceramico compatibile con l’organismo, le cui dimensioni e la cui forma si adattano perfettamente alle caratteristiche delle lesioni delle ossa da riparare. Questa sorta di progenitore dell’osso biotecnologico viene impiantato nel paziente. Prima e dopo l’intervento le cellule staminali continuano a moltiplicarsi e ricevono dal materiale ceramico segnali equivalenti a quelli che riceverebbero da un osso naturale. Nell’arco di anni il materiale ceramico viene degradato e diventa parte dell’osso. Il primo paziente ad avere ricevuto l’osso biotech è una donna di 41 anni con una lesione di 4 centimetri nell’osso della tibia.
La porzione di osso da reintegrare, coltivata in Italia, è stata impiantata nel centro di Ekaterinburg. Qui nel maggio 1999 è avvenuto anche il secondo intervento, su una ragazza di 16 anni con la perdita di tessuto osseo pari a 4 centimetri nell’ulna. Il terzo paziente ha ricevuto l’impianto nel giugno 1999 a Bologna ed è un ragazzo di 22 anni che aveva una perdita di 7 centimetri nell’omero destro in seguito ad una frattura multipla. Sia questi tre pazienti descritti nell’articolo sia i quattro trattati in seguito stanno bene e mostrano di avere accettato l’impianto senza problemi. Ha cominciato a formarsi il callo osseo e le nuove cellule si stanno integrando nella zona di confine tra l’osso naturale quello ricostruito in laboratorio.
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