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Ecuador, approvata la nuova Costituzione

I Sì al referendum arrivano al 70%, secondo gli exit poll. E' il trionfo del leader socialista Correa, che dice di voler liberare il paese dagli abusi di potere del passato

di Daniele Biella

In Ecuador tira aria nuova dopo il referendum di ieri. Con un margine di “Sì” più ampio del previsto, che gli exit poll collocano tra il 66 e il 70%, è da oggi in vigore la nuova Costituzione. Un testo radicalmente riformato dall’attuale presidente socialista, Rafael Correa, al potere dal 19 gennaio 2007, nella scia di quel vento di cambiamento progressista che sta scuotendo da almeno un decennio quasi tutto il continente latinoamericano.

Più controllo dello stato, ma anche più trasparenza dell’apparato governativo. Più sostegno per l’identità indigena, per le classi deboli e una nuova idea di welfare, dalla scuola, alle pensioni, ai servizi di base. “Tanti diritti, pochi doveri”, commenta qualche analista. Ma di certo l’ossatura del nuovo testo costituzionale che segna una svolta netta dal recente passato ecuatoriano, fatto di giochi di palazzo e concentrazione del potere in poche mani. “Uno schiaffo all’oligarchia”, è il giudizio di molti giornali del paese all’approvazione del refrendum. Proprio quell’oligarchia che negli ultimi tempi aveva esercitato tutta la sua influenza per il “No”, arrivando a bollare il nuovo progetto di costituzione come “comunista” (seppur Correa appaia un leader ben distante dagli eccessi del venezuelano Chavez) e strumentalizzando i temi etici.

E anche gli ecuatoriani d’Italia ieri hanno potuto dire la loto: si è votato soprattutto a Milano, Roma e Genova, dove la comunità ecuatoriana è considerata la più ampia della città, con 7mila residenti. Ora non resta che aspettare l’ultima conferma: che i dati degli exit poll corrispondano a quelli dello scrutinio delle prossime ore.

 


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