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Somalia: impennata di combattimenti a Mogadiscio

La capitale si sta svuotando, sale il numero delle vittime

di Redazione

Continua a salire il bilancio delle vittime dei violenti scontri scoppiati nelle ultime 48  ore a Mogadiscio fra le milizie islamiche e i militari della forza di pace dell’Unione Africana (Amisom): in base alle ultime testimonianze, 11 civili sono stati uccisi nelle ultime ore e centinaia di persone sono in fuga. Nessuna vittima invece tra le forze di pace dell’Unione africana, ha fatto sapere un portavoce.

«Le due principali strade che portano fuori da Mogadiscio, quella verso Balad e Afgoye, sono piene di civili in fuga» ha detto alla Misnali Mohalim Mohamed, vicedirettore dell’ospedale Medina, nel sud di Mogadiscio. «Ai bordi della strada donne con i loro bambini, vecchi e intere famiglie si muovono a piedi, trasportando le poche cose che hanno e rendendo quasi impossibile passare con l’auto».

Le centinaia di persone in fuga vanno ad aggiungersi alle centinaia di migliaia di sfollati che hanno già abbandonato le zone dei combattimenti in questi anni. Gran parte degli abitanti di Mogadiscio è assistita nei campi profughi nei dintorni della città di Afgoye. «La città si sta svuotando» conferma il medico. «Chi si trova nella zona nord della città si è messo in cammino verso Balad (la località ad alcune decine di chilometri a nordovest di Mogadiscio, ndr) chi si trova a sud, invece, è in marcia per Afgoye», il centro abitato circa 30 chilometri a sud della capitale somala dove si trova concentrata la maggior parte del milione di sfollati che le violenze ha prodotto nei mesi scorsi.

Finora due gruppi islamici hanno rivendicato la paternità degli attacchi, i secondi messi a segno nella capitale somala in pochi giorni. Dopo i terribili combattimenti di lunedì e martedì, nei quali almeno 30 civili sono stati uccisi e altre centinaia feriti, ieri carri armati dell’Ua hanno aperto il fuoco nel quartiere meridionale di Taleh, mentre i ribelli hanno risposto con dei colpi di mortaio; gli scambi di artiglieria, iniziati verso le 20.40 ora italiana si sono progressivamente intensificati. Secondo la Bbc online invece i ribelli hanno attaccato le forze di pace Amison nel sud della città, in uno svincolo che collega l’aeroporto al palazzo presidenziale. I combattimenti si sono protratti per tutta la notte.

«In ospedale abbiamo ricevuto una trentina di feriti per i combattimenti di questa notte e al momento continuiamo ad avere circa 130 ricoveri per ferite di guerra. Ma il problema è che quando si combatte la notte, molti feriti restano dove si trovano e spesso persone che si potevano salvare muoiono e i loro cadaveri restano per strada. La violenza e il buio, infatti, spaventano la gente che non se la sente di raccogliere un ferito e portarlo fino in ospedale e qui non ci sono certo le ambulanze» aggiunge il vice direttore del Medina, uno dei due più grandi ospedali di Mogadiscio.

Sono circa duemila i soldati che compongono le fila delle forze di pace dell’Unione africana, che doveva inizialmente contare ottomila militari. La maggior parte proviene da Uganda e Burundi. Dalla fine del 2006 Mogadiscio è teatro di attacchi mortali contro l’esercito etiope venuto a sostenere le forze del governo di transizione somalo, da parte dei miliziani islamici che controllano alcune zone del centro della capitale e del sud del paese.

 

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