Famiglia

I Down? Nel Rinascimento erano “angeli”

Ricercatori americani scopronoun angelo dai tratti somatici tipici della sindrome in un dipinto fiammingo del '500. È la più antica prova visiva dell'esistenza dell'anomalia

di Gabriella Meroni

Diversi sì, ma migliori: i Down in passato, più precisamente nel Rinascimento, non erano visto come malati ma come esseri umani superiori, più buoni, in poche parole, angeli. Così, infatti, con le ali e un’espressione di estrema dolcezza, pittori fiamminghi del sedicesimo secolo hanno scelto di raffigurare un giovane paziente Down in un dipinto della Natività. Ne parlano, in uno studio pubblicato dalla rivista ‘American Journal of Medical Genetics’, i ricercatori che hanno scoperto i tratti facciali tipici della sindrome di Down in uno degli angeli che circondano il piccolo Gesu’ Bambino, avanzando l’ipotesi che i bambini Down fossero piu’ accettati socialmente nei secoli passati che nell’epoca moderna. Secondo ricercatori dell’University of Medicine and Dentistry of New Jersey (Newark) questa e’, finora, la prova piu’ antica dell’esistenza della sindrome di Down. Cio’ suggerisce che quest’anomalia genetica (la trisomia del cromosoma 21) fosse gia’ apparsa nel genere umano intorno al 1500, anche se non ancora considerata una condizione patologica. La sindrome e’ infatti riconosciuta come malattia solo nel 1887, quando il medico inglese John Langdon Down, descrive le malformazioni e le disfunzioni come corrispondenti ad una precisa sindrome con cause genetiche. La scelta di utilizzare, come modello per un angelo, un paziente Down rispecchierebbe anche un’accettazione sociale della malattia finora mai sospettata. I ricercatori ipotizzano che questa malattia godesse di uno ‘status’ sociale completamente diverso da quello che avrebbe assunto in seguito e da quello attribuito ad altre malattie genetiche che provocano deformazioni e isolamento sociale. Il dipinto sostiene anche la teoria per cui l’insorgenza dei primi casi di sindrome di Down sarebbe collegata alla diffusione dell’ipotiroidismo, dovuto a cause ambientali e denutrizione.


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA