Famiglia

Politica. Fassino (Ds): “Dei girotondi ho le tasche piene”

Così si sarebbe espresso il segretario dei Ds nell'ultima riunione a porte chiuse della Direzione Ds, sfogando la sua amarezza per "chi vuole solo delegittimarci"

di Ettore Colombo

Piero Fassino, segretario del principale partito della sinistra italiana, avrebbe detto – nel corso della riunione a porte chiuse della Direzione del suo partito, i Ds – che “dei girotondi ho le tasche piene”. L’occasione colta dal segretario della Quercia per dare luogo a un vero e proprio sfogo contro le divisioni nella sinistra e tutte quelle componenti che possono per comodità essere identificate nella figura e nel pensiero politico di Sergio Cofferati è stata la direzione nazionale del partito. L’ex segretario della Cgil Cofferati non viene citato espressamente, ma è stato una sorta di convitato di pietra, della riunione, se si esclude un solo passaggio, riferito a una delle ultime interviste da lui rilasciate: “Vorrei dire amichevolmente a Cofferati – queste le parole del segretario ds – che è senz’altro vero che il Pci parlava alla società, ma è esattamente quello che cerchiamo di fare anche noi”. Proprio ai movimenti Fassino avrebbe poi dedicato la parte finale della relazione, attaccando con durezza certi atteggiamenti dei girotondini ma anche sottolineando l’importanza di mantenere aperta la via del dialogo, condito dai consueti richiami all’unità. Nella sua relazione, comunque, Fassino avrebbe usato parole particolarmente dure, arrivando a sostenere di “aver piene le tasche” del modo di fare politica dei girotondi, che dalla loro nascita (il j’accuse di Nanni Moretti a piazza Navona) stanno tendando di delegittimare l’attuale classe dirigente del centrosinistra. Parole che, nei Ds, trovano come destinatari soprattutto gli uomini del Correntone, guidato all’ultimo congresso da Giovanni Berlinguer, oggi anch’egli sotto accusa, da parte di pezzi della minoranza interna, in quanto negli stessi Ds, come nei Verdi e nel Pdci, c’è chi punta apertamente alla scissione ed alla nascita di un nuovo partito della sinistra composto da pezzi dell’Ulivo attuale condito da girotondini, no global e professori. “Se certe critiche vengono da Flores D’Arcais – avrebbe detto Fassino – gli rispondo pubblicamente. Se lo dice qualcuno all’interno del mio partito non replico per spirito di unità, ma così non si va da nessuna parte”. Bruciano ancora, al segretario Ds, tutte le accuse lanciate dai movimenti e che si sono fin qui affastellate sulle spalle dei dirigenti dei partiti dell’Ulivo: scarsa attenzione ai temi del lavoro e della giustizia, opposizione “poco convinta”, posizioni poco chiare sugli interventi militari che si sono volta per volta prospettati, e, da ultimo, lo spettro di un “inciucio” sulle riforme. “Questo è un modo di far politica di cui ho piene le tasche – avrebbe sbottato Fassino di fronte ai dirigenti del partito – perché nel momento in cui c’è una forte pressione esterna per tentare di destabilizzare i Ds, mandare a casa l’attuale gruppo dirigente vuol dire sfasciare tutto”. Le occasioni di confronto, nelle prossime ore, non mancheranno. Già oggi pomeriggio si svolgerà un seminario a porte chiuse alla fondazione italianieuropei, in cui Massimo D’Alema e Giuliano Amato renderanno pubbliche le proposte dell’ala riformista del centrosinistra sui cambiamenti da apportare alla costituzione. E domani, a Montecitorio, si svolgerà la prima delle manifestazioni annunciate ieri dal vertice dei partiti dell’Ulivo per la primavera. Il tema sarà il conflitto di interessi, uno degli ostacoli che il Polo dovrà rimuovere, secondo il centrosinistra, prima di affrontare il nodo delle riforme con il contributo costruttivo dell’opposizione. “Si vuole risolvere o aggravare il conflitto d’interessi?” è lo slogan dell’incontro, che vedrà tra gli altri la presenza di Francesco Rutelli e di altri leader. Ci permettiamo un’unica, semplice e modesta domanda, a commento delle parole di Fassino: ma come, segretario? Li avete coccolati, vezzeggiati, invitati sul palco e nelle tribune delle feste dell’Unità e ora li ripudiate così? Tanto astio – e tanta mancanza di lungimiranza politica – ricorda i tempi di Tangentopoli, quando i Ds prima cavalcarono “la tigre” delle Procure e della loro azione destabilizzante e squassante, sul fragile tessuto politico della democrazia italiana, e poi – quando a coglierne i frutti furono Berlusconi e i suoi “homines novi” – se ne pentirono. Solo che ci vollero anni per ammetterlo. Quanti anni ci vorranno per capire l’effetto disgregante dei girotondi? Attendiamo, fiduciosi, risposte, ricordando però le parole di SAant’Agostino: “I Vandali cacciarono gli Unni, ma restano sempre Vandali”.


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