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Millennium goal, bad news

A preoccupare sono soprattuto i tagli alla cooperazione. Ma dal sud del mondo qualche segnale postivo arriva

di Emanuela Citterio

«Sono passati otto anni dalla presentazione degli Obiettivi del Millennio, ne mancano ancora sette per arrivare al 2015, traguardo per il raggiungimento dei risultati individuati. L’impressione che si ricava, seguendo il dibattito internazionale, è che dopo le enfatiche dichiarazioni del settembre 2000 si stia camminando a rilento. Gli otto obiettivi non sembra siano diventati le priorità delle politiche dei paesi che avevano assunto l’impegno di cooperare affinché la povertà venga messa alla porta». A mettere sotto la lente l’impegno dell’Italia per il raggiungimento degli Otto Obiettivi di sviluppo del millennio (Mdg) è Link 2007, coordinamento che riunisce fra le maggiori organizzazioni non governative (ong) italiane in un dossier che sarà presentato il 18 settembre a Roma e che Vita.it ha potuto leggere in anteprima. Alla presentazione del dossier intitolato “Siamo ancora in tempo? L’Italia e gli Obiettivi del Millennio” a cura di Stefano Piziali e Vera Melari parteciperanno il viceministro degli esteri Vincenzo Scotti e gli onorevoli Piero Fassino, Savino Pezzotta ed Enrico Pianeta.

Il dossier è un rapporto dettagliato che fa il punto sugli Obietti di sviluppo del millennio, che gli Stati si sono impegnati a raggiungere entro il 2015 (per vedere quali sono clicca QUI) e riassume per ogni obiettivo i principali progressi fatti negli ultimi anni. Per ogni area geografica il dossier mostra se il singolo obiettivo è stato raggiunto, può essere raggiunto se il progresso rimane costante, o è irraggiungibile entro il 2015. Il bilancio fino ad ora non è positivo» affermano le ong di Link 2007 «difficilmente gli Obiettivi saranno raggiunti se non ci sarà una potente inversione di tendenza nelle risorse allocate alla cooperazione e nelle politiche economiche e commerciali dei Paesi del Nord».

Anche la Campagna del Millennio Onu “No Excuse 2015” rende pubblico oggi un documento che fa il punto sull’impegno dell’Italia verso gli Mdg. «A preoccupare sono soprattutto i tagli per la cooperazione» afferma la coordinatrice europea della campagna Marina Ponti. «Ci chiediamo quale sia la strategia del nostro governo per raggiungere gli obiettivi del millennio, anche in vista del summit del 25 settembre sugli Mdg che si terrà a New York, cui parteciperanno oltre 60 capi di stato tra cui il nostro premier Silvio Berlusconi». Il giudizio della Campagna sull’Italia è negativo: «speriamo che il governo ridefinisca le priorità, perché le nostre aspettative sono state deluse».

«Segnali positivi ci arrivano dai Paesi del Sud del mondo» sottolinea Marina Ponti, «governi come la Tanzania e il Mozambico che si sono impegnati a implementare politiche per il raggiungimento degli obiettivi con buoni risultati, «mentre sono carenti i Paesi del nord del mondo in termini di collaborazione e finanziamenti».

Link 2007 si dice «convinta che possa crescere nei nostri rappresentanti politici, nel  governo, nelle istituzioni e nella società civile la consapevolezza che la povertà estrema – che è alle nostre porte e che entra ormai nei nostri paesi senza più bussare – debba essere combattuta e sradicata» ma per farlo ci vogliono «cultura, consapevolezza, decisione politica».

Tra le proposte di Link 2007 riportate nel dossier c’è la costituzione di un gruppo pluralista di parlamentari interessati alle tematiche della cooperazione allo sviluppo e  al  perseguimento degli Obiettivi di sviluppo del millennio. Il gruppo dovrebbe interloquire in particolare con i soggetti pubblici e privati della cooperazione allo sviluppo che possano esprimere esperienza acquisita, cultura della cooperazione e dei problemi connessi, capacità di analisi e di proposta, al fine di approfondire le conoscenze in merito e di arricchire la proprie valutazioni politiche. 

Perché l’Italia riesca a mantenere i suoi impegni internazionali per quanto riguarda la cooperazione e gli Mdg Link 2007 fa diverse proposte:

La riforma  della Legge 49 sulla cooperazione allo sviluppo non può che costituire il  traguardo auspicabile, dopo dieci anni di tentativi falliti, anche per questa nuova legislatura. Nell’attesa che ciò avvenga, si può tuttavia agire  efficacemente nel contesto
delle possibilità offerte dalla stessa Legge 49 ridandole, con un decreto ad hoc o con altri interventi legislativi, alcuni di quegli strumenti originari che le sono stati amputati nel 1993. 

La previsione della programmazione triennale approvata dal Consiglio dei Ministri con la definizione delle linee strategiche e della coerenza tra le attività di cooperazione internazionale dei vari Ministeri e delle Regioni e tra MAE e MEF, sotto la guida politica del Ministro degli Affari Esteri;
 
La costituzione di un Fondo unico e l’autorizzazione alla flessibilità nella gestione delle risorse, attraverso lo strumento della contabilità speciale, al fine di garantire efficienza ed efficacia agli interventi con regole di gestione adatte agli obiettivi da raggiungere, mettendo così fine agli enormi sprechi e all’inefficacia delle azioni (oltre che le figuracce politiche) che i pluriannuali ritardi hanno troppo spesso comportato;
 
L’adeguamento dell’organico della Direzione Generale per la cooperazione allo sviluppo, in conformità con le previsioni della legge in vigore, al fine di garantire funzionalità ed efficacia alla struttura attualmente delegata all’attuazione e al controllo delle attività. L’adeguamento dell’organico dovrà essere fatto seguendo severi criteri di professionalità, conoscenza, esperienza, provate capacità, che possano essere ritenuti validi dalla futura struttura di gestione che la legge di riforma definirà;

L’istituzione, nell’ambito del MAE, della Consulta per la cooperazione allo sviluppo,  allo scopo di rafforzare la sussidiarietà, approfondire le tematiche della cooperazione apportando  suggerimenti  al  Ministro  degli  Esteri  sulla  base  delle  competenze  ed  esperienze che il sistema Italia, a partire dalle iniziative non governative, ha saputo esprimere negli anni con riconoscimenti a livello internazionale.
 
L’adeguamento alla normativa europea in materia di leggi, regolamenti e procedure relative alle attività di cooperazione allo sviluppo, anche al fine di un maggiore coordinamento e armonizzazione all’interno dell’UE e verso i PVS. 

Secondo Link 2007 per mettere il tema degli Mdg al centro della azione di cooperazione italiana è necessario che il  Consiglio dei Ministri adotti  una dichiarazione di principio che  stabilisca che in tutte le proprie relazioni esterne l’Italia favorisce il raggiungimento degli Obiettivi del Millennio. Ciò costituirebbe il punto di partenza per una seria programmazione degli interventi di cooperazione, con particolare attenzione all’Africa Subsahariana, dove sono concentrate le maggiori sfide per la sconfitta della povertà.

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