Famiglia

Tornare alle case chiuse?

Tolleranza zero contro la prostituzione (in strada)

di Franco Bomprezzi

Ancora un annuncio dal governo, ancora un disegno di legge ad alto impatto sociale e di comunicazione. Stavolta è Mara Carfagna, reduce dalla polemica estiva sulle presunte intercettazioni, che si lancia, come ministro per le pari opportunità, nella “tolleranza zero” contro la prostituzione in strada, con un disegno di legge che, se approvato così com’è dal Parlamento, prevede arresto e multe sia per le prostitute che per i clienti. I giornali di oggi, anche se dedicano l’apertura allo psicodramma di Alitalia, danno comunque spazio al provvedimento, con molte contrastanti reazioni.

L’apertura di oggi del Corriere della Sera è infatti dedicata all’Alitalia. Il sì del governo al ddl sulle prostitute ha comunque un titolo (“Carcere per prostitute e clienti”) e un sommario in prima: la prostituzione diventa reato: quella per strada e in luoghi aperti in generale. Sarà reato tanto per le operatrici del sesso che per i clienti. Ma lo diventerà soltanto se il disegno di legge approvato ieri da Palazzo Chigi sarà approvato dal parlamento. «Con questo disegno di legge si darà un vero schiaffo al mercato delle schiave», ha commentato il ministro Carfagna. I servizi sono a pag 18 e 19. Due le reazioni ospitate dal quotidiano. Il sindaco di Verona Flavio Tosi: «Da noi divieto anche nei palazzi» e quella di don Ciotti: «Con questa legge le più deboli non si troveranno più e non riusciremo ad aiutarle a uscire dal giro»
“Via le prostitute dalle strade, carcere per i clienti”. Repubblica apre sul ddl Carfagna. Un pezzo, a pagina 7, che presenta il disegno a firma di Caterina Pasolini, “Stop alla prostituzione, manette ai clienti”: fa un resoconto del progetto legislativo, che punisce solo la prostituzione più povera, quella in strada (perché crea allarme sociale), ignorando totalmente l’altra, quella nelle case mediata da internet. Dai 5 ai 15 giorni di carcere per le prostitute e i clienti, dai 200 ai 3mila euro di multa. La Carfagna: «Questo disegno di legge mira a togliere linfa al mercato, a combattere lo sfruttamento di donne e minori»; «come donna impegnata in politica e nelle istituzioni, la prostituzione mi fa rabbrividire. Mi fa orrore, non comprendo chi vende il proprio corpo»… Massimo Lugli, invece, è andato sulla Salaria (strada molto frequentata, periferia romana): “Sulla Salaria tra paura e ironia: «batteremo alla fermata degli autobus»”. Il succo? Le prostitute non credono che succederà nulla. A fianco, bel pezzo di Piero Colaprico che ha intervistato un manager che frequenta le prostitute: “I miei giri nella Milano notturna in cerca di sesso a pagamento”. Fra l’altro il manager, ovviamente anonimo, offre un punto di vista interessante: «nel giro circola una voce. E cioè che l’idea finale di alcuni politici che contano è costruire in periferia un nuovo quartiere a luci rosse, come ad Amsterdam o Amburgo. Ci sono già le aree, tutte in mano a costruttori amici loro, quindi prima hanno tartassato i locali, poi le squillo, alla fine questa sembrerà a tutti la soluzione migliore e qualcuno ci guadagnerà pure»… A pagina 9: “La rivolta delle associazioni: così si aiutano i clan”. «Un manifesto ipocrita che ci riporterà alle case chiuse». 50 associazioni – dalla Caritas al gruppo Abele, dal comune di Venezia al Comitato diritto per le prostitute, a Save the children – bocciano l’iniziativa. Don Gallo parla di «ipocrisia», don Mazzi: «per difendere i minori le leggi ci sono già da anni ma non vengono attuate». Mardo Bufo, On the road: in 6 anni 54mila persone sono state contattate; 13751 hanno abbandonato il marciapiede grazie all’articolo 18, 938 erano minorenni.
Mentre Turco e Melandri bocciano senza appello, Di Pietro valuterà il testo: «prostituzione e sfruttamento minorile sono due emergenze. Per la sicurezza dei cittadini, il decoro delle città e la tutela dei minori».
Dossier: “Una lucciola su cinque è minorenne sulla strada per 30 euro a incontro”. Scheda di numeri a cura di Vladimiro Polchi. 70mila le lavoratrici (50% sono immigrate); 9 milioni di clienti.
Il commento è di Gad Lerner e il titolo fa da sintesi: “Un passo indietro di mezzo secolo”. La questione complessiva – mercificazione del desiderio, consumismo, incapacità di sostenere un rapporto, mortificazione pubblica della donna, modello pornografico televisivo – è completamente elusa. Avanza solo una sbrigativa nozione di reato. Avremo un paese più pulito? «Davvero qualcuno crede che la lezione di morale sessuale del ministro Carfagna risulti credibile ai suoi stessi elettori? E che questa destra diretta emanazione dello show business televisivo, specializzato in vallettopoli, sappia tutelare il rispetto per il corpo femminile?».

Significativo titolo dell’articolo di prima pagina del Sole 24 Ore: “Prostituzione, si cambia ma il condominio è «salvo»”. In pratica, si evidenzi come nella terza stesura del ddl Carfagna manchino le norme, prima presenti, dedicate al condominio che dovesse ospitare il domicilio di una lucciola. In pratica, non sono state inserite le clausole che consentivano all’assemblea di stoppare le prostitute condomine. Perché? «La legislazione vigente è sufficiente», ha risposto la Maton, capo di gabinetto della Carfagna. Spazio anche ai commenti delle associazioni, con Telefono Azzurro e Moige che approvano il ddl e Caritas, Grupo Abele e Unicef che lo bocciano, sia pure con gradi diversi di disapprovazione.
Avvenire apre con il viaggio del papa in Francia. Benedetto XVI comincia oggi a Parigi il pellegrinaggio che lo porterà a Lourdes. I servizi sul ddl Carfagna sono a pag 9. Interessante l’infografica con i numeri del fenomeno: 100mila prostitute in Italia, il 40% sono minorenni, il 60% viene dall’africa (soprattutto nigeria, seguono romania, cina ed est europa), i clienti invece sono 10 milioni.
La Stampa dà la notizia di spalla, in prima: “Carcere per clienti e prostitute. È polemica“ e sotto avvio del commento di Giancarlo Dotto, “Tintinnar di manette” (che mette insieme ultras e marciapiede per sottolineare che «la politica che mostra i muscoli confessa pubblicamente due cose, il suo fallimento strategico oltre che il suo deficit intellettuale»). A pagina 5, resoconto di Francesco Grignetti: in sintesi le novità del ddl in 4 articoli, le diverse posizioni. Più interessante Mario Baudino che, in un pezzo intitolato “La più antica legge del mondo”, fa la storia di come la società ha affrontato la questione (dalla Grecia in poi). In sintesi, secoli di norme repressive senza risultato. Ad Atene e Roma, c’era un magistrato apposito. Nel Medioevo pena di morte per chi si accompagnava con le squillo (la introdusse Teodorico). I Papi umanisti introdussero una «tassa delle puttane»…

“Ecco la legge: via le lucciole dalle strade” così titola in copertina Il Giornale. Come se invece di un disegno di legge si trattasse di una legge che entra in vigore oggi…Un richiamo per il fondo di Giordano Bruno Guerri “Io, bimbo di 8 anni e le case chiuse” che prosegue a pag. 2. Case chiuse , mezzo secolo senza una legge, è questo il taglio de Il Giornale. quindi è ora che ci sia una regolamentazione. In questa direzione il sindaco di Verona, fra i primi a firmare ordinanze contro la prostituzione, che dice: «L’iniziativa è ok. bisogna colpire anche chi esercita in casa». A Milano Luca Fazzo raccoglie le opinioni della gente nei quartieri de facto “a luci rosse”.
La prima del Manifesto è dedicata alla trattativa Alitalia, sul ddl Garfagna oltre alla vignetta di Vauro (ddl. Carfagna via le prostitute dalle strade con una delle due lucciole che dice: «mo’ ce fanno tutte ministro!») si trova il commento di Carla Corso (presidente del Comitato per i diritti civili delle prostitute) “Prostituzione – Vizi privati, pubblici reati”, mentre al tema sono dedicate due pagine (la 2 e la 3). Nel suo commento Carla Corso scrive: «A cosa è servito fondare un comitato per i diritti civili delle prostitute e lottare venticinque anni nella speranza di vedere riconosciuti i propri diritti, esporsi in prima persona mettendo a repentaglio la propria vita privata sperando in un cambiamento (…). La legge Merlin aveva ridato libertà e autodeterminazione alle donne e con questa nuova proposta di legge si ritorna indietro di 50 anni, quando le donne vivevano in totale solitudine dentro i bordelli (…) I trafficanti avranno la possibilità di organizzare in modo eccellente i loro odiosi traffici. A cosa serve punire queste donne quando sono già state punite duramente dalla vita costringendole a lasciare i loro paesi, scappando da epidemie, guerre e miseria in cerca di una possibilità di vita per sé e i loro figli. Non meriterebbero la solidarietà di noi ricchi europei?». Il servizio interno, titolato “Gabbie per lucciole di strada” si dà conto delle diverse reazioni e si illustra il ddl. In un box il plauso dell’associazione intellettuali musulmani d’Italia perché «contrasta lo sfruttamento dei minori». Francesco Pilla, intervista la sociologa Carla Monzini per cui il ddl «ci porta indietro di anni». Che nota come «Sicuramente si è buttato in mare il lavoro fatto in tanti anni. Non sono state prese in considerazione le proposte che venivano da quel mondo, dalle associazioni delle prostitute, da chi lavora in questo campo e sa come vanno le cose. Chi meglio di loro poteva dare input positivi per la gestione del fenomeno? Faccio solo un esempio. Si era discusso della reale possibilità di creare delle cooperative e di legalizzare la professione. Hanno preferito chiudere la porta invece che aprirla».

E inoltre sui quotidiani di oggi:
Migranti
La Repubblica – R2: “Lampedusa, Africa“. L’inviato Giampaolo Visetti descrive la situazione nell’isola (vicesindaco è Angela Maraventano, pasionaria della Lega…). Spuntano nuovi razzismi, mascherati da interesse per il turismo, mentre per avere fondi c’è chi sfrutta l’emergenza immigrati. Da leggere (specie per le dichiarazioni completamente razziste degli amministratori). Molti numeri.

Greenpeace
Corriere della Sera – pag. 16. Sei attivisti di Greenpeace che avevano occupato una centrale elettrica a carbone costringendo i tecnici a sospendere la produzione di energia sono stati assolti da una giuria popolare inglese. Il verdetto che potrebbe stabilire un importante precedente, non contesta che ci sia stato un danno economico, ma scagiona gli ambientalisti perché hanno agito con «l’obiettivo di prevenire il riscaldamento terrestre, un danno ancora più grave per la comunità».

Aborto
Avvenire – A pag 14 attacca a muso duro il nuovo piano regionale pugliese. Il titolo è “In Puglia la sanità favorisce l’aborto”. Nel piano approvato in consiglio regionale, spiega la corrispondenza da Bari, anche la Ru486. Ignorate le perplessità del mondo cattolico. L’arcivescovo Cacucci: la tutela della vita è inadeguata.

Casta
La Stampa – Doppia pagina (con titolo in prima): “La Casta c’è, nessuno ne parla”. In diminuzione l’indignazione, scesa al 32%, per i costi della politica che sono sempre alti. In sostanza, la sensibilità verso sperpero e vantaggi è andata diminuendo. Cristallino Ilvo Diamanti: «prendersela con la casta quando al governo c’è Berlusconi è come prendersela col rumore quando ci sono i fuochi d’artificio»…

Federalismo
Il manifesto – A pagina 5 accanto all’articolo di Federico D’Ambrosio “Via al federalismo. A puntate” Bossi esulta, Calderoli promette: «sarà equo, al voto insieme alla finanziaria», c’è un viaggio nel profondo nord di Giovanni Facchinetti dal titolo “La gioia a metà del popolo padano: «Umberto resisti»”. Articolo che nasce ascoltando le telefonate a Radio Padania “Molti ringraziano Sant’Umberto da Cassano Magnago, che «senza di lui chissà dove saremmo». Altri sembrano più scettici, o realisti (…)” E prendendo spunto dalle telefonate all’emittente leghiste si osserva che «I pericoli arrivano, a detta dei leghisti, dagli alleati, Alleanza nazionale in primis, con i suoi rigurgiti nazionalisti».

Movimento slow
Il manifesto – L’ultima pagina del quotidiano è dedicata al primo raduno slow in California. “Slow nation goes” A San Francisco oltre 60mila persone, gastronomi, attivisti, appassionati e curiosi hanno partecipato al primo raduno slow in Nordamerica. Slow Food Nation è stata una specie di festosa e politica assemblea costituente. Un movimento che è destinato a crescere nella patria degli hot dog. Nell’articolo di Luca Celada si osserva che: «…ci sono piccoli sintomi di cambiamento. IN Inghilterra McDonalds offre latte biologico, qui in America un colosso come Wall Mart ha cominciato a vendere frutta e verdura prodotti localmente. Ma si tratta di cambiamenti perlopiù estetici, mentre è necessario modificare radicalmente il «business model» altrimenti alcuni di loro rischiano di fallire».

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