Formazione

le nostre parole chiaveper aprire i loro cuori

L'esperienza di chi vive con i giovani ogni giorno

di Redazione

Cosa significa educare? Non certo solo parlare, ma molto di più, come ben sa chi nella trincea dell’educazione spende tempo ed energia. Non per mestiere, ma per passione, come recitava un vecchio slogan. La parola a loro.

Non solo divieti
Secondo Franco Taverna, della Fondazione Exodus, «non c’è solo la scuola come “luogo dell’educare”. La priorità nell’educazione sta nel ridare importanza ai luoghi del tempo libero, quelli collocati al di fuori dell’ambiente scolastico o familiare, oggi ridotti a non luoghi». Exodus con altre dieci realtà associative ha fondato il Laboratorio educativo permanente, attivo dal gennaio 2008. «Inoltre, la nostra non dev’essere un educazione dei “no”, dei divieti. Piuttosto si mettano in risalto gli aspetti positivi di ogni ambito educativo, per riuscire a comunicare l’educazione senza banalizzarla con questioni accessorie, come grembiule sì, grembiule no».

Chiamati per nome
Ridare al giovane il ruolo che gli compete: quello di protagonista. È il primo dei tre punti fermi della strategia educativa delle Acli: «Una centralità non astratta», dice Paola Vacchina, vicepresidente e responsabile educativa delle Acli, «dove il ragazzo è chiamato per nome, e ascoltato in tutti i campi, da quello affettivo a quello emotivo, dai pregi ai difetti». Gli altri due capisaldi: «Un’intensa cura della relazione educativa» e «il ritorno all’uso del “noi”, all’ottica del gruppo, contrapposto all’individualismo, la cui deriva è una sorta di formazione online generalizzata».

La sfida della complessità
«Oggi l’ambiente scolastico e sociale è diverso dal passato, è multietnico, e la relazione fra pari è sempre più basata sull’intercultura», afferma Eugenio Garavini, capo scout nazionale Agesci. «In questo senso, i tentativi di semplificare la complessità sono fuorvianti: economia ed efficienza sono importanti nel mondo della scuola, ma la gestione e la valorizzazione delle diversità lo sono ancora di più». E conclude: «Per trovare il giusto equilibrio bisogna riaffermare l’alleanza educativa, oggi disgregata, fra insegnanti, famiglie e associazioni».

Portatori di desiderio
«Ogni giovane è portatore di desiderio. Questo è il punto di partenza per ogni logica dell’educare», dice Tiziano Gomiero, psicologo di Anfass Trentino. «Un desiderio che è una domanda di felicità attraverso la volontà di esprimersi: l’educatore deve saper garantire al ragazzo la sua espressione, rispettandone la cultura d’origine».

Insegnare, cioè comunicarsi
«L’emergenza educativa si supera a scuola con una sana concorrenza tra pubblico e privato», sostiene il presidente della Federazione opere educative della CdO, Vincenzo Silvano, «e sulla base del fatto che non tutti possono fare gli insegnanti: è tale chi all’accompagnamento dei ragazzi verso l’età adulta affianca una reale proposta di vita, che nasce da una corretta comunicazione di sé, che aggrega ancora prima di dare insegnamenti».


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA