Formazione

La sostenibilità a scuola?Si impara in dieci mosse

il decalogo Cara ministra, non basta l'ora di educazione stradale e ambientale...

di Redazione

Il ministro dell’Istruzione, dell’università e dalla ricerca, Maria Stella Gelmini, insieme alla sua collega all’Ambiente, Stefania Prestigiacomo, ha mostrato una grande attenzione all’educazione come strumento per prevenire i problemi ambientali, in particolare quelli che dipendono dai nostri comportamenti scorretti.
L’emergenza rifiuti di Napoli ha catalizzato l’attenzione di nuovo sull’ambiente e le due ministre si sono dichiarate convinte sostenitrici dell’importanza del contatto con la natura come momento educativo per i ragazzi.
La Gelmini ha reso obbligatorie nelle scuole 33 ore annuali (un’ora settimanale) di lezioni di Cittadinanza e costituzione, comprensive  degli insegnamenti di Educazione ambientale, insieme allo studio della Costituzione e dell’educazione stradale. 
La ministra si è resa conto che nella scuola va fatta educazione all’ambiente in maniera sistematica, togliendola dall’opzionalità volonterosa di qualche insegnante. Ma non basta, in realtà questa dovrebbe essere calata in ogni disciplina scolastica, quasi come un abito mentale, un filo conduttore che lega tutti gli insegnamenti, un orientamento educativo patrimonio di ciascun docente, per far da timone al progetto formativo del Pof  (Piano dell’offerta formativa) di ogni scuola.
Dagli insegnanti, poi, emerge la richiesta di avere una formazione adeguata per realizzare con i propri alunni un’educazione che non sia solo ambientale, bensì per la sostenibilità, con conoscenze adeguate e chiarezza rispetto a obiettivi e competenze da far acquisire ai ragazzi. Non basta, servono soprattutto le condizioni pratiche e logistiche per operare con sicurezza con le classi. Se è così importante (e lo è davvero) mettere i ragazzi nelle condizioni di “fare” in prima persona e avere un contatto diretto con la natura, serve un’organizzazione scolastica che permetta uscite frequenti e la possibilità di avere dei laboratori attrezzati dove poter sperimentare e osservare. Certo anche nell’aula e nel cortile della scuola si può trovare la natura: in un vaso con piantine, in un’aiuola, su un muro, in una siepe. Ma l’educazione per la sostenibilità è far attenzione ai nostri comportamenti nella loro globalità per evitare sprechi, brutture, è essere attenti ai rapporti con le persone, al clima relazionale della  classe, al rapporto adeguato tra numero degli alunni e numero degli insegnanti, al lavoro di équipe tra i docenti.

Il decalogo.
Ecco sintetizzata in dieci punti la scuola che il WWF auspica:

1. Educazione per la sostenibilità non materia a se stante, ma trasversale a tutte le discipline. Non basta un’ora condivisa con la lettura della Costituzione e l’educazione stradale e non esiste una sola competenza. Un territorio, un problema ambientale, i cambiamenti climatici, possono e devono essere trattati in storia, fisica, scienze, geografia, educazione tecnica, ecc.
2. Agevolazione delle uscite, che dovrebbero essere frequenti e routinarie, per permettere il contatto diretto con l’ambiente di vita dei ragazzi (quindi non solo quello naturale). Importanza imprescindibile del contatto fisico, emozionale: è un modo sicuro per incontrare la vera complessità.
3. Operatività come base essenziale per l’elaborazione dei concetti da apprendere. Con il “fare” si ha un apprendimento reale e consapevole.
4. Presenza di laboratori per sperimentare e per osservare, insomma per favorire nei ragazzi la formazione di una mentalità scientifica.
5. Clima relazionale della classe positivo: favorire il benessere di tutti e la cooperazione.
6. Risorse umane (insegnanti, collaboratori scolastici e personale amministrativo) in numero adeguato per permettere lo svolgimento delle attività in sicurezza e in modo ottimale.
7. Classi non troppo numerose, per avere un rapporto alunni/insegnante adeguato.
8. Sostenibilità dell’edificio scolastico e degli spazi esterni alla scuola (lampadine a basso consumo energetico, eliminazione delle dispersioni di calore, ecc).
9. Comportamenti sostenibili di tutti coloro che vivono nella scuola sia rispetto agli spazi e alle strutture scolastiche sia rispetto alle relazioni, insomma comportamenti attenti al bene comune.
10. Apertura della scuola al territorio, per favorire la conoscenza dell’ambiente circostante. La conoscenza è il primo passo per amare e quindi per tutelare e difendere il proprio ambiente di vita.


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