Formazione
il maestro unico, ma buono
scuola Ernesto Caffo approva il ritorno al vecchi modello. Con un avvertimento
di Redazione
Maestro stabile e formato. Per dare piena attuazione al principio del diritto all’istruzione dei minori. La vede così Ernesto Caffo, neuropsichiatra infantile e presidente di Telefono Azzurro, uno dei più attenti osservatori della condizione dei bambini in Italia: In sintesi: bentornato il maestro. Ma i soldi risparmiati vengano investiti nella sua formazione.
Vita: Professore, promuove il maestro unico?
Ernesto Caffo: È un modello che può essere adeguato se le caratteristiche e le competenze dei singoli insegnanti saranno potenziate, attraverso corsi di formazione e aggiornamento.
Vita: In che modo?
Caffo: Le competenze del maestro oggi non possono fermarsi al solo aspetto cognitivo. Per costruire un vero percorso di crescita dei bambini, gli insegnanti dovranno essere in grado di interpretarne anche gli aspetti affettivi e relazionali e quelli sociali. Alla fine, dunque, non mi pare che il problema dipenda solo dal numero degli insegnanti, quanto dalla qualità del processo educativo che sta alla base della scuola nel suo complesso.
Vita: Bisogna recuperare una visione d’insieme?
Caffo: Certamente. Oggi la scuola non è più l’unico momento di socializzazione nella vita di un ragazzo. Non esiste più lo schema casa-scuola. Ci sono tanti altri contesti: lo sport, il gioco, il gruppo di amici. I nostri figli sono sottoposti a moltissime sollecitazioni. In questo quadro la scuola non può più considerarsi una realtà separata, ma deve saper costruire un progetto educativo complessivo, adeguato alla vita dei ragazzi e sempre più personalizzato. Per far questo, lo ripeto, servono persone competenti e preparate.
Vita: Allora non ha torto Bossi quando dice che il maestro unico, se inadatto, può “rovinare” un bambino?
Caffo: A prescindere da quello che dicono i politici, penso che per troppo tempo nella scuola non si è investito sulla qualificazione degli insegnanti. Per questo motivo è necessario un cambiamento di rotta, dove il diritto dei minori all’istruzione diventi davvero reale ed esigibile, con insegnanti stabili e formati, all’interno di spazi scolastici adeguati.
Vita: Molti hanno salutato con favore il ritorno al grembiule e al voto di condotta. Sono strumenti ancora validi per le nuove generazioni?
Caffo: Il grembiule potenzialmente può diventare un segno distintivo, un elemento d’appartenenza importante: pensiamo a cosa significa la divisa nei college anglosassoni. Però, anche qui, alla base ci deve essere un percorso educativo condiviso che cementa il senso del gruppo, altrimenti l’aspetto esteriore non significherà nulla. Sul voto in condotta il discorso è molto più serio.
Vita: Ci spieghi.
Caffo: La scuola deve riconquistare un’autorevolezza educativa che non cala dall’alto, attraverso un codice di regole formali. Le regole devono arrivare dal progetto che vive e viene costruito giorno dopo giorno: il rispetto reciproco, l’aiuto e la solidarietà verso i più deboli, l’integrazione etnica e sociale non si impongono, si fanno crescere in modo condiviso.
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