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Srebrenica, l’Olanda fu colpevole?

Domani un tribunale deciderà se i caschi blu olandesi avrebbero potuto evitare il massacro

di Gabriella Meroni

È attesa per domani la decisione di un tribunale olandese chiamato a stabilire se i Paesi Bassi possano essere o meno chiamati a rispondere della morte degli oltre 8mila uomini uccisi nel luglio 1995 a Srebrenica, la città della Bosnia orientale che all’epoca dei fatti aveva lo status di enclave musulmana protetta delle Nazioni Unite ed era stata affidata al controllo formale del battaglione di caschi blu olandesi Dutchbat. A rivolgersi alla giustizia olandese, con una causa civile, erano state le madri e mogli delle vittime dell’eccidio per chiedere risarcimenti.

I querelanti accusano l’Onu ed i Paesi Bassi di non aver adottato azioni efficaci per prevenire il massacro, violando così la Convenzione delle Nazioni Unite sul genocidio. Si tratta del primo caso in cui viene chiesto di considerare responsabile della mancata protezione della popolazione civile uno stato che ha preso parte a una forza di peacekeeping. Nelle udienze che si sono svolte il 16 giugno, lo stato olandese ha obiettato che non aveva né il mandato né i mezzi – il Dutchbat era provvisto solo di armi leggere – per proteggere la popolazione civile contro forze armate quali quella serbobosniaca. Il 10 luglio, la Corte ha stabilito che l’Onu non verrà processata sul genocidio di Srebrenica.


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