Politica

Angola, storico voto

In testa il partito di governo nelle prime elezioni democratiche dopo 16 anni e dopo la guerra civile

di Emanuela Citterio

Per l’Angola è un momento storico: il primo voto dopo sedici anni e dopo sei anni dalla fine della guerra civile. Lo scorso fine settimana circa 8 milioni di angolani sono stati chiamati alle urne per votare 220 deputati del Parlamento. Il presidente dell’Angola, Josè Eduardo dos Santos, che ha votato venerdì, ha sottolineato che con questo voto si apre una “nuova era politica, un nuovo modo di servirsi della politica, per raggiungere i nostri obiettivi”.

I dati parziali pubblicati finora danno il partito al governo in netto vantaggio. Secondo risultati relativi allo spoglio del 60% delle schede, il Movimento Popolare per la Liberazione dell’Angola (MPLA), il partito al potere dall’indipendenza nel 1975, ha ottenuto l’82% dei voti contro il 10,5% dell’Unione Nazionale per l’Indipendenza dell’Angola (UNITA), il principale partito dell’opposizione.

Secondo gli osservatori della Sadc (Comunità per lo sviluppo dell’Africa del Sud), le elezioni si sono svolte in modo libero e trasparente, mentre un comitato di osservatori dell’Unione Europea ha parlato problemi organizzativi nelle sedi elettorali della capitale registrando comunque una sostanziale regolarità nello svolgimento delle votazioni. «A Luanda in alcuni seggi non sono arrivare le schede, lo staff era impreparato, in alcuni casi mancava anche l’inchiostro, ma non abbiamo riscontrato irregolarità» ha detto all’Apcom il vicepresidente del parlamento Ue Luisa Morgantini in questi giorni a Luanda, in veste di osservaotore. L’Angola, ha ricordato, «E’ un Paese in grande movimento, dal 2002 (fine della guerra civile, ndr) ad oggi questo governo ha fatto molte cose positive».

«Al momento quel che si può dire è che è bene rallegrarsi per la mancanza di violenze e per la partecipazione degli angolani al voto» ha detto una fonte locale all’agenzia Fides, che però ha fatto notare il «numero relativamente alto delle schede bianche (circa 171mila contate fino a domenica 7) e di quelle nulle (circa 211mila), un dato che può indurre a pensare o una disaffezione o un’impreparazione di una parte dell’elettorato locale».

L’Angola è uno dei Paesi più in crescita dell’Africa subsahariana. E’ il quarto produttore mondiale di diamanti e ha nel sottosuolo vasti giacimenti petroliferi. Secondo i dati Onu, nei cinque anni successivi alla fine della guerra, il prodotto interno lordo è cresciuto del 90 per cento. Lo scorso anno si è toccato il record, confermato dalla Banca Mondiale, con una crescita del 27 per cento, bissata dai risultati di quest’anno che dovrebbero attestarsi tra il 16 e il 20. Uno sviluppo trainato anche dall’alto prezzo del greggio sui mercati internazionali (l’Angola è diventata per tre mesi consecutivi il primo produttore di petrolio del continente africano sorpassando la Nigeria). Eppure, questa ricchezza finora ha interessato solo marginalmente la maggior parte della popolazione. Secondo gli ultimi dati Onu, il 70 per cento dei 16 milioni di angolani vive con meno di 2 dollari al giorno.


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