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Voto immigrati: è bagarre

Berlusconi rimanda al mittente la proposta di Fini sostenuta dal Pd

di Franco Bomprezzi

Il governo Berlusconi incassa l’assoluzione dall’Unione Europea per le norme sull’identificazione degli immigrati e dei rom in particolare, e il premier ne approfitta per smarcarsi da Gianfranco Fini, presidente della Camera, che aveva cautamente aperto alla proposta di Veltroni, leader del Pd, di mettere in agenda il voto agli immigrati nelle elezioni amministrative. I giornali di oggi dedicano a questi due argomenti il titolo di apertura.


“Immigrati e voto, stop di Berlusconi” apre il Corriere della Sera, e sottotitola: “l’Europa assolve le norme sui Rom: «Non discriminano»”. Ai due argomenti sono dedicate le pagine 2 e 3, ma folgorante sintesi è la vignetta di Giannelli in prima: D’Alema e Veltroni vestiti come due rom in un campo nomadi, fra panni appesi e famigliola numerosa, camper e baracca. D’Alema dice: “L’Unione Europea dà ragione a Maroni”, e Veltroni: “Con la nostra opposizione lasceremo un’impronta”.  All’interno si può leggere anche un interessante focus su Bologna dove il sindaco Cofferati, in scia «allo storico sindaco-sceriffo leghista di Treviso Giancarlo Gentilini» ha provveduto a far sparire i divani dalla sala Farnese, gioiello rinascimentale all’interno del Comune, facendoli sostituire da panche su cui è impossibile dormire. La decisione, spiegano dal Municipio, è avvenuta per l’abitudine presa da alcuni barboni di coricarsi lì.

“Niente voto agli immigrati”. Titolone in prima per Repubblica che nell’occhiello cita l’altra notizia del giorno: “Il premier: dal presidente della Camera un parere personale. Bruxelles: in Italia non c’è stato un censimento etnico”. La cronaca è sulla freddezza fra Berlusconi e Fini. Il commento – affidato a Gad Lerner, “La regressione culturale” – sul parere Ue.
Subito alle pagine 2 e 3 i resoconti. Comincia Francesco Bei: “«No al voto agli stranieri» Berlusconi sconfessa Fini”. Non è nel programma. Per Bossi «la legge è chiara solo i cittadini italiani possono votare. … Dare il voto agli immigrati è una follia, lasciamo che sia la gente a decidere, magari con un referendum». Fini abbandonato anche da An. Per La Russa: «non è una priorità». Ovviamente l’opposizione gongola. Per Fassino la bocciatura di Fini «conferma quanto Berlusconi sia prigioniero dei settori più chiusi e oltranzisti della Lega». Veltoni ne approfitta per criticare Di Pietro (che non vuole il voto, esattamente come Bossi…)
Il retroscena dello scontro è affrontato da Claudio Tito: “Lo scontro An-Lega preoccupa il premier «Gianfranco vuole smarcarsi alla Casini». Non buoni i rapporti fra Berlusconi e Fini, da tempo. Da quando cioè il secondo starebbe profilandosi come successore al primo, aprendo al Pd e muovendosi con autonomia. Ovviamente a Berlusconi non piace nemmeno sfiorare il pensiero successione: «Senza di me, nessuno di loro sarebbe al governo. starebbero ancora dove stavano fino al 1994».
Nella stessa pagina: “Impronte, la Ue assolve l’Italia Maroni: fa giustizia di tutte le accuse”. L’attesa assoluzione piace ovviamente al governo e alla maggioranza. Ma non scontenta l’opposizione, che rivendica il proprio ruolo avendo fatto sì che scomparissero le parole “etnia” e “religione” riferito al censimento. Così si è evitata la pessima figura. Segnaliamo solo il commento di Alexian Santino Spinelli: «Evidentemente Berlusconi ha attivato i suoi amici, ma per noi il censimento resta una forma di discriminazione razziale».
Gad Lerner nel suo commento sposa la tesi del Pd: L’Italia evita il «disonore di un richiamo comunitario… Non possiamo che gioirne». Commenta le posizioni relative al voto e conclude: «rischiamo una regressione culturale da cui non ci salverà la benevolenza dell’Ue. Perché l’ingiustizia nei confronti dei più deboli prima o poi genera conflitti e allora le aspettative suscitate da un governo miope moltiplicheranno il rancore sociale».


La Stampa dedica al tema immigrati e rom una pezzo nelle pagine di Politica, aprendo con l’esito Ue sulle misure del governo italiano per quanto riguarda il censimento dei rom: «non c’è discriminazione» e il censimento è «in linea con il diritto comunitario». Esulta il ministro dell’interno Maroni: «l’Ue fa giustizia di tutte le accuse, le offese, gli insulti di questi mesi». Ma dal Partito democratico fanno notare che il via libera europeo arriva solo dopo le correzioni apportate dal governo in seguito alle denunce della sinistra e delle associazioni cattoliche. Secondo il resoconto de La Stampa sul voto agli immigrati tutto il centrodestra è contro Gianfranco Fini e registra anche la distanza fra Veltroni “l’alleato-rivale” Di Pietro, che si è dichiarato contro la concessione del voto ai cittadini stranieri.

«Macchè razzisti, Italia in regola» titola in prima pagina Il Giornale che alle pagg. 2 e 3 fa il resoconto della conferenza stampa di Berlusconi che dice: «Non avevo dubbi sul giudizio Ue. Le nostre norme  non sono discriminatorie», intervista il deputato Benedetto Della Vedova, PdL, che afferma: «Integrare gli stranieri tappa obbligata  ma vanno superati  i pregiudizi ideologici. La questione non fa parte del programma ma Fini ha fatto bene ad aprire la discussione». Intervista pure Gasparri: «Sarebbe un errore anticipare i tempi. Prima discutiamo di cittadinanza». Il capogruppo al senato continua spiegando che Fini  ha risposto a Veltroni, in maniera più cauta rispetto a prima, pur mantenendo inalterata la sua posizione. Ma su Fini il Giornale non spegne i riflettori, che diventano raggi x nell’articolo di Adalberto Signore che svela i retroscena “Quelle manovre per uscire dall’ombra del Cavaliere”.


 “No al voto per gli immigrati. La Ue: misure sui rom lecite”: questo è il lancio in prima pagina di Avvenire che all’interno dedica ai due temi due pagine. Per il voto agli immigrati alle amministrative, il titolo è «Berlusconi boccia Fini», mentre l’articolo è un lungo elenco delle prese di distanza dalla apertura di Fini alla proposta di Veltroni. Gustosa la polemica a distanza fra Giorgio Tonini (Pd) e Maurizio Gasparri (An): Tonini mette in rilievo il fatto che persino il fedelissimo di Fini, Gasparri, parli di errore, e Gasparri risponde «Se sapessi chi è Tonini gli replicherei. Siccome non so chi sia, non ho nulla da dire». Unici spiragli, nel generale fuoco basso, vengono da Benedetto Della Vedova (Pdl), «Una discussione su questa apertura è fisiologica»; Gianfranco Rotondi, ministro per l’attuazione del programma, osa un «Bene Fini», mentre Margherita Boniver (Fi), «Il voto deve restare legato alla cittadinanza, semmai vale la pena esplorare la vecchia proposta di Amato per accorciare i tempi per chi desidera diventare italiano».
Sui rom e l’ok di Bruxelles alle politiche messe in campo da Maroni, con cui peraltro Avvenire si era schierato a favore fin dall’inizio, spiazzando un po’, il titolo è: “Nomadi, l’Europa promuove l’Italia”. Maroni, soddisfatto, dice che l’approvazione di Bruxelles «fa giustizia di tutte le offese, le accuse e gli insulti ricevuti in questi mesi d achi non sapeva di cosa stesse parlando e utilizzava l’argomento solo per fare polemica». Maroni annuncia che oggi ci sarà una riunione con i tre commissari speciali per mettere a punto le tappe finali del piano che entro il 15 ottobre dovrebbe portare alla conclusione del censimento dei campi, al piano di scolarizzazione per i bambini e all’espulsione di chi non ha il diritto di stare in Italia. Sul piano scuola, Maroni anticipa che il piano sarà realizzato in partnership con la Gelmini e Unicef, mentre i militari rimarranno e anzi aumenteranno per un «accompagnamento coatto dei bambini a scuola».

Sull’assoluzione Ue, pezzetto piccolo piccolo del Sole 24 Ore (che contrasta con il grande risalto che ebbe il deferimento del decreto a Bruxelles). Sul contrasto Berlusconi-Fini, si sottolinea che è stata la Lega a imporsi. Niente di eclatante, quindi.


Piccolo richiamo in prima de il manifesto sul tema voto agli immigrati «Berlusconi stronca Fini Bossi: sarebbe una follia». Il servizio è a pagina 5, dove di piede si trova l’articolo dedicato all’assoluzione europea delle misure di Maroni (anche questo servizio è lanciato da un piccolo richiamo in prima: “Impronte ai rom, la Ue assolve Maroni: «Non è discriminazione».
Usa l’ironia Micaela Bongi per raccontare come “Berlusconi strapazza Fini: sugli immigrati parla per sé”. «L’aveva detta così, senza sbilanciarsi troppo. Non una vera e propria apertura all’appello di Walter Veltroni ma una considerazione, condita da molti distinguo, che dovrebbe essere ovvia: la proposta di garantire il diritto all’elettorato attivo e passivo nelle elezioni amministrative agli stranieri residenti in Italia da cinque anni non è «sciagurata». Ma tanto «coraggio» esibito da Gianfranco Fini addirittura dal palco della festa democratica di Firenze, costa all’inquilino di Montecitorio una severa reprimenda». Dopo i primi distinguo dei capigruppo del centrodestra, la sera stessa, il giorno successivo, infatti, si muove il governo: dapprima Maroni poi lo stesso Cavaliere.
Alberto D’Argenzio sulle misure di Maroni che passano il vaglio europeo scrive: «Almeno sulla carta l’Europa non ha niente da dire sulle misure prese dal governo italiano per fronteggiare l’emergenza rom (….) In sostanza non sono misure discriminatorie e pertanto sono in linea con il diritto comunitario, Almeno in teoria, ossia guardando ai documenti presentati a inizio agosto dal ministro Maroni a Bruxelles». Ma D’Argenzio osserva anche che «Per l’opposizione, almeno quella del Parlamento europeo, l’assoluzione della Commissione è il frutto delle modifiche imposte proprio dall’Europa». Si osserva anche che a Bruxelles si sono impegnati a seguire il dossier e il 18 settembre è in programma una missione di tre giorni della Commissione Libertà pubbliche del parlamento europeo per vedere sul campo le misure del decreto. «Per Vittorio Agnoletto – scrive ancora D’Argenzio – eurodeputato di Rifondazione, il nulla osta dato ieri dalla Commissione è proprio figlio di questa missione, approvata definitivamente mercoledì». La conclusione è «”Il Commissario non ha dato luce verde, ma nemmeno ha mostrato il semaforo rosso”, riferisce una fonte. Né verde e né rosso, traducendo vuol dire che il decreto non va ancora bene».


E inoltre sui quotidiani di oggi:

CELENTANO A VENEZIA
La Stampa – In prima pagina Celentano, riportando all’interno, nel Primo Piano, le dichiarazioni del cantante-attore-regista durante la sua conferenza stampa al festival del Cinema di Venezia.
Nell’ordine: i morti sul lavoro (durante il film “Yuppi du”, restaurato e proiettato a Venezia, perse la vita un operaio che lavorava sul set), per Adriano è «un problema più attuale che mai»; l’affare Alitalia: «rispetto alla cordata della quale tanto si parla come della “salvatrice” mi sono venuti dei sospetti. Credo che questi signori non siano abbastanza puri. Gli imprenditori hanno fatto affari con la politica magari per ottenere delle facilitazioni su alcune concessioni autostradali o sull’Expo di Milano»; il parcheggio del Pincio: Adriano parla del mega progetto che sarebbe dell’imprenditore “amico” del centrosinistra Chicco Testa, di sventrare la collina del Pincio per far posto a un parcheggio di settecento macchine: «un obbrobrio». Per Adriano progetti come questi sono figli di «un vertice politico degenerato alla cui testa non c’è solo Berlusconi ma anche Veltroni»; il film del futuro: Adriano vorrebbe fare un film sulla Resurrezione di Gesù: «Nessuno ci ha mai raccontato cosa ha fatto quando è resuscitato e a me piacerebbe immaginarlo».
Corriere della Sera – Due pagine, 14 e 15, alla scatenata incursione di Celentano a Venezia. Sul Pincio: «Il parcheggio, è segno dello scambio di favori fra imprenditori e politica. L’inventore di questa idiozia è Chicco Testa, che dopo quest’idea è rimasto solo Chicco». Celentano ha parlato anche di «vertice politico degenerato in cui a capo non c’è solo Berlusconi, ma anche Veltroni». Sulle morti bianche: «Purtroppo per molti imprenditori, la vita umana continua a non avere valore». Sull’Expo: «Potrebbe essere una grande risorsa, una vetrina per mettere in mostra le nostre bellezze. In realtà temo che scatenwerà una corsa folle fra chi riuscirà a piazzare più cemento. Ma oltre a prendermela con gli architetti e il Comune, il vero mandante degli scempi, me la prendo con la gente, che ormai non protesta più».
Il Giornale –  ” Celentano a Venezia? Chiamatelo Banal Grande” titola il richiamo in copertina con tanto di foto del Molleggiato. A pag. 15 Stenio Solinas chiosa: «se la piglia con tutti senza dire niente». Ma il film YuppiDu, presentato a Venezia dopo il restauro  è un’altra cosa: «le scene sono belle».

CAROVITA
Il Sole 24 Ore – Interessante pezzo sui ricavi della GDO: nonostante le tante campagne pubblicitarie che strombazzano sconti e promozioni per contenere il carovita, si scopre che i supermercati italiani grazie proprio agli aumenti dei prezzi hanno fatto affari d’oro:il giro d’affari complessivo chiuderà nel 2008 con un +7% rispetto al 2007, con i prezzi del settore “grocery” che sono andati su del 4,8% a luglio, il massimo degli ultimi tre anni. E le previsioni non sono rosee: nei prossimi mesi, dicono gli operatori del settore, i prezzi continueranno a salire soprattutto nell’alimentare: +3/4% in media con punte dell’8%. È anche vero che oggi circa un prodotto su tre nei supermercati viene offerto in promozione. Ma è l’unica consolazione in un panorama davvero fosco…

ALITALIA
La Repubblica – Intervistona a Piero Marrazzo, governatore del Lazio. “Ma quale collaborazionista combatto per il territorio e per il Pd”. Ad Alberto Statera, Marrazzo spiega che l’idea di entrare in Alitalia è per difendere i 50mila laziali in difficoltà («due per ogni esubero più le relative famiglie»). chissà, dico io, che ne pensano gli altri milioni… «Io al mercato e alle regole ci tengo, ma qui è in ballo una questione territoriale, di identità del territorio di fronte alla prospettiva di una lunga crisi. Lungi da me fare il pansindacalista, ma di fronte alle difficoltà rivendico alla politica il dovere e la capacità di governare le grandi scelte».
Il Giornale –  pagg. 6 e 7:  foto dell’affollata conferenza stampa sul dossier Fenice (per fortuna  che era un documento riservato). Per sette giorni, tanti quelli che  le parti sociali si sono date per chiudere la trattativa, il balletto fra sindacati e governo. Formigoni (pag. 7)  prospetta soluzioni per caso Linate e Malpensa: «Dobbiamo ragionare sul polo Lombardo». 

SCUOLA
La Repubblica/2 – In una paginata non irrinunciabile, in cui si fa il punto sulla querelle riforma scolastica, pezzettino interessante di Armando Gnoli, da Mantova, dove ieri c’era Daniel Pennac: “Ma ai ragazzi serve autorità morale non 7 sette in condotta e grembiule inamidato”. Così il titolo sintetizza il Pennac-pensiero che aggiunge: «ho sentito dire che i mali odierni della scuola, lo scarso rendimento, il bullismo, la disaffezione, siano imputabili al ‘68. È una boiata infantile, pronunciata da vecchi bacucchi. Ma è soprattutto un modo per sgravarsi dalle proprie responsabilità. Oggi in cattedra non ci va il maggio ‘68, ma professori che devono sapere cos’è la scuola e quali problemi essa ci pone».
Il manifesto – La copertina è dedicata alla ripresa della scuola con il titolo “Per chi suona la campanella”. La reintroduzione del maestro unico comporterà il taglio di 87mila posti di lavoro in tre anni, per un risparmio intorno ai sette per cento della spesa. Lo dice il ministro dell’istruzione Mariastella Gelmini che promette anche l’impossibile: raddoppieremo il tempo pieno. I sindacati sul piede di guerra: giù le mani dalle elementari. A pagina 7 il servizio di Luca Fazio intitolato: “Gelmini soffoca le elementari” che ha un attacco tutto dedicato al ministro. «La giovane ministro Mariastella Gelmini, avvocatessa bresciana prestata alla causa della distruzione della scuola pubblica, con esame di abilitazione rubacchiato durante un «viaggio della speranza» a Reggio Calabria (dove nel 2001 promuovevano tutti), considerato il ruolo che ricopre deve anche atteggiarsi a fine pedagogista. In un paese serio – attaccano i dipietristi – si dovrebbe dimettere (è come e il ministro degli interni per fare carriera avesse svaligiato una banca) e, invece, è dalla sua bocca che gli italiani hanno appreso che «nella scuola ci sarà un taglio intorno al 7% della spesa che si traduce in 87mila posti in meno in tre anni». Tutto qui? La sostanza sì, e le conseguenze sono catastrofiche». E via con le prese di posizione soprattutto sulla questione del maestro unico e il tempo pieno, della Cisl si dice che «forse confortata dalla Cei, alza la voce (e questa è già una notizia)… e invita il governo a togliere le mani dalla scuole scuole elementari». In un altro articolo in pagina si dà notizia nella nascita del coordinamento romano degli insegnanti e dei genitori che ha l’obiettivo di contrastare l’iter del provvedimento che «fissa per le elementari corsi di 24 ore a settimana, mettendo fine di fatto (per quanto la ministra possa smentire a parole) al tempo pieno».

INDIA
Avvenire – L’apertura è sulla giornata di preghiera e digiuno indetta oggi dalla Cei in solidarietà con i cristiani d’India (iniziativa analoga in India sarà domenica). Pina Cataldo intervista suor Nirmala Joshi, erede di madre Teresa alla guida delle Missionarie della Carità: «La pace e l’unità tra i popoli e le religioni diverse dipendono dall’amore per l’altro e dal rispetto per l’altro. C’è speranza se ognuno di noi, nel suo piccolo, si rivela all’altro nell’amore e nel perdono. Le opere d’amore sono opere di pace». Alla giornata di oggi aderiscono, nel mondo della politica, Andrea Ronchi, Vannino Chiti e Gianni Alemanno.

ELUANA
Avvenire – Il presidente della Sicpt-Società italiana di cure palliative, Giovanni Zaninetta, spiega per l’ennesima volta che gli hospice non sono posti per morire e che le cure palliative non sono solo una terapia per gli ultimi giorni. Rilancia il bisogno in Italia di estendere l’utilizzo di questo approccio. A box invece si segnala un progetto scientifico che dovrebbe partire a Pavia a fine settembre, coinvolgendo Fondazione Maugeri, Policlinico e Istituto Mondino: si tratta di stimolare la parte più recettiva del cervello di persone in stato vegetativo da più di sei mesi, per vedere le reazioni neurologiche.
ABORTO
Avvenire – La Spagna si dà sei mesi di tempo per fare una nuova legge sull’aborto, benché in campagna elettorale Zapatero avesse assicurato che non era nel suo programma. L’attuale legge è del 1983 e prevede la possibilità solo in tre casi: stupro (12 settimane), malformazioni del feto (22 settimane) e rischi fisici o psichici per la madre (nessun limite). La nuova legge dovrebbe fissare un limite più alto, (sulle 14/16 settimane) per l’aborto senza condizioni, mantenendo quello di 22/24 settimane per quello terapeutico.

ANGOLA
Il manifesto– Un ampio servizio di due pagine (pagg 10-11) è dedicato al voto in Angola dove si torna a votare dopo sedici anni per il parlamento. I partiti sono gli stessi, ma il Paese è cambiato, grazie al petrolio di cui è diventato il primo produttore africano. Ma il 25% della popolazione attiva è disoccupato. Centinaia gli osservatori internazionali presenti nel paese. Nell’articolo di analisi dei Giampaolo Calchi Novati si osserva che proprio l’Angola, più che il citatissimo Sudan, è il luogo dove la Cina ha la sua testa di ponte in Africa.

CALCIO E SLA
Corriere della Sera – Un ottimo servizio a firma di gaia Piccardi sulla storia di Stefano Borgonovo, ex di Milan e Fiorentina, fa l’apertura dello sport. «Io, Stefano Borgonovo, sono malato di Sla. Ho aperto una fondazione per aiutare chi è nelle mie condizioni. Voglio trovare soldi per la ricerca: magari salta fuori la penicillina del 2008. Mi rifiuto di pensare che la Sla sia una malattia del pallone. Io, se potessi, scenderei in campo adesso, su un prato o all’oratorio. perché io amo il calcio». Borgonovo e la sua famiglia ci hanno messo tre anni per accettare la malattia. «Sono arrabbiato con Pessotto che ha scritto un libro per raccontare che voleva morire, mentre io sono qui che voglio vivere». La moglie Chantal: «Aveva bisogno di tempo (per accettarsi, ndr.), ma è un lottatore lo è sempre stato. Dura? Molto peggio che dura, però io sono convinta che per noi non sia finita».


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